mercoledì 27 maggio 2009

Carissimo Padre Francesco...

Quando, nel 2007, Gino Foglia Le ha proposto di aprire un circolo ACLI presso la Parrocchia San Lorenzo, Lei ha accolto favorevolmente questa iniziativa, mettendo a disposizione uno spazio all'interno del Centro Parrocchiale. Ma la sua attenzione verso questa idea è andata oltre, suggerendo anche il nome, dedicandolo a Padre Annibale.
In questi due anni il circolo è diventato un punto di riferimento per molte persone ed è cresciuto nei suoi componenti: a Gino Foglia, nominato presidente, si sono aggiunti altri validi amici, che hanno composto il Direttivo.
Noi tutti Le siamo infinitamente grati per la disponibilità, l'attenzione e l'amicizia dimostrata in questi anni; con rammarico dobbiamo ora salutarLa, nella speranza che quanto realizzato duri nel tempo.
Siamo certi che quanto da Lei fatto per San Lorenzo e per ognuno di noi sia servito a farci crescere come comunità.
Grazie, Padre Francesco e auguri per il Suo futuro.

Il Direttivo Circolo ACLI "Padre Annibale"

Trezzano, 26 maggio 2009

martedì 19 maggio 2009

Siamo solo dei servi

Nel contesto dell' "avvicendamento" del parroco vorrei condividere con voi la lettura del seguente articoletto a firma del nostro "formidabile" Vicario episcopale, Mons. Delpini. Sono parole bellissime che vorrei far mie e dedicare a tutti i parroci e viceparroci che hanno servito e serviranno questa parrocchia!
P. Francesco

Siamo solo dei servi
I preti vengono, i preti vanno: sono solo dei servi.
I preti si alzano al mattino e percorrono tutto il giorno, talora fino a tarda sera, facendo le cose dei preti: celebrano, predicano, accolgono il dolore e la gioia, preparano i matrimoni e i funerali, si curano dei tetti e delle grondaie perché la chiesa non abbia danni, cercano di far quadrare i conti. Sono solo dei servi, sanno che devono rendere conto.
I preti non contano le ore, non contano i giorni, non contano le messe, non presentano nessun conto: sono solo dei servi e devono servire.
I preti hanno virtù e difetti, talora fanno scelte giuste, talora sbagliano, sono simpatici e talora antipatici, ma sono solo dei servi, vengono per servire e quando hanno finito il servizio si mettono da parte.
I preti sono sotto gli occhi di tutti: tutti hanno qualche cosa da dire dei preti, in bene o in male. I preti sono contenti di essere apprezzati e soffrono di essere criticati. Ma sono solo dei servi, devono obbedire al loro Signore prima che ad attese e pretese.
Alcuni preti restano a lungo in una comunità, altri restano pochi anni, alcuni preti sono ricordati per generazioni, di alcuni si perde presto la memoria, ad alcuni preti è dedicata una piazza, una via, un monumento, di altri rimane solo il nome nell'elenco storico; ma tutti sono solo dei servi.
La gente si aspetta molto dai preti e ai preti si chiede di tutto: preghiere e consigli, presenza e iniziative, approvazioni e complicità, soldi e raccomandazioni. Ma i preti non possono fare di tutto: sono solo dei servi.
I preti sono solo dei servi: sono a servizio dell'incontro della gente con il Signore e il suo evangelo.
Quando fanno il bilancio di un decennio o di tutta una vita i preti si sentono talora mortificati: sono un servo, ma sono servito a qualche cosa? Poi però alzano lo sguardo e, incrociando lo sguardo del loro Signore, si rasserenano: sono solo un servo!
Ci sono momenti in cui il Signore si confida con i suoi preti e dice loro: bene, servo buono e fedele...
I preti vengono, i preti vanno. La Chiesa continua ad essere la casa che tutti invita e tutti accoglie perché a tutti sia dato di sperare.
+ Mario Delpini Vicario Episcopale

