lunedì 25 gennaio 2010



FESTA DELLA FAMIGLIA
31 GENNAIO
GIORNATA PER LA VITA
7 FEBBRAIO

Carissimi parrocchiani
vi invitiamo alle iniziative che la nostra comunità ha pensato per valorizzare le giornate proposte dalla Chiesa, per testimoniare la centralità della famiglia e la cura per la Vita.
Sono piccoli gesti da vivere insieme che ci aiuteranno a riscoprire i tesori presenti nelle nostre famiglie e nella vita di ogni uomo.
Vi auguriamo di poter trovare un po’ di tempo per partecipare almeno ad alcuni di questi appuntamenti, perché quando LA FAMIGLIA PARROCCHIALE si riunisce …è bello esserci tutti !

Il parroco e la commissione famiglia


APPUNTAMENTI


DOMENICA 31 GENNAIO


"Famiglia, apriti alla festa"

Ore 10.00 solenne celebrazione della S.Messa.
Durante tutte le S. Messe verrà distribuita la Preghiera per la Famiglia, da leggere insieme in chiesa e poi in famiglia nelle nostre case: la nostra chiesa come grande famiglia, le nostre famiglie come piccole chiese domestiche.

Ore 12.45 pranzo in oratorio
Prenotazioni a numero chiuso entro e non oltre giovedì 28 gennaio presso la segreteria della parrocchia (02.4451904) oppure dell’oratorio (02.48409364), lasciando nome e recapito telefonico.
Quota adulti € 10,00 - Bambini oltre i 5 anni € 5,00 - Bambini da 0 a 5 anni Gratis

Ore 15.30 in oratorio “tombolata familiare e giochi per i più piccoli “

DOMENICA 7 FEBBRAIO


"Giornata per la vita"


Sul sagrato vendita di PRIMULE per i bambini di Haiti.

E’ un gesto piccolo, ma significativo che dice il nostro impegno
e la nostra solidarietà in difesa dei piccoli e dei deboli.
Difendiamo la sacralità della Vita.

"Il Cammino Ecumenico"

Carissimi fedeli ed amici,
nell'Udienza generale di mercoledì 20 gennaio 2010, dedicata alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18 – 25 gennaio), il S. Padre ha affermato che: “Il 2009 è stato un anno caratterizzato da positivi passi in avanti nel cammino ecumenico, tuttavia è ancora necessario pregare perché i cristiani superino le loro divergenze e diano testimonianza della comune fede in Cristo”. La Settimana di Preghiera la concluderà lo stesso Papa il 25 gennaio prossimo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, con la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo.
Nel suo discorso il Pontefice ha ricordato che la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani - che quest'anno ha come tema: “Di questo voi siete testimoni” (Lc 24,48) - si collega alla Conferenza missionaria di Edimburgo del giugno 1910, quando oltre mille esponenti del protestantesimo e dell’anglicanesimo si riunirono in quella città scozzese per riflettere sulla necessità di giungere all’unità al fine di “proporre con credibilità l’annuncio evangelico”.
A questo proposito, Benedetto XVI ha osservato che “il movimento ecumenico moderno si è sviluppato in modo così significativo da diventare, nell’ultimo secolo, un elemento importante nella vita della Chiesa, ricordando il problema dell’unità tra tutti i cristiani e sostenendo anche la crescita della comunione tra loro”. Inoltre, ha aggiunto “esso non solo favorisce i rapporti fraterni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali […] ma stimola anche la ricerca teologica”.
Il Papa ha poi riconosciuto, però, l'esistenza di “divergenze” e “gravi problemi” nella reciproca conoscenza, superabili attraverso una conoscenza personale di Dio in Cristo.
“E’ evidente che conoscere Cristo, come processo intellettuale e soprattutto esistenziale, è un processo che ci fa testimoni – ha detto –. In altre parole, possiamo essere testimoni solo se Cristo lo conosciamo di prima mano e non solo da altri, dalla nostra vita, dal nostro incontro personale con Cristo”. Ha continuato: “Incontrandolo realmente nella nostra vita di fede diventiamo testimoni e possiamo così contribuire alla novità del mondo, alla vita eterna”
A proposito del dialogo con gli ortodossi, il Papa ha evidenziato gli sforzi comuni nello studio del ruolo del Vescovo di Roma nella Chiesa indivisa del primo millennio: “Tali importanti iniziative attestano come sia in atto un dialogo profondo e ricco di speranze con tutte le Chiese d’Oriente non in piena comunione con Roma, nella loro specificità”.
Riferendosi, invece, al dialogo non sempre facile con il mondo protestante, il Papa ha ricordato che è necessario “tenere presente anche quanti progressi reali si sono raggiunti nella collaborazione e nella fraternità in tutti questi anni, in questi ultimi cinquant’anni”. “Allo stesso tempo – ha proseguito –, dobbiamo sapere che il lavoro ecumenico non è un processo lineare. Infatti, problemi vecchi, nati in un’altra epoca, perdono il loro peso, mentre nella situazione odierna nascono nuovi problemi e nuove difficoltà”. Ha quindi concluso dicendo che si deve essere sempre disponibili per un processo di purificazione, nel quale il Signore ci renda capaci di essere uniti.
Al termine della catechesi il Papa, nel salutare i giovani li ha esortati a fare di questi giorni di riflessione “un invito ad essere ovunque operatori di pace e di riconciliazione”. Rivolgendosi agli ammalati, li ha incoraggiati a fare di questa settimana “un momento propizio ad offrire le vostre sofferenze per una comunione dei cristiani sempre più piena”, mentre per i nuovi sposi, ha concluso, sia “l’occasione per vivere ancor più la vostra vocazione speciale con un cuore solo ed un’anima sola”.
Con affetto vi saluto.
Padre Renato

