lunedì 28 dicembre 2009

1° Gennaio 2010: Giornata Mondiale della Pace

Carissimi fedeli ed amici
da pochi giorni abbiamo celebrato la grande Festa del Natale del Signore e siamo stati sicuramente toccati dallo stupore del Mistero di un Dio dal volto umano, il quale desidera dare all’uomo quello divino. E’ venuto tra noi, bambino, non per dominarci, ma per riempire il vuoto che c’è nel nostro cuore, tormentato e inquieto, e donarci la pace interiore, come anche quella esteriore, anch’essa necessaria.
La prossima “Giornata Mondiale della Pace” che si celebrerà il 1° gennaio 2010, dopo il summit di Copenaghen che ha visto capi di Stato e tanti “uomini di buona volontà” impegnati sulla conservazione del Creato, avrà proprio questo tema: Se vuoi coltivare la Pace custodisci il Creato. Non a caso è stato scelto dal Santo Padre questo tema, divulgato in un Suo messaggio dove viene sollecitato il principio della “salvaguardia del creato e coltivazione del bene della pace”.
La Chiesa Italiana, continuando la tradizionale Marcia della Pace, voluta nel 1990 da Giovanni Paolo II, l’ha voluta iniziare - quale segno di profonda solidarietà verso le popolazioni e sulle emergenze ambientali - partendo dalla città dell’Aquila per terminare il 1° gennaio 2010 in Piazza S. Pietro. L’uso delle risorse naturali, l’aria, l’acqua e la “vulnerabilità” dei tempi climatici, oltrepassando i confini degli Stati, a parere degli esperti del settore, provocano notevoli scompensi sulla globalità e la vera alternativa resta il rafforzamento della cooperazione, ma ancor più valida è il rispetto della persona, perché in caso contrario saranno i più deboli, i desaparecidos della nostra società a pagare il prezzo più alto.
In una società complessa come la nostra, è importante chiedere a noi stessi chi è il nostro prossimo e a chi dobbiamo farci prossimi. Il nostro prossimo è chi ci sta accanto o che incontriamo nelle strade delle nostre città, ma lo è soprattutto colui che è lontano, colui che l’azione sociale e politica dimentica quale palese grande ingiustizia e non lo gratifica della solidarietà (malati terminali, vegetativi, psichici, sordomuti, ciechi, invalidi ecc.). Forse oggi i vincoli etici o della morale preposti all’osservanza delle norme sono “allentati”, nessuno, né tanto poco le Istituzioni, vogliono essere vincolati e nessuno si sente responsabile. L’etica moderna è forse per un invito alla trasgressione, mentre “una volta” esisteva la virtù del frenare.
Il Pontefice nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace “sollecita una presa di coscienza dello stretto legame che esiste nel nostro mondo globalizzato e interconnesso tra salvaguardia del creato e coltivazione del bene della pace”, ci invita con alto senso pastorale ad una riflessione concreta. Il Papa ed i Vescovi e noi tutti siamo liberi di esprimere le nostre opinioni e sensazioni.
La nostra società sta perdendo la fiducia nelle Istituzioni perché queste ultime hanno “dimenticato” che le ingiustizie sociali hanno spesso originato eversione da precisi principi etici e culturali. Nel mondo in cui viviamo assistiamo impotenti ad una grande ondata di laicismo dilagante, dove tanti vivono come se Dio non esistesse, assistiamo ad una situazione che si potrebbe chiamare dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo. Ma, ancora in misura seppur minima, esiste la solidarietà che reputiamo essere fra i più importanti segni tangibili che la nostra società dovrebbe tenere ancor più in buona evidenza,
Augurando un Anno Nuovo di Pace, saluto con affetto.
Padre Renato

“Ho anch’io qualcosa da dirti Signore”



La Lettera di Natale che l'Arcivescovo indirizza anche quest’anno a tutte le famiglie ambrosiane.
Un incoraggiamento a vivere l’Anno Sacerdotale nella lode del Signore
Ho anch’io qualcosa da dirti Signore: si intitola così la Lettera di Natale che il cardinale Tettamanzi ha indirizzato anche quest’anno a tutte le famiglie ambrosiane (Centro Ambrosiano, 32 pagine, 0,60 euro).
«Lo sguardo del cristiano sulla vita non è ingenuo, non è ottimista per partito preso - scrive l’Arcivescovo -. Ma le confidenze della gente che raccolgo in rapidi saluti o in lettere commoventi o in testimonianze silenziose e splendide mi convincono sempre di più che l’amore di Dio è in mezzo a noi e muove instancabilmente al bene e attrae pazientemente alla speranza e si rivela fuoco che arde e non si consuma proprio nel miracolo di trarre anche dal male il bene: anche dalla fatica di vivere l’amore per la vita, anche dalla prova estrema la preghiera».
E prosegue: «Ho raccolto dalla vita della gente queste preghiere che condivido con voi come una benedizione che vorrebbe entrare in ogni casa e sorprendere ciascuno... testimonianze di una santità normale... Queste preghiere vogliono incoraggiare tutti e ciascuna famiglia a vivere l’“Anno Sacerdotale” nella lode del Signore che continua a compiere tra noi le sue meraviglie».
Anche quest’anno il Cardinale riserva un augurio speciale per le famiglie che si apprestano a vivere la gioia del Natale: «Chi entrando nella vostra casa vi ha regalato questa lettera, vi ha portato come dono più prezioso la benedizione di Dio e vi ha rivolto uno sguardo che desiderava assomigliare a quello di Dio: uno sguardo d'amore!».

Tu scendi dalle stelle”: la crisi spiegata ai bambini

L’Arcivescovo confida la formula delle “5 r” per essere felici in tempo di ristrettezze economiche.

«Carissimi bambini... Saprete certamente della crisi economica che ha colpito anche l’Italia. Vi sarà capitato di sentirne parlare a scuola, fra gli adulti, i genitori, fra i compagni. Avrete sentito dire che “la mamma di un amico ha perso il lavoro” o che “il papà di un altro è in cassa integrazione”. Qualcuno di voi starà pensando: “perché tutto questo?”. “Siete molto intelligenti a porvi questa domanda...».
Questo è un brano della lettera che il cardinale Tettamanzi ha indirizzato ai bambini in occasione del Natale, per parlare loro del significato di questa festa cristiana anche alla luce della crisi economica che sta toccando molte famiglie. Tanti sono i discorsi tra adulti sulla crisi: in questa lettera il cardinale Tettamanzi intende spiegarla alla luce della fede e del mistero del Natale anche ai più piccoli, che spesso subiscono - involontariamente, ma a volte senza un aiuto a non averne timore - le fatiche generate dalla perdita del lavoro dei genitori e delle ristrettezze economiche. L’Arcivescovo conclude la lettera spiegando ai bambini la formula delle “5 R” per suggerire ai piccoli lettori come essere felici e rendere felici gli altri. La lettera di Natale è intitolata Tu scendi dalle stelle (Centro Ambrosiano, 28 pagine, € 3), è disponibile in libreria e vuole essere uno strumento per preparare i bambini al Natale durante il periodo di Avvento, che nella Chiesa ambrosiana inizia domenica 15 novembre. La lettera è arricchita da colorate illustrazioni di Chiara Sacchi. Al testo è allegato un cd audio con il testo letto dall’attore Paolo Monesi e dallo stesso cardinale Tettamanzi e con la musica e il canto del Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna.

GRAZIE PER LE SCIARPE

Cari amici della parrocchia San Lorenzo,
grazie! Mi riferisco ovviamente al contributo che avete voluto dare alla campagna Blunotte, con cui abbiamo raccolto finora un centinaio di sciarpe per i senza tetto e quattro scatoloni di indumenti che domani sera distribuiremo insieme alla fondazione Fratelli di San Francesco nelle vie del centro di Milano.
Sono felice di conoscerVi in quest'occasione, che ha un valore educativo persino superiore al suo profilo solidale: infatti, chi ha sferruzzato per Blunotte, in quelle ore di lavoro a maglia, ha compreso che la solidarietà non si esaurisce nell'istante di un'elemosina ma coinvolge, è partecipazione. Non ci illudiamo di aver cambiato né il mondo, nè Milano, né noi stessi ma speriamo che pensandoci su vengano altre buone idee.
Per parte nostra proseguiremo come MCL (Movimento cristiano lavoratori) e speriamo di collaborare ancora insieme. Auguri di buon Natale a tutti!
Paolo Viana, presidente MCL Milano

La nostra Parrocchia settimana scorsa ha consegnato 32 sciarpe e intende proseguire con questa grande iniziativa. Ci sono già tante persone al lavoro per confezionare ‘sferruzzando’ altre sciarpe che verranno consegnate nel mese di gennaio all’Associazione MCL
Contiamo sulla collaborazione di molti.
«Coroni l'anno con i tuoi benefici, al tuo passaggio stilla l'abbondanza. … tutto canta e grida di gioia!»
Salmo 65

Nel corso di quest’anno nella nostra Comunità parrocchiale ci sono stati 70 bambini che hanno ricevuto il Battesimo (-15 rispetto al 2008), 86 (+10) ragazzi che hanno ricevuto per la prima volta la Comunione; 66 (-9) ragazzi che hanno ricevuto la Cresima; 8 (-5) coppie che si sono unite in Matrimonio e 59 (-8) Funerali di fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nella Casa del Padre.

giovedì 24 dicembre 2009

Lettera di Natale 2009

Carissimi fedeli ed amici, Buon Natale!
Se ogni anno celebriamo ancora il Natale del Signore è perché crediamo che Dio non si è stancato dell’umanità, anche di quella d’oggi, che sta vivendo momenti difficili e drammatici, nello stesso tempo imbevuti di tanta attesa: siamo contagiati dalla magia della Notte Santa, così carica di stupore e di gioia intima. E se finora non siamo stati ancora toccati dal Mistero di un Dio dal volto umano, il quale desidera dare allo uomo quello divino, rileggiamo i racconti della nascita di Gesù e ascoltiamo l’annuncio profetico d’Isaia:“un bambino è nato per noi” e di S. Paolo “è apparsa la grazia di Dio”.
Cosa possono aggiungere a tanto ineffabile Mistero le nostre povere parole? Vorrei che tutte le famiglie della nostra comunità, accogliendo questa Presenza, fossero come l’eco, capace di risuonare nell’intera umanità. Così Il Natale non è più il nascondimento di Dio in un uomo, ma piuttosto è l’espansione di Lui attraverso la vita e la testimonianza di tutti noi che crediamo in Lui.
Nella storia l’uomo si è posto in diversi atteggiamenti verso Dio, spesso anche sbagliati. Uno scrittore russo, cresciuto nell’ateismo, così pregava, a modo suo:”Ti supplico, Dio, cerca di esistere, almeno un poco per me. Apri i tuoi occhi, almeno per me. Sforzati di vedere! Vivere senza testimoni, quale inferno !”.
A noi, però, questo Dio ci è stato rivelato e sappiamo che è molto diverso da quello descritto da tante filosofie ed ideologie. Il Dio che abbiamo incontrato nel suo Natale è un Dio che si fa storia, che nasce, cresce, vive e non ci fa più paura. E’ venuto tra noi non per dominarci, ma per riempire il vuoto che c’è nel nostro cuore, tormentato e inquieto: ha da donarci qualcosa, la sua Divinità; il suo DNA. Egli ci guarda come un bambino che cerca e guarda il volto della persona cara.
Per la sua nascita le campane di Betlemme non suonarono, ma dovettero intervenire gli angeli a far festa con il loro canto. Anche le nostre campane possono restare mute e questo fatto ci rattristerebbe, ci umilierebbe profondamente. Ma possiamo pur sempre adorare questo bambino e far cantare il cuore nella speranza che quelle manine che Lui allunga verso di noi siano afferrate dalle nostre, così da essere capaci di salire nella fede molto in alto. E allora, permettetemi di dire…..
Buon Natale a tutti noi che abbiamo ricevuto il gran dono della fede e della testimonianza di quelli che ci hanno preceduto.
Buon Natale a voi genitori, nonni, persone comuni e a chi accompagna nella crescita i propri figli, i bambini, i ragazzi e gli adolescenti, perché maturino stili di vita coscienti e responsabili verso di Lui, se stessi, gli altri e il Creato.
Buon Natale ai nostri giovani e adulti che faticano nel compiere con gioia scelte dettate dall’amore.
Buon Natale a chi vive l’esperienza del dolore, delle malattie e delle povertà. Agli anziani e ai nostri ammalati, costretti a rimanere in casa.
Buon Natale, infine, a noi sacerdoti, che sull’esempio del Santo Curato d’Ars, possiamo vivere in pienezza quest’Anno Sacerdotale e anche ai consacrati, alle nostre Suore e a quei laici che scommettono sulla capacità della comunità cristiana di S. Lorenzo, per rispondere alla sua vocazione per diventare casa di comunione, accogliente ed evangelizzante verso tutti.
Infine, l’augurio e la preghiera che in quest’inizio del terzo millennio del Tuo Natale ti facciamo è: “Gesù, resta con noi, perché la nostra vita senza di te è come un cielo senza stelle e senza sole; come una nave senza bussola”.
Nell’abbracciarvi tutti, in nome anche dei miei Confratelli, vi saluto con affetto.
P. Spallone Renato – parroco