domenica 17 maggio 2009

Tanto tuonò che piovve…

Da qualche mese circolavano nell’aria voci di trasferimenti e nuovi assetti della comunità dei Padri …e delle suore. E… “tanto tuonò che piovve” - si dice così - anche se la notizia ha colto e coglie ancora tutti di sorpresa come il classico “fulmine a ciel sereno…”.
Al di là della metafora “meteorologica” devo comunicarvi che sono stato trasferito dai superiori ad altro incarico e che, da questo mese di Maggio, è stato nominato parroco di questa Comunità P. Renato Spallone, da molti conosciuto bene perché è stato qui a Trezzano come vicario parrocchiale qualche anno fa.
Certamente avrei voluto darvi altre notizie o, meglio, avrei voluto darvi questa notizia il più tardi possibile, allo scadere naturale del mio mandato, fra quattro anni o più, ma dopo una lunga riflessione e un “travagliato” dialogo con i superiori ed il consiglio pastorale la decisione è stata presa.
A questo punto vi chiederete “come mai?” …e “perché proprio ora”?
Vi dirò che le motivazioni vanno ricercate nella riflessione e dialogo di cui vi ho accennato. Insieme con i miei superiori ho cercato di interpretare e capire quali fossero i problemi e le prospettive per svolgere nel migliore dei modi il ministero pastorale in questa Comunità e la soluzione a cui si è approdati è questa.
Accettare questa decisione per me non è stato facile e intuisco non lo sia anche per voi. Ciò è segno dei buoni rapporti di amicizia e del “clima” schietto e fraterno che insieme siamo riusciti a costruire in questi anni …e vi ringrazio!
Comprendere ed accettare la volontà di Dio che si esprime attraverso le “mediazioni umane” a volte è difficile… anzi, direi che si entra in quel “gioco di forze” tra la volontà e la libertà dell’uomo, fragili e limitate, e la misteriosa …e “più grande del nostro cuore” volontà e libertà di Dio (1 lettera di San Giovanni 3,20). Preghiamo ogni giorno “…sia fatta la tua volontà”: che il Signore ci dia veramente la capacità di comprenderla e di compierla! Sicuri - insieme al “sommo poeta” - che “en la sua voluntade è nostra pace”! …e se c’è qualcosa (o molto) che non ci “quadra” o ci lascia perplessi, alla fine, Dio scriverà dritto anche sulle nostre righe storte, come recita un antico adagio.
Cari amici, porto a termine l’incombenza di darvi questa notizia promettendomi di scrivervi la lettera di “commiato” domenica 31 Maggio quando, insieme con P. Renato, ho programmato di salutare “ufficialmente” la comunità durante le celebrazioni. Dato che non amo “gli addii” vorrei che questi saluti siano sobri, semplici e senza “feste” particolari: in questo sono “discepolo” della carissima suor Angelina che, alla sua partenza, non voleva “funerali …anticipati”!
Vi anticipo il mio “grazie” per tutto ciò che il Signore ci ha dato di vivere insieme in questi anni e vi saluto con affetto,
P. Francesco