lunedì 18 gennaio 2010

Emergenza Terremoto Haiti

È possibile donare il proprio contributo per soccorrere le popolazioni del Paese centro-americano duramente provate dal terremoto, tramite la Caritas Ambrosiana mediante:
- donazione diretta
In Caritas Ambrosiana presso l'Ufficio Raccolta Fondi di via San Bernardino 4 a Milano: dal lunedì al giovedì dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e dalle ore 14,30 alle ore 17,30, il venerdì dalle ore 9,30 alle ore 12,30.- conto corrente postale
n° 13576228 intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS- conto corrente bancario
Agenzia 1 di Milano del Credito Artigiano intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS
IBAN: IT16 P 03512 01602 000000000578
- carte di credito:
donazione telefonica chiamando il numero 02.76.037.324 in orari di ufficio.
Causale delle offerte (detraibili fiscalmente): “Emergenza terremoto Haiti 2010”

Lavori in corso: le comunità pastorali

Carissimi fedeli ed amici,
Vi scrivo da Triuggio, mentre si sta svolgendo qui la settimana residenziale per responsabili di comunità pastorali, nuovi parroci nominati nel 2009, alla quale sono stato invitato a partecipare, insieme con una trentina d’altri sacerdoti. Credo che sia sufficiente presentarvi il quadro del programma delle giornate per conoscere, in sintesi, i contenuti e l’importanza per le nostre comunità e per noi sacerdoti.
I principali temi trattati da esperti e pastoralisti sono stati: Le Comunità pastorali e spiritualità di comunione - Uno sguardo all’identità presbiterale e dal punto di vista delle attuali sfide pastorali – La corresponsabilità pastorale e nuove Ministerialità – Il celibato nella vita del prete – I Sacramenti nella prassi del Diritto - Presenza e Presidenza del presbitero e le sue responsabilità amministrative e fiscali nella Parrocchia e nelle Comunità pastorali. Gli altri argomenti che tratteremo nei prossimi giorni riguardano Le nuove sfide culturali e sociali: ricadute sulla parrocchia e sulla comunità pastorale. Negli ultimi giorni avremo un incontro assembleare (Dialogo) con i nostri Vicari Episcopali delle sette zone della Diocesi e l’ultimo giorno una Riflessione conclusiva del nostro Arcivescovo S. Em.za Card. Tettamanzi Dionigi.
Ma voglio parlarvi in particolare di un Progetto che sta segnando il cammino della Chiesa ambrosiana negli ultimi anni: le Comunità Pastorali, ove alcune Parrocchie, pur conservando la loro titolarità, sono messe in comunione, per il rilancio della missione e della comunione, sotto la guida di un presbitero Responsabile. «È in gioco anche l’identità dei presbiteri», rileva don Luca Bressan, docente al Seminario e alla Facoltà teologica.
I seguenti dati risalgono alla scorsa estate. Le Comunità pastorali (Cp) presenti in diocesi sono 65 e per 40 di queste è stato già nominato un Direttivo. A livello di Zona pastorale, sono più avanti la II (Varese) e la III (Lecco), entrambe con 17 Cp. Ne ha 12 la V (Monza), seguono con 7 Cp la IV (Rho), con 6 la VII (Sesto), 3 la I (Milano) e la VI (Melegnano). Sono state coinvolte, finora, in questo cambiamento 214 parrocchie per un totale di oltre 780 mila abitanti. Nelle attuali Comunità pastorali sono impegnati 539 presbiteri (tra diocesani, religiosi ed extradiocesani), con 44 religiose e 28 diaconi permanenti. Hanno ricevuto un incarico anche 10 laici. Dal 2006 al 2008 sono nate circa 20 Cp in ognuno dei tre anni. Nel 2009, al 15 giugno, ne sono partite 4 e ne sono previste 25 in costituzione dal 1° settembre.
“È necessario – riferisce ancora d. Luca Bressan - un buon livello di formazione spirituale,- perché se vogliamo che tutta l’operazione abbia senso dobbiamo evitare di fermarci al solo aspetto organizzativo. Non stiamo solo cambiando mura o confini, ma dobbiamo ricordarci che ciò che conta è come noi usiamo questi strumenti per dirci cristiani e per vivere la nostra fede. È questo il livello profondo: se non lo raggiungiamo, tutti i cambiamenti non servono».
Sul progetto, quello delle Comunità pastorali che stanno segnando il volto della Chiesa ambrosiana in questi ultimi anni e mi riprometto di ritornarci, esprimendo anche qualche riflessione e contributo personale.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