mercoledì 23 dicembre 2009


Auguri di
Buon Natale
a tutta la comunità
parrocchiale
dai vostri sacerdoti
e dalle vostre suore

Il Presepe nel messaggio di Benedetto XVI

“In tante famiglie, ancora oggi, c’è la bella e consolidata tradizione di allestire il Presepe. Costruire il Presepe in casa può rivelarsi un modo semplice, ma efficace di presentare la fede per trasmetterla ai propri figli.
Il Presepe ci aiuta a contemplare il mistero dell’amore di Dio che si è rivelato nella semplicità della grotta di Betlemme.
San Francesco d’Assisi fu così preso dal mistero dell’Incarnazione che nel 1223 volle riproporlo a Greccio nel Presepe vivente, diventato in tal modo iniziatore di una lunga tradizione popolare.
Il presepe può infatti aiutarci a capire il segreto del vero Natale, perché parla dell’umiltà e della bontà misericordiosa di Cristo, il quale “da ricco che era, si è fatto povero” per noi.
La sua povertà arricchisce chi la abbraccia e il Natale reca gioia e pace a coloro che come i pastori a Betlemme, accolgono le parole dell’angelo: “Questo per voi il segno: un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.
Questo rimane il segno, anche per noi, uomini e donne del Duemila. Non c’è altro Natale”.

IL NUOVO LIBRO DEI CANTI

Carissimi fedeli, abbiamo finalmente un nuovo Libro dei Canti per la nostra Assemblea Eucaristica parrocchiale. E' stato fatto davvero un bel lavoro, grazie al P. Francesco e alla sua equipe. Il canto nella Liturgia ha il compito di unire i cuori di tutti i partecipanti per la lode e la supplica a Dio e nello stesso tempo farci sperimentare l'unione fraterna e la partecipazione attiva.
Questa raccolta di canti più comuni della nostra Comunità e dei singoli gruppi è l'espressione di un’Assemblea che celebra il suo Signore nella lode e nella fraternità con un sol cuore ed un'unica voce.
In appendice troverete anche alcuni sussidi per l'Adorazione Eucaristica e per la Preghiera comune e personale.
Gesù Risorto, la SS. Vergine Pellegrina di Fatima e S. Lorenzo Martire ci concedano di camminare come comunità di fratelli che si vogliono bene.

Padre Renato

“ll Natale di Gesù"

Carissimi fedeli ed amici,

Viviamo tempi che appaiono duri, guardando le prime pagine dei quotidiani, i telegiornali o ascoltando i radiogiornali. Le notizie trattano sempre di assassini, uccisioni, disastri: la cultura della morte è perniciosa, diffusa e morbosa. Sembra quasi che ci siano più persone che chiedono di morire che quelle, tante, che chiedono di vivere.
Ma il mondo non è tutto buio, l'umanità non è solo dominata da cattivi che vessano i deboli. Dove c'è tanto male c'è anche tanto bene, diceva San Paolo.
In effetti, a guardare bene, per ogni azione poco buona ce ne sono tante più amorevoli. Per uno che chiede di morire ce ne sono milioni che chiedono di vivere. Per un gesto di rifiuto d’aiuto ce ne sono miliardi di carità eroica.
Andiamo a cercare le storie più belle, quelle che alimentano la speranza. Siamo assolutamente convinti che l'umanità sia stata creata per amore e per amare. E la nostra non è solo una buona intenzione. Lo scopriamo ogni giorno, quando veniamo a conoscenza e sentiamo il racconto di tante storie di conversione, di accoglienza e aiuto ai poveri e ai malati, di carità, perdono, pacificazione e umana solidarietà.
Sono queste realtà che noi vogliamo far conoscere. E' questa la buona novella che ogni giorno si rinnova, ed è con queste voci che intendiamo alimentare e far crescere la speranza. Lo scrittore e poeta cattolico Charles Péguy diceva che "la speranza è la fede preferita da Dio" mentre George Bernanos, un altro grande scrittore cattolico, ha scritto che "il peccato più grave è quello contro la speranza. É la disperazione".
Senza speranza l'umanità non intraprende nessuna azione, non vive e non ha futuro. Con la speranza, maggiori sono le qualità morali e più grandi sono le probabilità di far vincere il bene sul male.
Per questi motivi ci ritroveremo anche quest’anno, come famiglie e come comunità, “intorno al Dono più bello di Natale, a celebrare l’Amore di Gesù”.
Per questo motivo possiamo augurarci ancora
BUON NATALE!

Vi saluto con affetto
Padre Renato

mercoledì 9 dicembre 2009

LA CARITA’ NON E’ ELEMOSINA:


con Blunotte i milanesi lavorano ai ferri per i senza tetto

Il Movimento cristiano lavoratori di Milano propone ai milanesi un progetto di solidarietà in favore dei senza tetto. Attraverso i circoli parrocchiali e in collaborazione con due ditte biellesi - Della Rovere e Vimar 1991 - che forniranno un primo quantitativo di gomitoli di lana per il lancio dell'iniziativa, verranno prodotte centinaia di sciarpe di lana da distribuire nelle fredde notti milanesi. I circoli di Mcl e chiunque vorrà partecipare a questa iniziativa 'sferruzzeranno' a partire dal mese di novembre per produrre le sciarpe, che il Mcl raccoglierà e consegnerà direttamente ai senza tetto in collaborazione con la Fondazione Fratelli di San Francesco d'Assisi Onlus. L'obiettivo è educare alla solidarietà: la vera carità cristiana e la vera fratellanza laica non si riducono all'elemosina, ma si realizzano veramente quando si dona il proprio tempo agli altri. In questo caso, si tratta di 'sferruzzare' per riscaldare chi ha più freddo. Naturalmente, auspichiamo di ricevere gomitoli e sciarpe da chiunque voglia collaborare al progetto di solidarietà. L'iniziativa di solidarietà si chiama Blunotte: blu è il colore di Mcl Milano; la notte, la fredda notte milanese, rappresenta invece lo scenario di bisogno in cui saranno utilizzate le sciarpe.

Anche la nostra comunità parrocchiale ha aderito all’iniziativa.
Diverse mamme e nonne stanno già “sferruzzando”. La lana che ci è stata consegnata è quasi esaurita, perciò in attesa di un nuovo rifornimento siamo certi che la generosità delle nostre sferruzzanti superererà i tempi di attesa e sicuramente provvederanno all’acquisto!!!
Alla fantasia, alla creatività e alla generosità di ciascuno è affidata la buona riuscita della iniziativa.

Per informazioni e consegne rivolgersi alla segreteria dell’oratorio. (02.48409364 cell.339.1889462).
Chi avesse in casa gomitoli di lana può portarli in oratorio, così altri “sferruzzano” per loro...

Grazie di cuore a tutti

Progetto Nuovo Oratorio: buone notizie

Giovedì 3 dicembre u.s. alcuni esponenti del nostro Consiglio Pastorale, degli Affari Economici e del Comitato Nuovo Oratorio, si sono incontrati nei locali della Casa Parrocchiale con Don Enzo Barbante, Responsabile dell’Ufficio Amministrativo della Curia di Milano, invitato da P. Renato, per capire la “situazione di stallo” presso la Curia Arcivescovile, in cui si trova il Progetto per la costruzione del nostro Nuovo Oratorio.
Dopo una costruttiva discussione e ascoltato le attese della comunità, Don Barbante ha dato delle risposte e direttive che ci fanno ben sperare.
Intanto è stato già fissato un nuovo incontro in Curia entro il prossimo mese di gennaio, per definire e programmare l’avanzamento del Progetto.

"Passando di porta in porta"

Carissimi fedeli ed amici,

vorrei continuare la chiacchierata della scorsa settimana per completare l’argomento delle visite alle famiglie che si stanno svolgendo in questo periodo prenatalizio. Avevo descritto, infatti, la nostra “fatica pastorale”, bussando di porta in porta, ora, invece, voglio parlarvi dell’accoglienza e dell’incontro con i componenti della famiglia, passando di casa in casa.
Premetto che, essendo questa la prima visita che svolgo da parroco, dal mio ritorno a S. Lorenzo, sento forte il desiderio d’incontrarvi nelle vostre case e sono spinto a fare ciò, considerandomi come un vostro fratello maggiore di questa comunità, dopo tredici anni di assenza (e/o lontananza).
Oltre il breve momento di preghiera familiare e la benedizione del Signore, di solito la conversazione è per conoscerci e, in alcune situazioni, data la presenza di persone sofferenti e/o sole, per scambiare una parola d’incoraggiamento e di conforto cristiano.
Ma grazie al cielo, non è infrequente il caso in cui entrando in una casa, trovo delle famiglie giovani con figli grandi, ragazzi e bambini. Questi mi dilatano enormemente il cuore e non vi nascondo la gioia che provo per la loro simpatia e amore per la vita, mettendomi subito a mio agio e perché mi fanno sperare nell’avvenire di una comunità parrocchiale giovane ed unita.
Terminando vorrei rivolgere queste parole a tutti voi fedeli ed amici lettori, anche in nome degli altri miei confratelli sacerdoti, suore e ministri laici benedicenti: non lasciateci soli in questo amore, in questa fede, in questa speranza e in questo lavoro di Padri e Fratelli Maggiori.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

lunedì 30 novembre 2009

"Bussando di porta in Porta"