martedì 12 maggio 2009

Serata mariana ...dalle straripanti emozioni


Annunciata come un “evento” nell’ambito parrocchiale, la serata di lunedì 11 Maggio c.m. denominata - I Misteri del rosario nell’arte sacra – è risultata essere una autentica emozione religiosa, culturale e memoriale.
Questo si può affermare perché ribadito non solo dai commenti e dalle suggestioni dei vari protagonisti, ma soprattutto dai ringraziamenti e dai gioiosi complimenti e approvazioni da parte di tutti i presenti, in silenziosa partecipazione fino ai convinti applausi finali.
Emozione religiosa: effetto dei Tre Momenti di devozione in cui si è pregata la Vergine Maria attraverso le letture evangeliche che ricordano la sua vita terrena; frutto della declamazione dei brani di spiritualità mariana tramandataci da tre santi giganti d’amore per Maria: S.Luigi M. Grignion de Montfort, S.Alfonso M.de’ Liguori e S. Massimiliano M. Kolbe.
Emozione culturale: molto presente in ogni momento, fin dall’accoglienza con l’Ave Maria di Schubert proposta dalla suadente voce luci e ombre di Noah. Inoltre tutte le letture venivano quasi visualizzate dalle immagini sacre della Madonna proiettate sulla parete dell’abside, sotto la grande vetrata. Brividi continui ammirando la Madonna del Pinturicchio in apertura di serata, l’Annunciazione del Beato Angelico, La Crocifissione con Maria e S.Giovanni di Antonello da Messina e di Giovanni Bellini, la Madonna del Parto di Piero della Francesca, la Madonna del Latte di Marco Zoppo, l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, Le Nozze di Cana di Giotto e molte altre immagini della nostra tradizione rinascimentale e barocca: chiudeva la proiezione la gloriosa Assunta del Tiziano con tanto colore e tanta partecipazione popolare espressa dal dipinto.
Le letture inoltre, erano sottolineate in sottofondo da una musica per pianoforte del nostro concittadino Maurizio Ruggiero.
Emozione memoriale: oltre alle immagini che ci portavano agli studi della nostra giovinezza o ad interessi ancora attuali, è stata particolarmente feconda di emozioni la presenza del Coro Amici del Gregoriano, che con i canti dell’antica liturgia claustrale ha con semplicità solennizzato il senso della serata mariana. Il canto gregoriano è preghiera, è cultura che proviene da anonimi e geniali autori medievali, è memoria formativa per quanti nella loro infanzia o giovinezza hanno cantato o ascoltato queste melodie durante le cerimonie religiose.
Oltre alle quattro preghiere del rosario – Ave Maria – Gloria Patri – Pater noster – Salve Regina – il Coro ha proposto il Missus est Angelus dalle ardite escursioni vocali fuori rigo, ma di forte ispirazione spirituale. Il passo evangelico dell’Annunciazione è sorretto da una melodia inarrivabile per trasporto e profondità espressiva del timore di Maria dinanzi alla divina maternità.
Il Salve Regina popolare ha coinvolto nel canto tutta l’assemblea, proprio per esprimere e liberare l’emozione di tutti nel sentirsi protagonisti attivi di una serata mariana da tener viva dentro il proprio animo.
Protagonisti della serata.
Il Parroco, P. Francesco, che ha curato la scelta e la proiezione delle immagini sacre utilizzando da vero programmer le sconfinate risorse dell’informatica e promotore dell’originale ora di devozione mariana. Hanno collaborato con lui Fratel Fabrizio e Fabio Fiamberti.
Ivan Castelli, animatore e interprete di tutte le letture in sapiente armonia con i testi, le immagini e le musiche.
Matteo Gianinetti, tecnico del suono e delle musiche di sottofondo
Coro Amici del Gregoriano, con il Maestro Giancarlo Masciocchi e l’organista Rocco Cortez: per il Coro la chiusura più gratificante e prestigiosa del proprio anno sociale. Ad multos annos!
Paolo Mason

domenica 3 maggio 2009

In margine alla GMP per le Vocazioni

In margine alla Giornata Mondiale di Preghiera per le vocazioni invito a leggere questa inchiesta ripresa dal giornalista Gianni Barbacetto.
Buona lettura! P. Francesco

