Caro P. Francesco,
sono la tua Comunità di San Lorenzo ...e non son contenta. Non bastava che tu dovessi andar via. Son venuti da me il Consiglio, il Comitato, la Suora e tutti i principali Rappresentanti. Tutti a dirmi: “...scrivigli una lettera, lo devi ringraziare!” E io a dirgli: “...e scrivetevela voi, che volete da me?” ma poi, lo sai: ho il cuore tenero, e non so dire no. Ora, io ti son grata, e pure tanto. Ma tu dovresti essermi ancora più grato: dove avresti potuto trovare un ambiente più ricco e stimolante per il tuo apprendistato da Parroco? E dico: Parroco Titolare, mica roba alla Co.Co.Parr.
Comunque sia, caro mio, ne hai combinate di cose, qui da me! Tutti ti conoscevano artista e il gusto tuo ha abbellito la chiesa e creato carri carnascialeschi che nemmeno a Vareggio li vedono! Ma pure il capomastro l’hai fatto bene: un bel pavimento radiante, la cappella invernale, il progetto del nuovo oratorio – che, lo so, son montagne di denari! – e il rifacimento della casa parrocchiale, i giochi nuovi in oratorio, il campetto semi-acquatico, la cucina per le feste…
Ti stavo raccomandando alla Veneranda Fabbrica del Duomo, avevo ottimi contatti. Mi han preceduta. Non si fa.
Mi lasci il sito internet e il blog, le news telematiche notturne – ma che orologio ha il computer tuo? Ogni volta, mi vedevo ‘sti messaggi impastati a orari da panettiere, e mi dicevo: “E ‘sto cristiano, sempre il turno di notte fa?” [sono le ore in cui il parroco è lasciato un po’ in pace! n.d.r.] – e tutte le notizie infilate nel COM, che pareva un foglietto ciclostilato, ma grazioso, non come quelle tiritere brianzole coi cinquantesimi, le messe e “Date, fratelli, date: c’è sempre tanto da fare…”.
Insomma, “Padre Ciccio”, t’ho preso in simpatia. Pure come predicatore non mi parevi male: radiomicrofono alla mano, impianto audio rifatto nuovo, hai tirato su le mie ultime leve a forza di “lettere aperte” a Gesù Bambino o alla Befana… mannaggia! ...ché non potevamo farne assieme una bella per i capi tuoi? Ma è destino di tutti i bravi calzolai: scarpe rotte e qualche pizzico di guai! Che ti devo dire? Il Capo tuo, quello dei Detti Filosofici per l’Umanità, aveva raccontato la storiella del chicco di grano che deve cadere a terra per germogliare e dare frutto. Secondo me, tu chicco di grano sei. Duro, eh, grano di Puglia. Col tempo, pure le barbette son cadute e te ne sei rimasto lì, chicco tondo e lucido, giusto gli occhialini intellettuali.
E allora, mi sa che aveva ragione il Capo tuo: siamo quasi a giugno, le mietitrebbie accendono i motori, tra un po’ si va al mulino a macinare. Il destino tuo è diventare pane. Quello buono, che esce dal forno e profuma una casa intera. Ma pure dopo tre giorni è buono ancora. Lievito lombardo te ne ho dato in abbondanza. Ora tocca a te fare altra pasta ‘ché bocche affamate ovunque ce ne sono!
Stammi bene ...e continua a disegnare: un tocco d’artista non guasta mai!
La tua devota, protetta, affezionatissima
Comunità di San Lorenzo
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