Carissimi fedeli ed amici,

da alcuni giorni noi sacerdoti e suore, con l’aiuto di qualche ministro collaboratore laico, bussando di porta in porta, facciamo visita alle famiglie per portare la Benedizione Natalizia, impegnando le prime ore serali, ritenuto il tempo più adatto per trovare il maggior numero dei componenti familiari. La prassi di benedire a Natale le famiglie e le case nella Diocesi Ambrosiana, anziché a Pasqua com’è in uso in tutte le Diocesi del mondo, sembra risalire al tempo di S. Carlo durante la famosa peste a Milano (1576),
Si racconta, infatti, che il Cardinal Borromeo, onde evitare l’ulteriore propagarsi dell’epidemia, stabilì che i sacerdoti si recassero nelle case a visitare e benedire i malati, invece di farli venire in Chiesa. L’iniziativa pastorale riuscì molto bene e fu ripetuta l’anno successivo in occasione del Natale, divenendo in tal modo una tradizione convalidata da giungere fino ai nostri tempi.
Voglio fare insieme a voi due riflessioni, l’una di ordine pratico e l’altra decisamente spirituale e pastorale. La prima riguarda proprio la “fatica” pastorale per raggiungere tutti i nostri cari parrocchiani nelle proprie abitazioni, non sottovalutando la difficoltà nel superamento di tanti “ostacoli”: cancelli, campanelli, videocitofoni, porte blindate, ecc , del resto necessari, per varcare la soglia di una casa. Ma a dire il vero, superato questo momento, l’incontro è sempre molto atteso ed accogliente, ad eccezione di qualche caso di diniego. Questa visita è sicuramente per il recupero di un rapporto più umano e cristiano, mortificato dalla nostra civiltà.
L’altra riflessione è che proprio a Natale ricordiamo che Dio è venuto a visitarci. E’ da apprezzare molto la tradizione ambrosiana della benedizione natalizia in quanto dà senso più profondo alla Festa cristiana. Le famiglie possano vedere nella figura del sacerdote o ministro benedicente un segno di quel “Dio che ha tanto amato il mondo, da donare per esso il suo Figlio Unigenito” come nostro fratello e Salvatore.
Questa è sicuramente la maniera migliore ed efficace per prepararci al Santo Natale.
Con affetto vi saluto.
Padre Renato

Sintesi della nuova Enciclica ‘Caritas in Veritate’


La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa e va compresa alla luce della verità rappresentata dall’annuncio cristiano: è questo il pensiero-guida presente nell’introduzione della Caritas in Veritate. L’enciclica si pone sulla scia della Populorum Progressio di Paolo VI, definita «la Rerum Novarum dell’epoca contemporanea». La Chiesa, si dice ancora nell’introduzione, pur non avendo soluzioni tecniche per i problemi, intende sottolineare però che il vero progresso deve coniugare sviluppo tecnico e potenziale di amore, per vincere il male con il bene.
Il primo capitolo, intitolato Il messaggio della Populorum Progressio (paragrafi 10-20), sottolinea come già Paolo VI nell’enciclica del 1967 abbia evidenziato che lo sviluppo è vocazione perché nasce da un appello trascendente e che lo sviluppo umano integrale suppone la libertà responsabile della persona e dei popoli. Il sottosviluppo nasce dalla mancanza di fraternità e la società globalizzata ci rende più vicini ma non ci rende fratelli.Il secondo capitolo, intitolato Lo sviluppo umano nel nostro tempo (paragrafi 21-33), si apre notando che Paolo VI aveva una visione articolata dello sviluppo, termine con cui intendeva l’obiettivo di far uscire i popoli dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche, dall’analfabetismo. A tanti anni di distanza vediamo l’emergere di problemi nuovi quali la globalizzazione, un’attività finanziaria mal utilizzata e per lo più speculativa, i flussi migratori, lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra. Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità; gli aiuti internazionali sono spesso distolti dalle loro finalità; sono presenti corruzione e illegalità; c’è un utilizzo troppo rigido del diritto di proprietà intellettuale specie nel campo sanitario. Così rimangono vaste sacche di povertà e nazioni dove i diritti non sono rispettati.
Nel terzo capitolo, intitolato Fraternità, sviluppo economico e società civile (paragrafi 34-42), si ribadisce che per la dottrina sociale sono importanti la giustizia distributiva e la giustizia sociale come criteri regolativi dell’economia di mercato. Servono leggi giuste, forme di ridistribuzione guidate dalla politica, opere che rechino impresso lo spirito del dono. Tra l’altro si nota che oggi cresce una classe cosmopolita di manager che si fissa da sé i compensi e risponde solo agli azionisti mentre investire e produrre hanno sempre un significato morale. Il Papa invita a impegnarsi per favorire un orientamento culturale personalista e comunitario.
Diritti e doveri, libertà e responsabilità
Il quarto capitolo, intitolato Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente (paragrafi 43-52), rileva che non si possono svincolare i diritti individuali da una visione complessiva di diritti e doveri, altrimenti la rivendicazione dei diritti diventa l’occasione per mantenere il privilegio di pochi. Per esempio nel campo demografico, la Chiesa ribadisce che la crescita demografica non è la causa prima del sottosviluppo e l’apertura alla vita è una ricchezza sociale. Si parla quindi di finanza etica, di tutela dell’ambiente, di uso responsabile delle risorse energetiche, di rispetto del diritto alla vita e alla morte naturale. Si chiede di non sacrificare embrioni e di diffondere il concetto di «ecologia umana».
Il quinto capitolo, intitolato La collaborazione della famiglia umana (paragrafi 53-67), ribadisce che lo sviluppo dei popoli dipende dal riconoscimento di essere una sola famiglia. Si parla di libertà religiosa, dialogo tra credenti e non credenti, ruolo della cooperazione internazionale per lo sviluppo. Si riflette anche sul turismo internazionale come fattore di crescita, se non vissuto in modo edonistico; delle organizzazioni sindacali chiamate a farsi carico dei problemi di tutti i lavoratori; di garanzie nella finanza internazionale; di una riforma delle Nazioni Unite al fine di perseguire un autentico sviluppo di tutti i popoli.
Il sesto capitolo, intitolato Lo sviluppo dei popoli e la tecnica (paragrafi 68-77), nota come la tecnica possa prendere il sopravvento quando efficienza e utilità diventano unico criterio della verità. Invece la libertà umana si esprime quando risponde al fascino della tecnica con decisioni frutto di responsabilità morale. Lo sviluppo dei popoli non dipende da soluzioni tecniche, ma dalla presenza di uomini retti e che vivono fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune. Il Papa parla quindi della «questione antropologica», citando la manipolazione della vita, l’aborto, la pianificazione eugenetica delle nascite, l’eutanasia, tutte pratiche che alimentano una concezione materiale e meccanicistica della vita umana.
Nella conclusione (paragrafi 78-79) si ribadisce che la disponibilità verso Dio apre alla disponibilità verso i fratelli. L’umanesimo che esclude Dio è disumano. Il Papa sottolinea che il vero sviluppo ha bisogno di credenti con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, consapevoli che l’amore pieno di verità da cui procede l’autentico sviluppo non è da noi prodotto, ma ci viene donato.
(dal sito www.chiesadimilano.it)

lunedì 23 novembre 2009

Avvento: tempo di benedizioni

Carissimi fedeli ed amici
L’Avvento che è iniziato la scorsa settimana è il tempo di 6 settimane che conduce al Natale; suo centro è la meditazione sulla venuta del Signore Gesù. Tre sono gli aspetti di questa meditazione: la venuta di Gesù a Betlemme, la venuta di Gesù alla fine della storia e la venuta continua di Gesù nelle celebrazioni della Chiesa e nella vita di coloro che credono in Lui.
Significato dell'Avvento è quello di invitarci ad andare incontro, nella fede, al Signore Gesù che viene, anche mediante le tante iniziative che in questo tempo si tengono in Parrocchia: la Preghiera di Lodi e dei Vespri, la S. Messa feriale, gli incontri sulla Parola, ecc. Inoltre in Avvento, nella nostra tradizione ambrosiana si fanno le benedizioni alle famiglie, a differenza di quella romana che sono fatte a Pasqua. E’ un’occasione per fermarci a parlare di benedizioni. A tal proposito mi viene in mente una scena della famosa serie dei film su don Camillo che, nei confronti del suo avversario “politico” don Peppone, aveva mille ragioni per fargliele pagare. Il Signore un giorno in Chiesa gli parla: “Don Camillo, ricordati che le mani del sacerdote sono fatte per benedire!”. Ma lui scusandosi, dice: “Ma almeno posso usare i piedi?”
Battuta a parte, le benedizioni sono dei sacramentali, quasi cugini dei Sacramenti. Esse sembrano quasi sparite dall'orizzonte ordinario del cristiano, che non prega più prima di mangiare, non benedice i propri figli (forse non insegna loro neanche a pregare), ha scarsa dimestichezza con l'acqua santa, con gli "abitini" benedetti (es. lo scapolare): ignora, in poche parole, tutti quei "segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significativi e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Noi stessi sacerdoti raramente benediciamo al di fuori della Messa, dimenticandoci di avere a disposizione: “Una potenza in grado di risvegliare persino........un trattore comunista”. Questo lo ricordava don Camillo in un discorso a don Peppone e ai suoi compagni del succitato film. Concludendo, voglio augurarmi che tutti i nostri cari fedeli attendano con ansia la Benedizione Natalizia delle famiglie e delle abitazioni, mentre ringraziamo e benediciamo anche noi il Signore che ci ha donato suo Figlio come nostro fratello e Salvatore.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

lunedì 16 novembre 2009

Preghiera per la corona d'Avvento

1° domenica
Lett.: Oggi è la prima domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la prima candela. Preghiamo insieme e ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: La nostra speranza è il Signore Dio che nel suo Figlio Gesù viene in mezzo a noi per salvarci. Preghiamo insieme e ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: O Dio di speranza, accendi la tua luce nei nostri cuori. Aiutaci ad essere svegli e pronti per accoglierti con gioia.
Preghiamo insieme e ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.

2° domenica
Lett.: Oggi è la seconda domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la seconda candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: Gesù è venuto per dire a tutti Dio ci vuole bene. Se vogliamo la sua salvezza anche noi dobbiamo cambiare e vivere nell’amore. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.:. O Dio d’amore, manda la tua luce nei nostri cuori. Il tuo grande amore riempia la nostra vita. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
3° domenica
Lett.: Oggi è la terza domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la terza candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: Giovanni Battista che annuncia la buona notizia: preparate la strada perché il Signore viene. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.:. Fa’ che siamo capaci di far vedere il tuo amore al mondo intero, oggi e sempre. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.

4° domenica
Lett.: Oggi è la quarta domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la quarta candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: Gesù è venuto perché tutti gli uomini e tutti i popoli possano ritornare a lui e avere una vita piena di gioia e di pace.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.:. O Dio della gioia fa’ che il nostro cuore e la nostra mente siano liberi da ogni paura e pieni della tua gioia. Benedici noi e tutti gli uomini che sono alla ricerca della felicità.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.

5° domenica
Lett.: Oggi è la quinta domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la quinta candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: Gesù è venuto per dire a tutti che Dio ci vuole bene. Se vogliamo la sua salvezza anche noi dobbiamo cambiare e vivere nell’amore. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù..
Lett.:. O Dio d’amore, manda la tua luce nei nostri cuori. Il tuo grande amore riempia la nostra vita. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.


6° domenica
Lett.: Oggi è la sesta domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la sesta candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: A Betlemme prima arrivarono i pastori, poi i Magi, perché Gesù chiama tutti gli uomini ad incontrarsi con lui. Egli vuole essere il Salvatore di tutti. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù..
Lett.:. O Dio della nostra salvezza accendi la tua luce nei nostri cuori. Aiuta noi, tutte le persone care e tutti gli uomini del mondo a camminare verso il Natale, nella fede e nell’amore, pronti a lasciarci salvare da te. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.

