giovedì 18 marzo 2010

“L’attualità del Concilio sulla Parrocchia”

Carissimi fedeli ed amici,
leggendo i documenti del Concilio Vaticano II, mi colpisce sempre di più, in modo positivo, l’attualità del suo insegnamento sulla Parrocchia, sulla spiritualità dei laici e lo sviluppo della vita della Chiesa. Già il Papa Paolo VI, in una sua catechesi del 1968, parlando del Concilio Vaticano II appena concluso, si esprimeva così: “Esso vuole rendere più intensa l’attività apostolica del Popolo di Dio e attende anche dai laici, come membra vive del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, il contributo d’una viva e personale collaborazione, sia alla missione salvifica della Chiesa, sia all’instaurazione dell’ordine temporale secondo il disegno di Dio”.
Questa affermazione non è per se stessa una novità, perché scaturisce dalla natura stessa della vocazione cristiana; ma è stata messa in tale evidenzia dal Concilio, e intimata con tale autorità e ripetuta con tanta insistenza, da costituire per il cristiano cosciente una questione nuova, quella in pratica dell’attività che ogni cristiano deve apportare alla vitalità e sviluppo della Chiesa.
Fermando ora l’attenzione sulla collaborazione ministeriale all’interno della Chiesa, (catechista, animatore, laico impegnato, ecc..), dovremo osservare che questo compito è aperto a tutti, aderendo di propria volontà ad una o più delle tante forme d’attività che alimentano il fervore, la spiritualità e l’efficacia di una comunità parrocchiale, riunita autenticamente intorno al nome di Cristo.
Nella succitata catechesi del Pontefice che ha dato attuazione al Concilio, veniva dallo stesso ribadito questo concetto che: “è importante innanzi tutto scoprire il carattere comunitario, organizzato, non solo ideale e spirituale ma visibile, concreto, istituzionale della Chiesa e dare a questa Chiesa sociale, che riflette e perpetua il mistero dell’Incarnazione, e che, umana qual è non è senza i suoi limiti e i suoi difetti, la propria fedele e cordiale adesione. Questo è il primo apostolato”.
Tutto questo richiede per ciascuno di noi, oggi fedeli e parrocchiani di S. Lorenzo, un discernimento serio e chiedersi qual è il grado di questa nostra adesione: “totale o parziale, sincera o ambigua, amorosa o dispettosa, operante o inerte, stabile o intermittente, fidata o infida, ecc…. E chiedersi anche se si abbia un concetto esatto di quella primigenia espressione della comunità cristiana, che è la Parrocchia, la propria Parrocchia; e se per quest’organismo ecclesiale, prima fonte autorizzata e responsabile della Parola di Dio e della Grazia di Cristo, da buon fedele, si faccia qualche cosa, non foss’altro con l’affezione, la frequenza e l’aiuto”.
Il Pontefice precisava che: “Questo è il secondo grado d’apostolato, a cui nessuno è inabile e a cui nessuno dovrebbe sottrarsi. Se noi riuscissimo a dare all’istituzione parrocchiale la sua pienezza di preghiera e di carità, d’organizzazione e di solidarietà, di coscienza ecclesiale e d’esercizio benefico e pedagogico, noi avremmo già compiuto opera grande, moderna e ottima d’apostolato”.
Terminava che tutti possono collaborare; e, “cosa meravigliosa – diceva testualmente, - i più piccoli sono i primi a dare alla Parrocchia il suo profondo senso apostolico: i ragazzi che frequentano il catechismo, o altro, la frequenza dell’oratorio – questa magnifica istituzione polivalente: pedagogica, ricreativa, religiosa, sociale – o che s’inseriscono in giuste associazioni e rallegrano le feste della comunità, compiono opera anch’essi d’apostolato interno, d’alta qualità e di gran merito”.
Tutto ciò forma la grand’Assemblea spirituale della Parrocchia. In questo modo per tutti c’è l’invito a partecipare. Con affetto vi saluto.
Padre Renato

Nessun commento: