giovedì 18 marzo 2010

"Il Tempo di Quaresima"

Carissimi fedeli ed amici,
Il Tempo di Quaresima è un tempo propizio che Dio ci dona per una conversione spirituale. La Chiesa, nella sua realtà profonda di “sacramento dell’intima unione con Dio” (LG 1), è chiamata a farsi interprete, mediatrice, educatrice dell’incontro dell’uomo con Dio, non un Dio generico, ma Dio “fatto carne”, Dio misericordioso rivelato e donato a noi in Gesù Cristo, che si è sacrificato per noi, con il cuore aperto sulla croce. Si tratta, anzitutto, di educare e accompagnare all’incontro, all’esperienza di Dio, a stabilire una relazione con Dio, ad “adorare il Padre in spirito e verità” (cf. Gv 4, 23). La fede non è riducibile a idee su Dio, ma è accogliere Dio, amarLo e quindi fare la Sua volontà
“Ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso…” (Gl 2, 12-13). Questo accorato invito di Dio risuona all’inizio della Quaresima ed è rivolto a ciascuno di noi. “Ritornate…” si tratta di ritornare, perché da chi la nostra vita ha origine permanente se non da Dio? D’altra parte Dio è Padre che sempre attende il nostro ritorno. E ancora siamo esortati: “Oggi, se ascoltate la Parola di Dio, non indurite il vostro cuore…”(Sal 94).
L’indurimento del cuore, nella Sacra Scrittura, è un male grave e temibile, perché rende insensibili a percepire la presenza di Dio e a stabilire una relazione con Lui. Il cuore sensibile a Dio è un cuore puro, umile, che confida in Dio. Ritornare a Dio vuol dire riconoscere che Dio è il Fondamento, Principio e Fine ultimo della nostra vita, il nostro Bene Supremo; nello stesso tempo vuol dire riscoprire e affermare la nostra vera identità e la più alta dignità perché noi siamo “immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1, 26). Riconoscere Dio come Dio vuol dire adorarLo, riconoscerLo come Assoluto, il Creatore, il Padre di tutti.
La Sacra Scrittura mette in rilievo che, senza il riferimento reale a Dio, l’uomo perde il giudizio di verità riguardo a se stesso e nella valutazione delle cose; in secondo luogo cade nella dissolutezza morale. Si tratta, anzitutto, di educare e accompagnare all’incontro, all’esperienza di Dio, a stabilire una relazione con Dio, ad “adorare il Padre in spirito e verità” (cf. Gv 4, 23). La fede non è riducibile a idee su Dio, ma è accogliere Dio, amarLo e quindi fare la Sua volontà. Questo è il compito primario della comunità cristiana, e dovrebbe essere assunto con sapienza e coraggio dai presbiteri, diaconi, dai consigli pastorali, dai catechisti e dagli operatori pastorali. Perciò impegniamoci con generosità a educare allo stile di vita autenticamente cristiano, e quindi alla preghiera, alla sobrietà, alla carità, attingendo con abbondanza alle sorgenti sacramentali della Riconciliazione e dell’Eucaristia.
Come operatori e collaboratori pastorali, dovremmo pensare anche a delle proposte mirate a quei fratelli che hanno lasciato la pratica religiosa, ma sentono, sia pur confusamente, il desiderio e la ricerca di un’esperienza spirituale. Scuotiamoci dalla pigrizia e dal torpore. Abbiamo il coraggio di proposte impegnative, ben motivate, anche per i giovani.
Per questo motivo vivremo un momento forte di tre sere per gli Esercizi Spirituali in Parrocchia (in Chiesa), mercoledì 10, giovedì 11 e venerdì 12 marzo alle ore 21. Gli incontri saranno guidati da P. Silvano Pinato, Superiore Provinciale dei Rogazionisti, in visita alla nostra comunità.
Accogliendo l’invito a “rimetterci” con vigore in cammino verso la Pasqua di Resurrezione, vi saluto con affetto.
Padre Renato

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