Ass. Sportiva New San Lorenzo a San Vittore


Anche per il 2009-2010 l'A.S. NEW San Lorenzo ha riaperto i battenti con le squadre di pallavolo mista, calcio femminile e calcio maschile. Tra le tante iniziative, la più importante è stata sicuramente la partita della squadra dei ragazzi all'interno del Carcere S.Vittore di Milano che ha regalato momenti di sano sport e importanti momenti di collettività e condivisione molto costruttivi per i ragazzi.
E' stato bello capire che di fronte ad un pallone si è tutti umanamente accomunati, anche se chi ha sbagliato sta pagando il debito nei confronti della legge ed è giusto che sia così. I ragazzi della San Lorenzo hanno partecipato numerosi ed entusiasti, tutti arricchiti da un'esperienza sicuramente formativa (lo sport in oratorio è anche e soprattutto questo).
Marco Millocca

Avvento : un tempo di attesa e di preparazione al Natale


L’avvento, come tempo di preparazione alla festa di Natale, nasce e si sviluppa sul modello della Quaresima.
Come infatti la più importante delle feste dell’anno liturgico, la Pasqua di risurrezione, prevede un periodo di preparazione (la Quaresima appunto), così, attorno al secolo VI, la liturgia sentì il bisogno di un periodo di preparazione anche alla seconda grande festa dell’anno liturgico, cioè il Natale.
E come la Quaresima è scandita su sei domeniche, anche l’avvento fu strutturato su sei domeniche. Fu attorno al secolo VII-VIII che la Chiesa romana accorciò l’avvento a quattro settimane, e quest’uso si diffuse poi in tutta la Chiesa latina occidentale. Tranne che a Milano, però, dove si conservò il computo più antico, quello appunto delle sei domeniche.
Lo si chiamò “avvento ambrosiano”, ma solo perché nel resto della Chiesa occidentale si faceva diversamente, sul modello del “nuovo” avvento romano di quattro domeniche.
In realtà – a ben guardare dal punto di vista storico – non si tratta di una particolarità ambrosiana: a Milano, infatti, si continuò a fare quello che anticamente si faceva in tutte le Chiese.
Al di là delle differenze di computo tra cosiddetto “avvento romano” e “avvento ambrosiano”, può essere interessante e utile, anche dal punto di vista spirituale, vedere come è strutturato questo periodo di preparazione alle feste natalizie :
sono facilmente distinguibili tre parti nelle quali l’avvento ambrosiano si articola.

La prima parte, scandita dalle prime tre domeniche, potrebbe essere definita quella a contenuto “escatologico” .
Infatti, se il significato liturgico dell'avvento nel suo aspetto più ovvio e naturale è la preparazione immediata alle festività natalizie, nelle quali la Chiesa commemora il ricordo della prima venuta di Cristo salvatore degli uomini nell'umiltà della nostra condizione umana, tuttavia le letture bibliche proposte dalle prime settimane d'avvento offrono alla nostra riflessione anche il tema della seconda venuta di Cristo, quando tornerà nella gloria alla fine dei tempi e la storia degli uomini si concluderà.
Del tutto particolare poi è la seconda domenica, quando la liturgia ambrosiana propone come lettura evangelica l’episodio dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme .
Spontaneamente saremmo portati a considerare questa scelta un poco strana, perché, se consideriamo l'episodio dell'ingresso in Gerusalemme esclusivamente secondo le coordinate storico-cronologiche in cui si è effettivamente realizzato, esso dovrebbe essere riferito al ciclo delle feste pasquali (la domenica delle palme, appunto) più che al tempo di preparazione alle feste natalizie.
Tuttavia già gli antichi Padri della Chiesa videro in questo episodio quasi una immagine profetica del ritorno di Cristo alla fine della storia, del suo incontro definitivo con il popolo della città santa.
Pertinente è dunque l'accostamento di questa pagina con il clima tipico dell'avvento, così come ci viene offerto dalla tradizione liturgica ambrosiana: infatti l'attuale progressione dei vangeli domenicali, che colloca l'ingresso di Gesù in Gerusalemme fra due domeniche (la prima e la terza) di spiccato contenuto escatologico, permette di sottolineare e di rendere al contempo più evidente la particolare angolatura con cui la liturgia legge ed interpreta questo episodio della vita di Cristo.
La terza e la quarta domenica formano invece la seconda parte dell’avvento ambrosiano e sono focalizzate sulla figura di Giovanni Battista , il profeta che conclude l’Antico Testamento e inaugura il Nuovo con la venuta di Cristo.
La sua figura infatti domina i vangeli proposti in queste due domeniche.
Dal punto di vista spirituale, il messaggio è di carattere morale: l’esigenza della conversione, del mutamento di vita, come concreta forma di preparazione per accogliere il Signore che sta per venire.
Parallelamente alla figura di Giovanni Battista, domina anche la figura del profeta Isaia, di cui la liturgia propone, in questa sezione centrale dell’avvento , numerose pagine: in esse siamo invitati a ripercorre le profezie messianiche che trovano in Cristo Signore la loro piena e completa realizzazione.
L’ultima parte dell’avvento ambrosiano comincia con il 17 dicembre: praticamente è quella che popolarmente potrebbe essere definita “novena di natale” .Incastonata in questa novena è la sesta domenica, quella che precede immediatamente il natale e che porta il titolo di “Festa dell’Incarnazione o della divina maternità di Maria”.
In questo giorno la liturgia ci invita infatti a contemplare il grande mistero del Verbo eterno del Padre che si incarna nel grembo della Vergine, mostratasi disponibile ad accogliere la volontà di Dio che la voleva Madre del Messia.
Concludendo, possiamo dire che se “avvento” significa letteralmente “attesa di Cristo Signore”, allora l’intera vita cristiana può essere definita un lungo avvento, un’attesa orante del ritorno del Signore.E allora – a ben guardare – le proposte spirituali dell’avvento devono diventare il nostro impegno non solo per sei o quattro settimane (in dipendenza dalla diversità del rito), ma per una vita intera.

Il servizio della Presidenza

Carissimi fedeli ed amici,
colgo l’occasione da un piccolo disagio che provo, quando celebro la S. Messa nella nostra bellissima Chiesa, presiedendo l”Eucaristia, per parlavi di liturgia: è il fatto di avere l’assemblea dei fedeli alla mia sinistra, anziché davanti.
Ciò mi dà ancora l’opportunità per approfondire i segni della Presenza di Cristo nella Liturgia che sono: l’Assemblea, la Parola, il ministro Celebrante e la “reale” Presenza nelle Specie Eucaristiche. A questi quattro modi di Presenza corrispondono rispettivamente quattro distinti spazi e luoghi:
L’Aula (Chiesa) dove si raduna il popolo di Dio;
L’Ambone da dove si proclama la Parola;
La Sede del Ministro/celebrante;
L’Altare dove, sotto i segni del pane e del vino, si fa memoria della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, nell’attesa della sua venuta.
Pertanto, sia nel caso di nuova costruzione di Chiese o di adeguamento liturgico dell’area presbiterale, tutto questo non può essere sottovalutato.
Ciò premesso, ho dichiarato anche il mio pur piccolo disagio, riguardante l’attuale posizione della sede nella nostra Chiesa, la quale dovrebbe esprime meglio il servizio di colui che guida l’assemblea e presiede la Celebrazione nella Persona di Cristo, capo e pastore della Chiesa, suo corpo.
La sede del celebrante, infatti, è orientata verso l”altare e non verso il popolo radunato, quasi a dire che il prete non è più sentito come il ministro a servizio dell’Assemblea e della Comunità, ma semplicemente a servizio dell’altare e del rito considerato in se stesso.
Questa concezione non è corretta nell’ordinamento conciliare. “Lo spazio culturale – si legge in una Norma liturgica importante – deve rispecchiare correttamente l’immagine della Chiesa, la sua natura, la sua teologia, le modalità del suo rapporto con Dio e del rapporto dei battezzati tra loro”. E’ la grande riforma del Vaticano II che riporta alla luce l’importanza simbolica della Sede Presidenziale, a cominciare da quella del vescovo.
Concludendo, non vorrei che da quello che stiamo dicendo, mi giudicaste come un liturgista esigente ed esagerato, ma a me importa solo che non sia oscurata la vera identità del servizio ed il “Segno” della Presidenza del sacerdote celebrante.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

giovedì 12 novembre 2009

AVVENTO DI CARITA'

A partire da DOMENICA 15 novembre e per tutte le DOMENICHE di AVVENTO, si raccoglieranno, in Chiesa, prodotti alimentari non deperibili, che serviranno per i pacchi della fratellanza.
Saranno consegnati, a nome di tutta la COMUNITA', prima delle festività natalizie, alle famiglie più bisognose della parrocchia.
Prodotti consigliati:
1^ domenica : zucchero
2^ domenica : caffè
3^ domenica : olio
4^ domenica : scatolame
5^ domenica : frutta secca e cioccolato
6^ domenica : panettoni, dolci, caramelle.
La Caritas integrerà il tutto con prodotti freschi, acquistati all'ultimo momento.

GRAZIE A TUTTI.
Saranno questi buoni passi verso un NATALE di SOLIDARIETA' , di CONDIVISIONE e di PACE e AUGURI

8 novembre: Giornata Diocesana Caritas

Oggi, festa di CRISTO RE, è la Giornata Diocesana Caritas, finalizzata a sensibilizzare e far riflettere sulle diverse forme di povertà del territorio… ma non solo!
L'invito che ci rivolge oggi la Caritas diocesana è duplice: anzitutto vengono evidenziate due parole chiave, SOBRIETA' e SOLIDARIETA', da intendere non come atteggiamento occasionale ma come STILE di VITA, cioè come un vero e proprio messaggio comunicativo che possiamo trasmettere con il nostro comportamento e con le nostre scelte di tutti i giorni: un messaggio orientato all'ESSERE e non all'AVERE ed all'APPARIRE, che vuole testimoniare la nostra solidarietà e capacità di COMUNIONE e di CONDIVISIONE, sul modello di CRISTO.
Perchè la SOBRIETA' ? Proviamo a rispondere: per evitare inutili sprechi... per rispetto verso chi è del tutto privo di risorse... per ricercare un giusto equilibrio tra chi possiede troppo e chi non ha niente... per passare da una logica di assistenzialismo ad una logica di giustizia sociale... etc. etc..
In pratica, di fronte alle difficoltà economiche, ed alla crisi in atto, ci viene suggerito di trovare il coraggio di “rivedere” le nostre scelte, di “educare” il nostro desiderio e di canalizzare le nostre energie verso ciò che è importante per la nostra vita, ciò che dà testimonianza della nostra fede in Cristo e nel suo VANGELO. Riusciremo a fare questo passo, a mettere in pratica questi suggerimenti?
Almeno proviamoci!
Passiamo ora al secondo invito: la Caritas diocesana ci chiede, stavolta, fra le diverse forme di povertà esistenti, di focalizzare la nostra attenzione verso quelle “opere segno” che testimoniano la sua presenza sul territorio della diocesi (es. La Casa della Carità, il Consorzio Farsi Prossimo ecc. ) fra queste opere, l'ultima nata è il FONDO FAMIGLIA LAVORO che il nostro Cardinale ha istituito nel Natale 2008.
Nei primi quattro mesi di attività (aprile/luglio) di questo servizio, sono state aiutate, solo nel nostro Decanato, 90 famiglie (su 109 che ne hanno fatto richiesta), famiglie in difficoltà per la perdita del posto di lavoro, dovuta alla crisi.
Ebbene questo fondo ha bisogno di essere alimentato per poter continuare ad operare fino al termine previsto del 2010!
E' per questo che oggi, in tutte le Parrocchie della Diocesi si chiede una piccola offerta in base alle possibilità di ognuno, a sostegno di questo importante servizio, gestito dal SILOE, ma che riguarda anche la nostra Parrocchia.
Per chi volesse ulteriori informazioni in proposito, può contattare la Caritas o le Acli che sono disponibili il MARTEDI' - GIOVEDI' - VENERDI' pomeriggio (ore 16-18) ed il VENERDI' mattina ore (9-11) presso il Centro di Ascolto di Via Mazzini 7B – TEL. 02-48400898.
Intanto grazie a tutti!
La Caritas parrocchiale