La messa è finita

La chiesa cattolica non è mai stata così forte, non ha mai avuto un consenso così ampio (anche tra chi non crede). Eppure si avvia verso l'estinzione: per mancanza di preti. Lo dice uno studio socio-demografico della Fondazione Agnelli, benedetto dai vescovi italiani Don Pietro è un parroco. Dirige una parrocchia vicino a Frosinone. Parla un italiano perfetto e solo un leggerissimo accento rivela che proviene da quella che una volta era chiamata Est Europa: è nato 38 anni fa in un paesino della Polonia, che oggi è Europa a tutti gli effetti. «Sono arrivato in Italia a 19 anni, per studiare teologia a Roma e diventare sacerdote», racconta. «Poi, una volta ordinato prete, sono rimasto in Italia, incardinato nella diocesi di Frosinone, di cui dirigo anche qualche ufficio di curia». Gli manca la sua Polonia, ma sa di essere più utile qui: «Sì, in Italia mancano i preti. Pensi che nelle parrocchie attorno alla mia», dice don Pietro, «i sacerdoti sono quasi tutti attorno agli 80 anni». La Chiesa cattolica non è mai apparsa così forte e autorevole, nella società italiana. In questo inizio di terzo millennio, i laici (o laicisti, come li chiamano i cattolici) sembrano scomparsi. Peppone non litiga più con don Camillo. A destra come a sinistra c'è un comune riconoscimento del ruolo del cattolicesimo nella nostra cultura. Quando vescovi e cardinali parlano, trovano sempre molto rilievo su giornali e tv e il papa gode di un'attenzione mediatica che non conosce crisi. Chi prevedeva che Ratzinger non riuscisse a reggere il confronto con Wojtyla è stato smentito. Non solo: i più strenui difensori del papa e della Chiesa cattolica sono diventati, paradossalmente, intellettuali (da Giuliano Ferrara a Marcello Pera) che ieri si proclamavano atei, magnificavano il libero pensiero, erano incalliti mangiapreti e oggi hanno scoperto la profondità della cultura religiosa, il mistero insondabile della fede e soprattutto le radici cristiane dell'Europa e dell'Occidente. La religione da sventolare come bandiera politica? Forse, ma comunque da sventolare e tenere alta sui pennoni. Ma c'è un però. La Chiesa, che oggi appare così forte, non è mai stata così debole. Cresce la strana pattuglia degli atei devoti, aumentano i suoi rumorosi difensori politici, ma calano i fedeli. Il papa è applaudito nelle piazze e "passa" spesso in tv, ma le chiese si svuotano. Di più: la crisi di vocazioni sta inaridendo il ricambio dei preti, sempre in minor numero e sempre più vecchi, come ci dimostra la storia di don Pietro, il prete polacco approdato a Frosinone per dare man forte a una diocesi in difficoltà. E se la Chiesa cattolica romana si stesse avviando verso l'estinzione? L'ipotesi è paradossale. Ma i numeri della scienza statistica danno qualche sostegno al paradosso. La progressiva e inarrestabile decrescita dei preti, come il loro costante invecchiamento, sono certificati da una accurata ricerca della Fondazione Giovanni Agnelli curata dal professor Luca Diotallevi e da Stefano Molina, presentata in un volume fitto di dati e tabelle, ma dal titolo che incrocia, nell'evocazione, geometria e vangelo: La parabola del clero. Uno sguardo socio-demografico sui sacerdoti diocesani in Italia . Primo shock: i preti diventano sempre più vecchi. L'età media dei sacerdoti diocesani in Italia è ormai di 60 anni. Il record di anzianità è delle Marche (età media 64 anni), seguite da Piemonte (63,7) e poi, via via, da Emilia, Liguria, Umbria, Triveneto, Toscana, Sardegna, Sicilia, tutte regioni in cui i preti hanno un'età media superiore ai 60. Più giovane - si fa per dire - il clero in Lombardia (età media 58 anni) e poi in Abruzzo e Molise, Campania, Puglia, Basilicata. Il record di gioventù va a Lazio e Calabria, con un comunque poco consolante 54 anni e mezzo di media. Secondo shock: è sempre più difficile rimpiazzare i preti che se ne vanno. In Italia il 40 per cento di chi esce dalla parrocchia (per pensionamento, per invalidità o per decesso) non viene sostituito. In alcune regioni la situazione è drammatica: nelle Marche e in Piemonte le uscite sono tre volte le entrate. Appena meglio in Lazio, Calabria e Puglia. Così così in Lombardia. Terzo shock: i preti diminuiscono in tutta