In questi giorni tutto ci annuncia che il Natale è prossimo, le vetrine si impreziosiscono, le strade sono tutte uno sfavillio di luci, la televisione si riempie di pubblicità natalizia…
L’opinione
Ma è il Natale di chi?
Insomma, tutto ci ricorda che fra poco sarà Natale e questo, anche per merito della tredicesima, ci rende un po’ euforici; ci sentiamo più buoni e nasce in noi il desiderio di far felice chi ci è caro. Tutto questo è lodevole e non può che farci piacere; ma una domanda è d’obbligo: cosa significa Natale? Tutti sanno che la parola è sinonimo di nascita. Ma, come recita il titolo: nascita di chi? Per quanto possa sembrare strano se usciamo dal nostro ambiente quasi nessuno ci pensa, ci sono bambini che semplicemente non lo sanno: nessuno gliel’ha detto, né in famiglia né a scuola.
Già, la scuola! Chi, come me, ha qualche anno ricorderà di certo come la maestra e l’insegnante di religione ci raccontassero cosa avvenne laggiù in quel lontano giorno; spesso in classe si allestiva il presepio e si parlava della vita di Gesù. Tutto contribuiva a farci vivere un periodo di intensa emozione, anche, naturalmente, per l’attesa dei doni. Ma ora non più. In alcune scuole ai bambini non si parla nemmeno di Natale bensì della festa di inizio inverno. Addirittura, ci ricorda P. Francesco, il mese scorso l'università di Oxford ha proposto di chiamare la festa "Luce d'inverno". Nessuno si azzardi poi a pronunciare il nome di Gesù: potrebbe turbare il piccolo Alì. E per metterlo a suo agio c’è pure chi propone di togliere il crocifisso dalla parete... Questa è la lezione della scuola. Quella della famiglia invece è, in molti casi, la totale indifferenza. Nessuna meraviglia dunque se il Natale assomiglia sempre più a una ricorrenza pagana. Per le strade cittadine osserviamo centinaia di Babbinatali penzolanti dai davanzali; assistiamo allo sperpero di milioni di kilowattora in luminarie; le vetrine, la televisione, i supermercati, in un’orgia di allettanti tentazioni, fanno a gara per suggerire come spendere la tredicesima e la festa è intesa solo come una grande abbuffata. Nella coscienza collettiva, ormai, il vero significato è rimosso.
A questo punto il pensiero mi corre a un libro scritto da Rosa Alberoni “La cacciata di Cristo” pubblicato qualche tempo fa. Il titolo è provocatorio tanto che pensavo, quando uscì, che avrebbe richiamato l’attenzione e fatto discutere, purtroppo invece è passato quasi inosservato. Ed è un peccato, l’Autrice fa la storia dei ricorrenti tentativi negli ultimi tre secoli di scristianizzare la nostra civiltà; ripercorre le varie correnti di pensiero, a partire dal XVIII secolo, per arrivare alle grandi ideologie materialistiche del secolo appena trascorso. È un libro di facile lettura che spiega tante cose e ci fa capire come oggi il pericolo maggiore non sia tanto una dichiarata ostilità alla religione, ma piuttosto, in nome del laicismo, di volerla estromettere dalla società, negandole anche il merito di aver posto le radici di questa civiltà che qualcuno sembra tanto ansioso di seppellire.
Claudio Gallotti
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