Quel 'povero' crocifisso



Carissimi fedeli ed amici,

la stragrande maggioranza dei nostri lettori avrà sicuramente ascoltato dai TG o letto sui giornali di questi giorni una sconcertante notizia la sentenza della Corte Europea di Strasburgo, secondo la quale il Crocifisso nelle aule scolastiche non può stare.
A questo punto è necessario aggiungere subito, al dire della Santa Sede, che trattasi di una visione amara, miope ed ideologica; secondo la quale il Crocifisso “a scuola potrebbe disturbare gli studenti atei o minoranze religiose”. La CEI ricorda, invece, che il Crocifisso “non è solo simbolo religioso, ma culturale”.
Secondo i giudici europei il nostro Paese avrebbe violato degli articoli della Convenzione Internazionale: art. 2 (diritto istruzione) e art. 9 (libertà di coscienza, di pensiero e di religione). L’Italia ha tre mesi per opporsi. Ed è lodevole il ricorso del nostro Governo contro tale sentenza. Sappiamo che la decisione è provvisoria e che anche dopo, nulla cambierà in Italia.
Questo episodio che, come tanti altri, puntualmente si ripresenta nell’universo italiano o europeo dalle dubbie cosiddette “radici cristiane”, ma dai frutti acerbi e venefici, a noi cristiani europei deve fare riflettere molto.
Ce lo diciamo tra noi fedeli e discepoli del Crocifisso, profondamente rattristati e umiliati, che è un male emarginarlo dal mondo educativo: fondamentale nella storia e nella cultura del nostro Continente. Se tutto questo è servito minimamente ad indignarci, non è sufficiente.
Chiediamo piuttosto al Signore di avere i suoi stessi sentimenti di pietà e di perdono, per noi e per tutti quelli che “non sanno quello che fanno”.

Vi saluto con affetto.
Padre Renato

martedì 3 novembre 2009

'La Santità'

Carissimi fedeli ed amici,

il mese di Novembre inizia con la Festa di Tutti i Santi, seguito subito dalla Commemorazione dei fedeli defunti. Entrambi ci portano con la mente e il cuore nell’aldilà e, mentre da una parte veniamo sollecitati a considerare che la nostra vocazione è un invito alla santità, dall’altra parte il pensiero della morte ci rattrista.
Alla morte, infatti, non ci si vuole mai pensare, né preparare. La si considera un incidente spiacevole, mentre è invece la cosa più naturale di questo mondo. Mai, come nella nostra società, la morte l’abbiamo davanti agli occhi, anche all’ora dei pasti nei telegiornali. Nessuno sa più rispettare l’uomo che muore.
Quando saremo in Paradiso – ed è l’augurio più bello e più valido che possiamo rivolgere – faremo delle scoperte stupende. Anzitutto quella formidabile di vedere Dio com’è, fonte e compimento della nostra vita, ….gioia … e felicità.
In questo giorno festeggiamo tutti quei credenti che hanno speso la loro vita nella fedeltà al Vangelo e in loro la Chiesa celebra il trionfo della misericordia celeste; per ricordarci che il cielo è anche il nostro punto d’arrivo; e la soddisfazione del Signore che dice: “Bravo, entra nella gioia …….” La santità è una vocazione per tutti ed è possibile! Si capisce che la vita cristiana è fondamentalmente ottimista. Anzi, è per la Beatitudine.
I santi sono legati a noi, viventi e pellegrini. Con alcuni di loro, come Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, Gianna Beretta Molla, Don Carlo Gnocchi, ecc. noi siamo stati contemporanei, facendo un tratto di strada insieme. Ciò, (la santità) ci dovrebbe aiutare a considerare questa misteriosa comunione dei santi nella sua concretezza.
La Festa viene a ricordarci che la santità è un dovere preciso. Non è un optional. E Gesù nel Vangelo con le Beatitudini ci indica le strade precise per perseguirle; tra loro, due strade maestre, quella della povertà e della carità.
Se una cosa manca, a noi astuti e disillusi uomini del 3° millennio, è la speranza che la vita possa aver un senso. E non un senso qualsiasi, ma il senso vero, una direzione. In ebraico il termine peccato significa “fallire il bersaglio”. Noi siamo fatti per la realizzazione piena, ma con il peccato - quando manca la direzione – siamo allontanati dal nostro obiettivo.
Gesù annuncia nel Vangelo con le Beatitudini ai suoi discepoli, ad ogni uomo e a noi oggi, che è possibile colpire nel segno, colpire il bersaglio della Vita nel suo centro. Ma come tutte le cose importanti richiedono rinuncia, impegno, allenamento, sapendo poi d’essere vincitori e beati.
Ma tutto ciò costituisce una premessa alla santità, perché non possiamo fabbricarci la santità con le nostre mani, perché questa appartiene solo a Dio. Essere santo significa lasciarsi amare da Dio e il luogo su cui rispondere al suo amore, alla sua santità, è il nostro quotidiano.
Augurandoci d’essere santi, vi saluto con affetto.
Padre Renato

martedì 27 ottobre 2009

La Messa è un dono

Carissimi fedeli ed amici,

Più di un lettore mi ha espresso il proprio compiacimento nel leggere la nostra chiacchierata che è pubblicata settimanalmente sul COM. Sono sincero nell’affermare che avevo bisogno di una tale conferma per continuare il dialogo iniziato con voi. E oggi, vorrei parlarvi dell’appuntamento domenicale, la S. Messa che celebriamo nella nostra Chiesa parrocchiale.
Da subito vi assicuro che non intendo parlarvi da “teologo e/o liturgista” su questa grande realtà e Dono che Gesù ci ha lasciato nell’ultima Cena, invece desidero trattare questo argomento da sacerdote, in questo caso vostro parroco, che presiede l’Eucaristia per comunicarvi anche lo stato d’animo e di come la vive il celebrante.
Ci riuniamo di domenica, “il primo giorno dopo il sabato”. All’inizio, Il Presidente dice all’assemblea: “ Il Signore sia con voi - Pace a voi!” Si, proprio a voi! Non siete i discepoli di Gesù, adesso seduti come nel cenacolo? E chi di noi non ha bisogno della sua Presenza, di pace? Il suo non è un semplice saluto cortese, non è un augurio… il sacerdote, in nome di Gesù pronuncia la parola “pace” perché vuole crearla. Questa pace viene dalla sua Presenza reale e dall’essere riuniti nel suo Nome. Egli è qui, in questo momento. Ci conosce per nome. Conosce ogni dubbio e ferita del nostro cuore. Ci ama e ci guarisce. Ci chiede di fare comunione con Lui.
Miei cari, ogni Domenica è Pasqua, la Pasqua settimanale perché si celebra il Mistero di morte e di Risurrezione di Gesù. E per questa fede nel Cristo Risorto deve nascere in tutti dei progetti nuovi di vita: un’esperienza, questa, che segna la storia nel profondo, tanto che la vita dei primi cristiani apparirà agli occhi della gente come “vita meravigliosa” (vedi Lett. a Diogneto). La nostra vita di fede ha la sua sorgente nel “memoriale della Pasqua”, cuore della domenica e anche sua massima espressione.
Una delle grandi colpe di noi cristiani “moderni” è quella di esserci lasciati espropriare del Giorno del Signore, sostituendolo con il weekend. La Domenica l’hanno “inventata” i cristiani seri per celebrare la Pasqua ogni settimana e viverla senza Eucaristia e senza Parola di Dio è viverla da lievito andato a male.
L’ultimo punto che vorrei evidenziare della Domenica è la Gioia: è, infatti, incontro con il Risorto! Tutto il Vangelo è annunzio di gioia. Lo scrittore cristiano Chesterton diceva che: “La gioia è il gigantesco segreto del cristiano”. Non una gioia epidermica e “ritmica” di una discoteca, ma una gioia che è esperienza interiore d’armonia, di pace e di contentezza. La prassi quotidiana, invece, c’insegna che noi per credere andiamo sempre a caccia dei miracoli e non ci accorgiamo che ogni giorno di vita è un miracolo, - che siamo immersi nei miracoli – perché tutto è grazia di Dio.
Dovremmo mettiamocelo bene in testa che:
· Una Domenica senza Messa non è Domenica;
· Una Messa senza gioia non è una Messa;
. Una Domenica senza occupare il nostro posto nell’assemblea non è una Festa!

Vi saluto con affetto.
Padre

domenica 18 ottobre 2009

Giornata Missionaria Mondiale

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVIPER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2009
“Le nazioni cammineranno alla sua luce” (Ap 21, 24)