Italia. Oggi sono poco meno di 32 mila i sacerdoti diocesani. Un terzo di essi (10 mila circa) sta in Lombardia e Triveneto (Umberto Bossi direbbe: in Padania). Poi 2.700 stanno in Piemonte, 2.500 in Emilia-Romagna, 2.200 in Sicilia, altrettanti in Campania, in Toscana, nel Lazio. Attenzione, però: i preti erano 69 mila (più del doppio) agli inizi del Novecento, a disposizione di una popolazione di appena 33 milioni di italiani. Insomma: c'era 1 prete ogni 500 abitanti. Oggi la popolazione in Italia ha appena raggiunto i 60 milioni di persone, dunque c'è un prete ogni 2 mila abitanti (per la precisione, 0,53 ogni mille). Certo, le statistiche ci dicono che in Italia ci sono più sacerdoti che ostetriche (0,26 per mille abitanti), più preti che ricercatori universitari (0,36 per mille abitanti). Ma ci sono meno sacerdoti che odontoiatri (0,60 per mille abitanti), che psicologi (0,66 per mille), che commercialisti (0,89 per mille abitanti). E naturalmente meno preti che insegnanti (sono 21,4 ogni mille italiani). Non tutta l'Italia è uguale. Va peggio nel centro-sud, soprattutto in Puglia, Sicilia, Lazio e Campania, dove i sacerdoti ­- dicono le statistiche - sono sotto lo 0,5 ogni mille abitanti. Va meglio invece nel centro-nord e soprattutto in Umbria, nelle Marche e nel Triveneto, regioni in cui ci sono 0,8 preti ogni mille abitanti. Bene, dunque? No, perché maggior densità vuol dire anche maggior anzianità: nelle zone d'Italia dove ci sono più preti, questi sono più vecchi. Se i preti diocesani non stanno bene, non stanno meglio neppure gli ordini religiosi, i frati, i monaci (20 mila persone complessivamente). Statistiche e numeri precisi in questo campo non ce ne sono, ma è un fatto che si svuotano anche le case religiose, i conventi e i monasteri. Che fare? Chi resta deve rimboccarsi le maniche e "lavorare" di più? La domanda è cinica ma concreta: la diminuzione degli addetti in tanti settori del mondo del lavoro è bilanciata dall'aumento della produttività; ma questo si può fare anche per il "lavoro" di preti, frati, monaci, suore? Risposta difficile. Innanzi tutto perché si tratta di un "lavoro" assolutamente particolare, fatto di riti ma anche di insegnamento, di relazioni, di testimonianza, di esempio di vita... E poi perché per i sacerdoti l'organizzazione del lavoro è molto articolata. In Italia ci sono 26 mila parrocchie. Dunque già oggi nel nostro paese operano, in media, 1,2 preti a parrocchia. Se questo rapporto diminuirà fino ad arrivare sotto l'un sacerdote per parrocchia, le parrocchie rimaste senza prete dovranno chiudere. O si dovranno affidare a preti che stanno nella parrocchia accanto e andranno "in trasferta" a celebrare qualche rito (la messa, la confessione, matrimoni e funerali). All'estero va anche peggio. Sì, fuori dai confini dell'Italia la situazione è ancora più grave. Anche in paesi tradizionalmente cattolici come la Spagna e il Belgio: oggi i preti sono solo 0,46 ogni mille abitanti. E ancor più in Francia e Austria: hanno soltanto 0,31 sacerdoti ogni mille abitanti. La Chiesa rischia davvero l'estinzione? Meno male che c'è il "clero d'importazione", o "clero immigrato". Le definizioni non sembrino irriguardose: sono le definizioni ufficiali usate nelle ricerche demografiche e sociologiche. In Italia ci sono 1.500 sacerdoti stranieri, nati all'estero ma incardinati nelle diocesi italiane. Mica pochi: sono il 4,5 per cento dei preti diocesani. La regione con più preti stranieri è il Lazio, dove sono ben 462 (il 21,3 per cento del clero totale). In Toscana sono 230 (il 10,3 per cento). Nel Triveneto sono 106, un numero che pesa però solo per il 2 per cento del clero. Nell'Abruzzo e Molise sono 105, in Umbria sono l'11,8 per cento. I freddi numeri sui preti stranieri non raccontano le difficoltà concrete che incontrano. Difficoltà culturali: non sempre un prete proveniente da un ambiente diverso e da una diversa cultura riesce a entrare in perfetta sintonia con la sensibilità, le attese, le difficoltà dei fedeli italiani. In più -non si può negarlo - ci sono difficoltà di accettazione. Ha fatto clamore, l'ottobre scorso, il caso di padre Joseph Moiba, 37 anni, nato in Sierra Leone e cacciato dalla sua parrocchia, a Oppdal, nella