In questa domenica, dedicata alle missioni, mi rivolgo innanzitutto a voi, Fratelli nel ministero episcopale e sacerdotale, e poi anche a voi, fratelli e sorelle dell'intero Popolo di Dio, per esortare ciascuno a ravvivare in sé la consapevolezza del mandato missionario di Cristo di fare “discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19), sulle orme di san Paolo, l'Apostolo delle Genti.
“Le nazioni cammineranno alla sua luce” (Ap 21,24). Scopo della missione della Chiesa infatti è di illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio, perché in Lui abbiano la loro piena realizzazione ed il loro compimento. Dobbiamo sentire 1’ansia e la passione di illuminare tutti i popoli, con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa, perché tutti si raccolgano nell’unica famiglia umana, sotto la paternità amorevole di Dio.
È in questa prospettiva che i discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo operano, si affaticano, gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita. Riaffermo con forza quanto più volte è stato detto dai miei venerati Predecessori: la Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. Noi non chiediamo altro che di metterci al servizio dell’umanità, specialmente di quella più sofferente ed emarginata, perché crediamo che “l’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo... è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità” (Evangelii nuntiandi, 1), che “conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza” (Redemptoris missio, 2).
1. Tutti i Popoli chiamati alla salvezza
L’umanità intera, in verità, ha la vocazione radicale di ritornare alla sua sorgente, che è Dio, nel Quale solo troverà il suo compimento finale mediante la restaurazione di tutte le cose in Cristo. La dispersione, la molteplicità, il conflitto, l’inimicizia saranno rappacificate e riconciliate mediante il sangue della Croce, e ricondotte all’unità.
L’inizio nuovo è già cominciato con la risurrezione e l’esaltazione di Cristo, che attrae tutte le cose a sé, le rinnova, le rende partecipi dell’eterna gioia di Dio. Il futuro della nuova creazione brilla già nel nostro mondo ed accende, anche se tra contraddizioni e sofferenze, la speranza di vita nuova. La missione della Chiesa è quella di “contagiare” di speranza tutti i popoli. Per questo Cristo chiama, giustifica, santifica e invia i suoi discepoli ad annunciare il Regno di Dio, perché tutte le nazioni diventino Popolo di Dio. È solo in tale missione che si comprende ed autentica il vero cammino storico dell’umanità. La missione universale deve divenire una costante fondamentale della vita della Chiesa. Annunciare il Vangelo deve essere per noi, come già per l’apostolo Paolo, impegno impreteribile e primario.
2. Chiesa pellegrina
La Chiesa universale, senza confini e senza frontiere, si sente responsabile dell'annuncio del Vangelo di fronte a popoli interi (cfr Evangelii nuntiandi, 53). Essa, germe di speranza per vocazione, deve continuare il servizio di Cristo al mondo. La sua missione e il suo servizio non sono a misura dei bisogni materiali o anche spirituali che si esauriscono nel quadro dell’esistenza temporale, ma di una salvezza trascendente, che si attua nel Regno di Dio (cfr Evangelii nuntiandi, 27). Questo Regno, pur essendo nella sua completezza escatologico e non di questo mondo (cfr Gv 18,36), è anche in questo mondo e nella sua storia forza di giustizia, di pace, di vera libertà e di rispetto della dignità di ogni uomo. La Chiesa mira a trasformare il mondo con la proclamazione del Vangelo dell'amore, “che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire e... in questo modo di far entrare la luce di Dio nel mondo” (Deus caritas est, 39). È a questa missione e servizio che, anche con questo Messaggio, chiamo a partecipare tutti i membri e le istituzioni della Chiesa.
3. Missio ad gentes
La missione della Chiesa, perciò, è quella di chiamare tutti i popoli alla salvezza operata da Dio tramite il Figlio suo incarnato. È necessario pertanto rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo, che è fermento di libertà e di progresso, di fraternità, di unità e di pace (cfr Ad gentes, 8). Voglio “nuovamente confermare che il mandato d’evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa” (Evangelii nuntiandi, 14), compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della società attuale rendono ancor più urgenti. È in questione la salvezza eterna delle persone, il fine e compimento stesso della storia umana e dell’universo. Animati e ispirati dall’Apostolo delle genti, dobbiamo essere coscienti che Dio ha un popolo numeroso in tutte le città percorse anche dagli apostoli di oggi (cfr At 18,10). Infatti “la promessa è per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro” (At 2,39).
La Chiesa intera deve impegnarsi nella missio ad gentes, fino a che la sovranità salvifica di Cristo non sia pienamente realizzata: “Al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a Lui sottomessa" (Eb 2,8).
4. Chiamati ad evangelizzare anche mediante il martirio
In questa Giornata dedicata alle missioni, ricordo nella preghiera coloro che della loro vita hanno fatto un’esclusiva consacrazione al lavoro di evangelizzazione. Una menzione particolare è per quelle Chiese locali, e per quei missionari e missionarie che si trovano a testimoniare e diffondere il Regno di Dio in situazioni di persecuzione, con forme di oppressione che vanno dalla discriminazione sociale fino al carcere, alla tortura e alla morte. Non sono pochi quelli che attualmente sono messi a morte a causa del suo “Nome”. È ancora di tremenda attualità quanto scriveva il mio venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II: “La memoria giubilare ci ha aperto uno scenario sorprendente, mostrandoci il nostro tempo particolarmente ricco di testimoni che, in un modo o nell’altro, hanno saputo vivere il Vangelo in situazioni di ostilità e persecuzione, spesso fino a dare la prova suprema del sangue” (Novo millennio ineunte, 41).
La partecipazione alla missione di Cristo, infatti, contrassegna anche il vivere degli annunciatori del Vangelo, cui è riservato lo stesso destino del loro Maestro. “Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20). La Chiesa si pone sulla stessa via e subisce la stessa sorte di Cristo, perché non agisce in base ad una logica umana o contando sulle ragioni della forza, ma seguendo la via della Croce e facendosi, in obbedienza filiale al Padre, testimone e compagna di viaggio di questa umanità.
Alle Chiese antiche come a quelle di recente fondazione ricordo che sono poste dal Signore come sale della terra e luce del mondo, chiamate a diffondere Cristo, Luce delle genti, fino agli estremi confini della terra. La missio ad gentes deve costituire la priorità dei loro piani pastorali.
Alle Pontificie Opere Missionarie va il mio ringraziamento e incoraggiamento per l’indispensabile lavoro che assicurano di animazione, formazione missionaria e aiuto economico alle giovani Chiese. Attraverso queste Istituzioni pontificie si realizza in maniera mirabile la comunione tra le Chiese, con lo scambio di doni, nella sollecitudine vicendevole e nella comune progettualità missionaria.
5. Conclusione
La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità delle nostre Chiese (cfr Redemptoris missio, 2). È necessario, tuttavia, riaffermare che l’evangelizzazione è opera dello Spirito e che prima ancora di essere azione è testimonianza e irradiazione della luce di Cristo (cfr Redemptoris missio, 26) da parte della Chiesa locale, la quale invia i suoi missionari e missionarie per spingersi oltre le sue frontiere. Chiedo perciò a tutti i cattolici di pregare lo Spirito Santo perché accresca nella Chiesa la passione per la missione di diffondere il Regno di Dio e di sostenere i missionari, le missionarie e le comunità cristiane impegnate in prima linea in questa missione, talvolta in ambienti ostili di persecuzione.
Invito, allo stesso tempo, tutti a dare un segno credibile di comunione tra le Chiese, con un aiuto economico, specialmente nella fase di crisi che sta attraversando l’umanità, per mettere le giovani Chiese locali in condizione di illuminare le genti con il Vangelo della carità.
Ci guidi nella nostra azione missionaria la Vergine Maria, stella della Nuova Evangelizzazione, che ha dato al mondo il Cristo, posto come luce delle genti, perché porti la salvezza “sino all'estremità della terra” (At 13,47).
A tutti la mia Benedizione.
Dal Vaticano, 29 giugno 2009

BENEDICTUS PP. XVI

"MInisteri e ministerialità"

Carissimi fedeli ed amici catechisti/animatori,

nella Giornata Missionaria Mondiale di domenica 18 ottobre daremo il Mandato ai catechisti/animatori della nostra Parrocchia.
Colgo l’occasione per parlare sul rapporto tra ministeri ordinati e “ministerialità” nella Chiesa, vale a dire di quelli istituiti e quelli “di fatto” che evocano l’insieme del vissuto ecclesiale e non di uno solo, quello presbiterale. Nello specifico parliamo del servizio della Catechesi dei tanti operatori pastorali, ringraziando il Signore, per l’iniziazione cristiana dei ragazzi, fatto salvo il compito primario dei genitori.
Noi, come presbiteri (e diaconi), se da una parte siamo sollecitati ad esercitare il ministero affidatoci in tale ambito, non per questo dobbiamo quasi soffocare la vocazione comune dei fedeli nell’esercizio del loro “munus propheticum” (compito dell’annuncio cristiano). Non è possibile, infatti, corrispondere a quest’esigenza, se come ministri ordinati non ritroviamo un rapporto più corretto e promozionale con la ricchezza dei ministeri laicali, di cui la Chiesa è chiamata ad esercitare, se vogliamo che il Vangelo sia ancora comunicato oggi, in un mondo che cambia.
Nelle nostre Chiese locali sono progettati e attuati percorsi pastorali su cui muovere passi concreti, indicanti la strada della promozione e della formazione alla ministerialità negli ambiti propri dell’annuncio, della liturgia e della testimonianza della carità, ribaditi sempre dai nostri Vescovi italiani e dallo stesso nostro Arcivescovo, come un’urgenza pastorale di primaria importanza.
E’ importante, però, che in questi nostri servizi pastorali noi preti, suore e laici non ci sentiamo dei “solisti nel coro” della Parrocchia, del Decanato o della Diocesi. Infatti, la ricchezza di realtà che costituisce la comunità e la molteplicità degli organismi pastorali di partecipazione ( CPP, CAE, CDP, ecc..) ci permette di esprimere una propria originalità e specificità. Solo se siamo orientati, insieme, nella ministerialità ecclesiale, sapremo essere vera comunità cristiana di persone che si vogliono bene, indicanti una prospettiva di salvezza per tutti, fedeli “praticanti” e non.
Per finire, desidero formulare auspici par la nostra comunità parrocchiale per una fioritura di ministeri che sono le vocazioni personali, che il Signore concede per il bene di tutti.
Alle catechiste e agli animatori “in forza” nella nostra comunità rivolgo un grande grazie per la loro disponibilità di tempo, augurando una maggiore “sinfonia pastorale nella nostra cara Parrocchia” , la quale accordi sempre più l’agire di tutti.

Con affetto vi saluto.

Padre Renato

lunedì 12 ottobre 2009

Ai ragazzi della Cresima

Carissimi fedeli e Ragazzi della Cresima,

Mi rivolgo per primo a voi, cari ragazzi, salutandovi con molto affetto, unitamente ai vostri cari genitori e padrini/e che, insieme alle catechiste, vi hanno accompagnato fino a questo giorno di domenica 11 d’ottobre per ricevere il Sacramento della Confermazione con il quale sarete “vincolati più perfettamente alla Chiesa”, arricchiti di una “speciale forza dello Spirito” e incorporati più saldamente a Cristo per associarci maggiormente alla sua missione e aiutarci a testimoniare la fede cristiana con la parola accompagnata dalle opere.
Questo Sacramento in Oriente è amministrato immediatamente dopo il Battesimo, seguita dalla partecipazione all’Eucaristia. Ciò pone l’accento sull’unità dei tre sacramenti dell’iniziazione cristiana. Invece, nella tradizione della nostra Chiesa latina, la Comunione e la Cresima sono conferite, quando si è raggiunta l’età della ragione, e la sua celebrazione (La Confermazione) è normalmente riservata al Vescovo, “significando così che questo sacramento rinsalda il legame ecclesiale”. Così sono posti i fondamenti della vita cristiana.
Cari ragazzi “cresimandi”, voi siete i prediletti di Gesù, il vostro più grande amico, il vostro più intimo e personale per il dono dello Spirito. Mantenetevi degni di questo Dono che state per ricevere. Oggi, per tutta la nostra comunità è una Pentecoste. E’ la Festa della Chiesa. E’ il compimento della Pasqua che con il dono dello Spirito Santo raggiunge l’apice della manifestazione di Gesù sulla terra. E’ la riscoperta di una Presenza.
Ma ho l’impressione che queste realtà che stiamo annunciando non ci toccano profondamente perché non ci sono segni esterni che catturano la nostra attenzione, com’è avvenuto nel racconto degli Atti degli Apostoli: ”Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento…apparvero come lingue di fuoco che si posarono su ciascuno di loro”. Gesù ci dona il suo Spirito operante dentro di noi per renderci figli di Dio abilitandoci ad amare come Dio ama.
La Pentecoste è un evento continuo, è una creazione nuova per l’abbondante effusione dello Spirito. Con la Cresima, venendo dentro da noi, ci porta una quantità di doni che sono propri dello Spirito Santo: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timor di Dio. Alla luce di tutto questo si comprendono i compiti che l’evangelista Giovanni assegna allo Spirito Santo: Conservare fedelmente la memoria di Gesù; Comprensione comunitaria, personale ed interiore della Parola di Dio e Coraggio della Testimonianza.
Credo che tutti noi, adulti e ragazzi, dobbiamo prendere molto sul serio lo Spirito Santo che abita in noi. Queste tre condizioni sono molto concrete e verificabili. Se mancano non c’è spazio per lo Spirito. Mi piace terminare con un episodio dei tanti capitatimi in uno degli incontri di catechesi con cresimandi. Era un giovane, prossimo al matrimonio, che si preparava anche a ricevere la Cresima. Un giorno gli chiesi di botto: Perché vuoi cresimarti? Risponde: Per essere come gli altri cristiani. Poi, si corregge subito, dicendo: No! Non voglio essere come gli altri che, una volta cresimati, non vanno più in Chiesa etc.. Ogni commento è superfluo.
Nell’augurare ai nostri ragazzi di fare spazio nella loro esistenza cristiana allo Spirito Santo, vi saluto tutti con affetto.
Padre Renato

lunedì 5 ottobre 2009

Ottobre: mese delle missioni e del rosario


Ottobre ha una data particolare da ricordare, il giorno 7 quando la flotta cristiana sconfisse le truppe musulmane a Lepanto.... ma non tutti sanno che non furono affatto esclusivamente le armi a porre fine alla battaglia, bensì il ROSARIO....
Dovete sapere che Papa Pio V, divenuto poi Santo, era un Domenicano (da lui tra l'altro partirà la tradizione del vestirsi di BIANCO, perchè non volendo abbandonare il suo abito, bianco appunto, finì per piacere a tutti.... prima anche i Papi vestivano di rosso come i vescovi, il bianco è segno di purezza...) e come Domenicano era un Predicatore e diffusore della Preghiera del Rosario che secondo la Tradizione la Beata Vergine Maria consegnò a san Domenico per diffondere la Verità attraverso i Misteri della vita di Gesù.
Così san Pio V cosa fece? Certo, organizzò che ci fossero le truppe a difendere l'Europa, ma affidò anche un’altra campagna, senza armi, anzi, usando come arma LA CORONA DEL ROSARIO....
Quando i cristiani vinsero a Lepanto, i messi della buona notizia non fecero in tempo a portarla al Papa perchè attraverso una visione mistica era stato detto al Papa della Vittoria....
Successivamente, con Papa Gregorio XIII, per interessamento dei Padri di San Domenico, nel 1573, la stessa Festa assunse il nome di Beata Vergine del Santo Rosario.
Nel 1716, il Papa Clemente XI, in occasione di una nuova vittoria riportata dai cristiani nel difendere l'Europa dal pericolo musulmano, estese la celebrazione della Madonna del Rosario a tutta la Chiesa Universale.
San Pio X, nel 1913, riportò quindi la festività solenne nella data storica del 7 ottobre, dopo che, precedentemente, Leone XIII, riconosciuto e definito da molti come il Papa del Rosario, con l'Enciclica "Supremi Apostolatus” del 1° dicembre 1883, dedicò l'intero mese di ottobre alla Madonna del Rosario.

L'Oratorio

Carissimi fedeli ed amici dell’Oratorio S. Lorenzo,
nella chiacchierata di questa domenica, festa dell’Oratorio, desidero intrattenervi sull’argomento Centro Parrocchiale (Oratorio) per conoscere sempre di più questo piccolo mondo. Sappiamo tutti quanto la realtà oratoriale è fortemente radicata e ben consolidata, in particolare nelle regioni ecclesiastiche del settentrione di cui le nostre comunità parrocchiali non possono fare a meno. Vorrei, perciò, fare con voi qualche riflessione, esprimendo alcuni concetti che sono alla base dell’universo Oratorio.
Premetto che questa volta, giungendo a S. Lorenzo in Trezzano dalla Parrocchia del Buon Pastore di Padova, dove esiste anche un Centro Parrocchiale, non ho avuto quell’impatto, di per sé molto positiva per la vivacità della vita comunitaria, come quando nel 1991 approdavo tra voi dalla Parrocchia napoletana di S. Antonio, in cui mi mancava un vero e proprio Centro Parrocchiale (Oratorio). Ora, invece, fatte salve le poche differenze tra le due comunità: quella di Padova più piccola (3.200 ab.) ed appartenente ad un quartiere di Città, contraddistinta per lo più da una popolazione più anziana. Questa, invece, di gran lunga più numerosa (11500 ab.), è formata da famiglie più giovani e, quindi, con tanti ragazzi e giovani, senza ignorare gli adulti, i quali vivacizzano questo Centro Parrocchiale. La mia sensibilità rogazionista mi farebbe esclamare immediatamente che la messe è davvero grande e necessitano gli operai!
Tutta questa realtà mi dà l’occasione di pensare davvero a tutto il da fare e lo stimolo a guardare in avanti,….in prospettiva, per tentare di far vivere, tutti insieme, quei valori che contraddistinguono il pensare e l’agire in questo particolare spazio della Parrocchia, chiamato Oratorio.
Il nostro sogno è che in questo ambiente ognuno possa “sentirsi” come a casa propria ed esso diventi un Ponte tra la strada e la Chiesa per i tanti ragazzi e giovani verso i quali ci sia sempre ascolto, accoglienza, annuncio e accompagnamento da parte nostra.
Anche il Progetto del Nuovo Centro Parrocchiale-Oratorio che si sta lentamente “concretizzando” è una risorsa per l’intera comunità, sempre bisognosa di luoghi e momenti d’incontro e di scambio, mentre adempie la sua finalità primaria: il servizio alla persona e alla comunità che va attuato favorendo l’incontro e l’aggregazione sociale, ricreativa e sportiva, insieme alla promozione d’itinerari di formazione umana e cristiana.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

Partiamo insieme!

Carissimi amici e fedeli,

Quella trascorsa è stata una settimana vissuta molto intensamente in Parrocchia per la Festa di S. Lorenzo e anche ben riuscita. Con lei si è dato inizio pure al nuovo anno pastorale 2009/10 con le varie attività dei gruppi ed associazioni.
Per me che ho partecipato per la prima volta alla Festa Patronale tra voi, è stata anche una buona occasione per incontrarvi in tanti e per inserirmi in pieno nelle realtà della nostra comunità.

Inoltre, la presenza della corale del Buon Pastore e d’alcune giovani coppie della mia ex Parrocchia di Padova all’Eucaristia della Festa è stato un altro momento bello di comunione e di condivisione per le due comunità e per me che, essendo ora a S. Lorenzo, non potevo dimenticarli molto presto.
In conseguenza di ciò sento anche il bisogno di giustificare la mia emozione manifestata in Chiesa al termine della S. Messa, consegnando loro un piccolo segno, con dedica, della nostra Chiesa, molto gradito (foto Vetrata). A questo punto mi torna in mente quanto avevo espresso al mio saluto per l’inizio ufficiale del Ministero in questa Parrocchia, nel dire: “Il legame spirituale e l’amicizia che si sono creati tra fedeli e sacerdoti (specie se parroco), non possono essere spezzati dalla distanza” . E non può essere diversamente.

Ma, come vedete, ora il mio nuovo spazio di ministero assegnatomi è tra voi e con voi: ciò che potremo fare di bello e di buono, sarà possibile solo con la collaborazione di tutti, in particolare con quella dei più stretti e diretti collaboratori laici e confratelli sacerdoti.

Desidero ancora dire un grazie sincero a chi mi ha preceduto recentemente, a P. Francesco, perché la nostra comunità, che mi piace paragonarla ad un grande “autobus”, dopo la fermata per il cambio dell’autista, è risalita a bordo con tutti gli ex compagni di viaggio per continuare il suo cammino.

Vi saluto con affetto, augurando a tutti...
buon viaggio!!!

Padre Renato

martedì 22 settembre 2009

Un nuovo sacerdote tra noi


Padre Zhuir Nasser è arrivato sabato 19 settembre nella nostra Parrocchia dall'Istituto Antoniano di Roma.
E' nato a Mossul (Iraq) nel 1965. E' giunto in Italia ad Assisi tra i Padri Rogazionisti nel 1995 per iniziare il cammino di discernimento vocazionale.
Ha fatto il noviziato e la 1^ professione a Messina; ha compiuto gli Studi di Teologia a Grottaferrata (Roma).
E’ stato ordinato sacerdote a Karakosh, Mossul (Iraq) il 18.8.2006. Era presente P. Renato che lo ha presentato al Vescovo. Ha svolto i suoi primi anni di ministero nella Parrocchia Rogazionista di Roma.
Benvenuto tra noi per continuare il tuo ministero!!!

La Parola al Parroco

Carissimi amici e fedeli,
La ricorrenza della Festa di San Lorenzo, Patrono della nostra Parrocchia, e in contemporanea la Festa della Comunità, ci danno occasione di approfondire la conoscenza del Santo e di far nostro il messaggio di quest’insigne figura di diacono della Chiesa di Roma, martirizzato nell’anno 258 d. c. durante la persecuzione dell’imperatore Valeriano.
Tale tradizione - testimonianza è attestata anche dal nostro Sant’Ambrogio che parla così del sacrificio di Lorenzo per mano del fuoco, (già riportata nel pieghevole del programma della nostra Festa): “Il persecutore chiede a Lorenzo le ricchezze della Chiesa. Il diacono gli risponde mostrandogli l’immensa folla dei cristiani nella povertà”. Egli si limita a “mostrare la folla imponente dei cristiani poveri”.
Vi sono stati nella storia della Chiesa parole ed attitudini di grandezza e di bellezza, custoditi dalla tradizione e citati nel corso dei secoli come particolarmente caratteristici della linea autentica del Vangelo e della Tradizione Cristiana. La risposta di San Lorenzo al suo persecutore, avido d’impossessarsi dei beni della Chiesa gestiti dal santo diacono Lorenzo, è uno di questi gesti.
Pertanto, tutti noi in quanto fedeli appartenenti a questa comunità parrocchiale, dobbiamo ritenerci dei privilegiati e sentirci orgogliosi di averlo come patrono, identificarci sempre di più nella sua figura di testimone della carità. Nella nostra Parrocchia, grazie all’opera di tanti volontari, esistono già delle attività espressive di quest’impegno, come il Centro d’Ascolto e la Caritas parrocchiale con i vari servizi verso i bisogni del territorio.
Ma oltre questo aspetto importante in dimensione spirituale, la Festa Patronale costituisce anche un bel momento d’incontro per la gente e anche perché la comunità, di fatto, esprime nelle sue forze vive, con l’impegno fattivo dei volontari, il suo vero aspetto di vita comunitaria, sia nei giorni di preparazione, sia in quelli dello svolgimento. Nel ringraziare di cuore questi protagonisti, formulo per tutti l’augurio di Buona Festa.
Vi saluto con affetto, invocando la Benedizione del Santo.
Padre Renato

venerdì 18 settembre 2009

Lettera agli amici e fedeli

Carissimi,
Ho chiesto alla Redazione di riservarmi su questo foglio, settimanalmente (IL COM), un piccolo spazio perché desidero intrattenermi con voi, nella comunicazione e condivisione di alcune mie impressioni e sensazioni, assieme anche alle ansie pastorali di un prete. Tutto ciò servirà pure a farci crescere nella conoscenza e nella simpatia reciproca.
In questi giorni mi capita sovente d’incontrare in circostanze varie tante persone che, salutandomi, mi chiedono come mi trovo a Trezzano e se sto bene, etc…
Non vi nascondo dicendo che avverto un senso di piacere per questo loro interesse e simpatia nei miei confronti, come accade tra vecchi amici che si ritrovano dopo anni, sia trattasi d’adulti o di giovani, quasi sempre miei ex alunni.
Desidero davvero avvicinare e incontrare tutti: in strada, nelle abitazioni, in chiesa, in casa o in ufficio parrocchiale, ovunque. Un simpatico ed allegro parroco, mio collega, raccomandava ai suoi più stretti collaboratori parrocchiali: “Quando venite a trovarmi non dite: Disturbo? L’unico mio disturbo è quello di non essere disturbato abbastanza!”.
Un’ultima cosa ancora per terminare: ritengo che nel passaggio del testimone da un parroco all’altro, com’è accaduto da noi, ciò che resta (si tramanda) sia molto di più di ciò che le nostre povere persone, per quanto brave e competenti, abbiano saputo fare.
Quello che conta maggiormente è l’intero vissuto di una comunità. Perciò, fin dai primi giorni del mio “insediamento” in questa cara Parrocchia, mi sono preoccupato davvero di cogliere tutta la ricchezza e lo specifico che la comunità di S. Lorenzo vive nell’azione liturgica, nella catechesi, nell’impegno missionario, nella carità e nella vita associativa.
Tutto questo costituisce un’eredità preziosa da non disperdere, ma da reinvestire.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