civilissima (e protestante) Norvegia. Senza arrivare al rifiuto razzista del prete nero, anche in Italia a volte scatta il pregiudizio, magari inconscio, del cristiano italiano nei confronti del sacerdote "arrivato da fuori", ritenuto da alcuni incapace di comprendere i problemi e inadeguato a ricevere le confidenze più intime. Da dove vengono i preti nati all'estero? Dalla Polonia innanzitutto, come don Pietro: «Accolto benissimo dai miei parrocchiani». In totale, sono 232 i sacerdoti prestati all'Italia dal paese di Wojtyla. Poi dallo Zaire: 96. Dalla Colombia: 86. Dall'India: 82. E poi dalla Romania, dal Brasile, dalla Nigeria, dalle Filippine, dall'Argentina, dal Venezuela, dal Congo... Ma anche da Francia, Stati Uniti, Germania, Svizzera... I preti stranieri sono molto più giovani, hanno un'età media molto più bassa dei locali. Saranno loro la salvezza della Chiesa cattolica? Intanto però, anche con i rinforzi stranieri, la diminuzione del clero continua inesorabile. Lo dimostra una simulazione statistica realizzata dai ricercatori della Fondazione Agnelli: per mantenere l'attuale numero di preti, mantenendo inalterati gli attuali volumi d'ingresso, in Piemonte i preti dovrebbero restare in servizio 108 anni dopo la loro ordinazione, 118 nelle Marche. Evidentemente impossibile. Dunque il calo è inevitabile. Anche perché ogni anno arrivano sempre meno nuovi preti: le ordinazioni sacerdotali sono in caduta dal 1999: quell'anno erano 550, sono scese progressivamente fino alle 435 del 2003. I dati ufficiali si fermano a quell'anno, ma la tendenza alla diminuzione è confermata, informalmente, anche per gli anni seguenti. Di quei 435 nuovi sacerdoti, ben 77 (quasi il 18 per cento!) sono stranieri. Gli altri da dove vengono? Basilicata e Calabria sono le regioni più generose, seguono Abruzzo, Puglia e Liguria. Ultime: Sardegna, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana. Ci sono regioni che addirittura esportano preti (Sicilia, Sardegna, Puglia, Lombardia...) e regioni che invece (come Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo...) sono costrette a importarli da altre zone. Come andranno, dunque, le cose tra dieci, vent'anni? Anche se continuassero a entrare ogni anno circa 500 preti, il calo sarebbe costante, a causa delle uscite. I 32 mila preti di oggi diventerebbero, secondo i calcoli statistici, 28 mila nel 2013, 25 mila nel 2023 (e di questi, 2 o 3 mila saranno stranieri). Le cose andranno peggio se continueranno a calare anche le ordinazioni. Drammatica la situazione in alcune regioni, come la Lombardia, dove il calo sarà almeno del 20 per cento, o come il Piemonte, dove sarà addirittura del 40 per cento. Tengono solo Lazio, Basilicata e Calabria, mentre i preti d'importazione passeranno dall'odierno 4,5 per cento a un sostanzioso 10,3. In realtà le cose andranno anche peggio, e per una ragione non religiosa (il calo delle vocazioni), ma prettamente statistica: in Italia c'è una progressiva diminuzione demografica dei maschi. Diminuisce la platea da cui attingere i preti, che per la Chiesa cattolica possono essere solo maschi. Dunque diminuiranno inesorabilmente anche i sacerdoti, anche a tassi di reclutamento costanti: le ordinazioni passeranno, secondo i calcoli statistici, dalle 421 del 2003 alle 367 del 2010, fino alle 314 del 2015 e alle 297 del 2020. Risultato: la previsione di 25 mila preti nel 2023 va ulteriormente abbassata a 23 mila preti. E questo a tassi di reclutamento costanti, mentre l'esperienza ci dice che il reclutamento cala. Dunque la Chiesa cattolica continua dolcemente il suo cammino verso il declino. Sempre più minoranza in una società che apparentemente la applaude, ma in realtà la usa. Per bloccare questa tendenza e almeno stabilizzare il numero dei sacerdoti oggi presenti, dovrebbe verificarsi un incredibile aumento delle vocazioni, con incrementi del 77 per cento nazionale che in alcune regioni, secondo i calcoli degli statistici, dovrebbe essere addirittura del 200 per cento. Sarebbe davvero un miracolo.
Gianni Barbacetto (GQ, gennaio 2009)

http://www.societacivile.it/blog/inchieste/preti.html

E per finire, tiriamoci su... con questa pubblicita' ..."vocazionale" della Diocesi di St. Augustine