Saluto del nuovo parroco

Carissimi fedeli ed amici,
Nella ripresa di questo nuovo anno pastorale 2009/10 mi è gradito rivolgervi un saluto di ben rientro dalle vacanze e di buona ripresa di vita parrocchiale. Settembre infatti è il mese della ripresa, il quale ha ispirato al grande poeta Gabriel D’Annunzio la famosa poesia per l’inizio di un nuovo cammino per i suoi pastori d’Abruzzo:“Settembre, andiamo! E’ tempo di migrare” .
In particolare, noi preti come pastori d’anime, in quest’anno sacerdotale siamo chiamati a fare delle scelte impegnative per condividere con voi e per voi una nuova avventura ministeriale per l’annuncio del Vangelo e per il servizio e il bene del Popolo di Dio.
Per tutti noi sarà la Festa del nostro Patrono S. Lorenzo del 20 settembre a dare il via alle attività parrocchiali mediante la ripresa del catechismo per i ragazzi, alla vita dell’oratorio, alle iniziative associative dei gruppi e movimenti, al servizio dei laici negli organismi pastorali e alla preziosa opera dei numerosi volontari.
Intanto, desidero ringraziare i tanti collaboratori laici che fin da subito, appena ricevuto il “testimone” dal P. Francesco, non mi hanno fatto mancare il loro sostegno. Ancora un grazie all’intera Comunità e in particolare per l’accoglienza riservatami, sincera ed affettuosa, nell’Eucaristia di Domenica 5 luglio u.s., per l’inizio del mio Ministero Pastorale. La presenza in quella circostanza di alcuni amici e fedeli della mia ex Parrocchia di Gesù Buon Pastore di Padova, che hanno voluto accompagnarmi, mi ha dato di pensare al legame spirituale e all’amicizia che si creano in tanti anni di vita condivisa e di servizio pastorale.
Infatti, sono convinto che quando siamo chiamati a servire altrove “noi preti - lo ricordava Mons. Mario Delpini in un suo scritto indirizzato alla ns. Parrocchia – siamo semplicemente dei servi” ; noi non sostituiamo l’affetto per i nostri ex fedeli ed amici con quello d’altre persone, ma esso si arricchisce di una nuova fraternità, più grande. Pertanto, se siamo pastori, vediamo accrescere il gregge e se siamo padri, crescono anche i figli.
Miei cari, posso testimoniarvi che dalla mia partenza da Trezzano, avvenuta 13 anni fa, fino al presente, non vi ho mai dimenticato, in particolare i ragazzi che ora vedo cresciuti, giovani da matrimonio. E se sofferenza c’è stata allora per il distacco, oggi la gioia è raddoppiata nel rivedervi; un sacerdote, maggiormente se parroco, vive tutto ciò con molta intensità e così pure i fedeli nei suoi confronti. Voi pure, tutto questo, l’avete vissuto di recente con il distacco dal P. Francesco al quale anch’io, come amico e confratello, ero e lo sono legato da chiara e sincera amicizia. Molti di voi, come me, erano presenti al suo saluto d’arrivederci del 31 maggio. Egli ha dato questo messaggio, lasciando la comunità. per la quale ha lavorato da parroco con intensità, amore e competenza, che essa non cambia pagina, ma siamo tutti invitati a proseguire il cammino fatto. Egli esortava ad aver fiducia nella Provvidenza e di “vivere in spirito di fede e di collaborazione questo tempo di crisi , che è sicuramente per la crescita”. “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per preparare una più certa e più grande” (Manzoni ).
In conclusione, rubando un’espressione al grande Agostino, dichiaro di venire tra voi con quest’atteggiamento: “Per voi, infatti, sono parroco (vescovo egli diceva), con voi sono cristiano” Chiedo perciò la collaborazione di tutti e di ciascuno, perché questa Parrocchia diventi Casa e Scuola di Comunione per tutti; un Ponte nella nostra cittadina per raggiungere tutti. La Vergine SS.ma e l’intercessione dei nostri Patroni: S. Lorenzo, S. Ambrogio e S. Annibale Maria ci accompagnino e ci sostengano in questo cammino. Vi saluto con affetto.
Padre Renato

mercoledì 16 settembre 2009

Saluto d'accoglienza del nuovo parroco

Domenica 5 luglio, all’ingresso della Chiesa, prima della Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Mario Delpini, il sig. Paolo Mason, a nome della comunità parrocchiale ha rivolto questo saluto al nuovo parroco.
“ Il Signore è il mio Pastore, - non manco di nulla…mi guida per il giusto cammino..- Il tuo bastone e il tuo vincastro – mi danno sicurezza “.
E’ il Salmo 22 conosciuto come – Il Buon Pastore – ed a te, P. Renato, caro due volte, perché provieni dalla Parrocchia - Gesù Buon Pastore - di Padova, dove per 9 anni hai interpretato, come dono del Signore, la figura di Parroco e perché, ed è circostanza assai gradita, con il Suo aiuto inizi ufficialmente ad rivestire il medesimo ruolo tra noi.
Oggi a nome della comunità parrocchiale di S.Lorenzo Martire, dopo le chiavi materiali e simboliche che ti ha consegnato Sua Eccellenza Mons. Mario Delpini, il Vicario Episcopale, mi sento di affermare che tutti noi ti accogliamo con gioia e slancio per donarti le chiavi del nostro cuore e della nostra mente.
Già nel 1991 sei stato fra noi come Vicario del Parroco di allora P. Alberto, dopo che i nostri amatissimi Padri Redentoristi, fondatori di questa Parrocchia, hanno trasmesso, attraverso le mani del Card. Carlo Maria Martini, la cura pastorale di questa comunità a voi Padri Rogazionisti.
Nel 1996 sei stato chiamato a S.Demetrio, nelle vicinanze dell’Aquila, come parroco polivalente: ci è gradito rinnovare, in questa circostanza di festa, la nostra solidarietà e il nostro affetto a quella comunità colpita così duramente dal terremoto; abbiamo anche pensato a loro, nei mesi addietro, con atti di concreta partecipazione all’emergenza.
Nel tuo periodo abruzzese e patavino, noi siamo stati affidati alla cura di P. Luigi e poi di P. Francesco, a cui non possiamo non far giungere il nostro enorme rimpianto e affetto per la sua opera di sacerdote e di mastro d’opera esemplare e silenziosamente efficientissimo…..anche nella gestione economica della ns Parrocchia.
Sei chiamato a portare a termine l’opera del Nuovo Centro Pastorale Parrocchiale a cui P.Francesco ha dedicato molta energia e sapienza ed era arrivato quasi alla conclusione di tutti i passaggi burocratici: tra poco, ce lo auguriamo tutti, poserai finalmente la prima pietra..
Ti attende una Comunità parrocchiale bella attiva, collaborativa e sufficientemente organizzata…multiforme…che si esprime con diversi carismi. Un CPP attento e solerte, la Caritas sempre con il grembiule pronto, le Suore sorridenti, le Acli sollecite nelle risposte, gruppi di preghiera assidui e tenaci, un Oratorio vivace e pieno di idee, nonostante i parecchi vuoti d’età…Ci sono anche altre realtà operanti, come il coro, i gruppi della Catechesi e Formazione per adulti, i Gruppi di ascolto, un affidabile stuolo di catechiste e numerosi altri volontari.
Non spaventarti, perché c’è molto da fare anche per te, ma ci conforta il fatto che i tuoi ultimi parrocchiani hanno fatto sapere che nei tuoi 9 anni di Pastore a Padova si sono realizzate più cose che nei precedenti 40 anni.
Lo attendiamo anche noi questo prodigio e siamo sicuri che con l’aiuto del Signore riuscirai a farci pregare con più convinzione e a farci stare in fratellanza e allegria con più assiduità , con miglior conforto ed in maggior numero.
Benvenuto, P. Renato, nostro nuovo Parroco, nostra guida pastorale, ma soprattutto…, come dice Gesù ai suoi discepoli, nostro amico.

lunedì 22 giugno 2009

Conosciamo meglio il nostro nuovo Parroco Padre Renato Spallone


Padre Renato è nato a Casalnuovo Monterotaro (Foggia), il 4 maggio 1936, è diventato sacerdote l’8 agosto 1965.
Ha completato la sua preparazione teologica conseguendo la Licenza in Teologia presso la Pontifica Università del Laterano in Roma, con specializzazione successiva in Catechetica pastorale e il Diploma di qualificazione per l’insegnamento della Religione.
Dopo la breve esperienza di lavoro nella Segreteria Antoniana di Trani, dal 1965 al 1968, si è inserito nella pastorale parrocchiale a Roma, dal 1968 al 1984.
Nell’ottobre del 1984 è stato trasferito a Napoli, come Parroco. Nel settembre del 1991 il card. Carlo M. Martini affida ai Rogazionisti la nuova Parrocchia S. Lorenzo M. in Trezzano Sul Naviglio (MI) dove è destinato come Vicario Parrocchiale, con il compito di V. Superiore ed Economo della Casa Religiosa. E’ incaricato dell’insegnamento di Religione nella Scuola media Statale, della Catechesi, del gruppo del R.n.S. e aiutante nell’animazione dei gruppi giovanili in oratorio.
Dopo cinque anni di permanenza in questa comunità, nel settembre del 1996 è nominato Parroco a S. Demetrio Ne’ Vestini (AQ). In Diocesi è Vicario Foraneo e Direttore del Centro Diocesano Vocazioni.
Nel mese d’ottobre del 2000, con grande dispiacere della popolazione e del Vescovo, la Casa Religiosa è chiusa dal Superiore dei Rogazionisti con la motivazione: “per mancanza di personale”.
Nell’ottobre del 2000 è trasferito a Padova, come Parroco della comunità parrocchiale “Gesù Buon Pastore”: qui cura, specie nel C.P.C., la formazione di un laicato maturo e corresponsabile, promovendo l’accoglienza di giovani famiglie con bambini; favorisce la collaborazione pastorale tra Parrocchia e Comunità religiosa nelle attività caritative assistenziali sul territorio e in quelle vocazionali. E’ responsabile e coordinatore vicariale della Catechesi. In Diocesi fa parte del Consiglio presbiterale e di Presidenza. E’ membro del Centro Diocesano Vocazioni.
Dal 1° Maggio 2009 è nominato Parroco nella nostra Parrocchia e noi gli diamo un grande benvenuto… o meglio ri-benvenuto. Buon cammino tra noi!!!