Vita del Santo Curato d’Ars


Nato l’8 maggio 1786 a Dardilly, vicino a Lyon, in una famiglia di agricoltori, Giovanni-Maria Vianney ebbe un’infanzia segnata dal fervore e dall’amore dei suoi genitori. La Rivoluzione francese influenzerà ben presto, tuttavia, la sua fanciullezza e adolescenza: farà la prima confessione ai piedi del grande orologio, nella sala comune della sua casa natale e non nella chiesa del villaggio, e ad impartire l’assoluzione sarà un prete « clandestino ».
Due anni più tardi arriverà il momento della prima comunione, questa volta in un granaio, durante una Messa clandestina, celebrata da un prete « refrattario » (che non aveva giurato fedeltà alla Rivoluzione). A 17 anni Giovanni-Maria decide di rispondere alla chiamata di Dio: « Vorrei guadagnare delle anime al Buon Dio », confiderà alla madre, Maria Béluze. Ma per due anni suo padre si oppone a questo progetto: c’è bisogno di braccia per mandare avanti il lavoro dei campi. Così è a 20 anni che Giovanni-Maria comincia a prepararsi al sacerdozio, presso l'abbé Balley, parroco d'Écully. Le difficoltà che incontra contribuiscono a farlo crescere: passa dallo scoraggiamento alla speranza, si reca in pellegrinaggio a la Louvesc, sulla tomba di san Francesco Régis. È anche obbligato a disertare quando gli giunge la chiamata alle armi, per combattere nella guerra di Spagna. E tuttavia l’abbé Balley non manca costantemente di sostenerlo in tutti quegli anni di prove. Ordinato prete nel 1815, viene inviato come vicario ad Écully.
Nel 1818 viene mandato ad Ars. Là risveglia la fede dei parrocchiani con la sua predicazione, ma soprattutto attraverso la preghiera e il suo stile di vita. Si sente povero di fronte alla missione da compiere, ma si lascia afferrare dalla misericordia di Dio. Restaura ed abbellisce la chiesa, fonda un orfanotrofio (“La Provvidenza”) e si prende cura dei più poveri.
Molto presto la sua fama di confessore attira da lui numerosi pellegrini che cercano il perdono di Dio e la pace del cuore.
Assalito da molte prove e combattimenti spirituali, conserva il suo cuore ben radicato nell’amore di Dio e dei fratelli. La sua unica preoccupazione è la salvezza delle anime. Le sue lezioni di catechismo e le sue omelie parlano soprattutto della bontà e della misericordia di Dio. Sacerdote che si consuma d’amore davanti al Santissimo Sacramento, si dona interamente a Dio, ai suoi parrocchiani e ai pellegrini.
Muore il 4 agosto 1859, dopo essersi votato fino in fondo all’Amore. La sua povertà era sincera e reale. Sapeva che un giorno sarebbe morto come “prigioniero del confessionale”.
Per tre volte aveva tentato di fuggire dalla sua parrocchia, ritenendosi indegno della missione di parroco e pensando di essere più un impedimento alla Bontà di Dio che uno strumento del suo Amore. L’ultima volta fu meno di sei anni prima della morte. Fu ripreso nel mezzo della notte dai suoi parrocchiani che avevano fatto suonare le campane a martello. Ritornò allora alla sua chiesa e riprese a confessare, fin dall’una del mattino. Dirà il giorno dopo: “sono stato un bambino”. Alle sue esequie c’erano più di mille persone e tra esse il vescovo e tutti i preti della diocesi, venuti ad onorare colui che consideravano già il loro modello.
Beatificato l’8 gennaio 1905, nello stesso anno viene dichiarato “patrono dei preti francesi”.
Canonizzato nel 1925 da Pio XI (lo stesso anno di Santa Teresina del Bambino Gesù), nel 1929 sarà proclamato “patrono di tutti i parroci del mondo”.
Il papa Giovanni Paolo II è andato ad Ars nel 1986.
Oggi Ars accoglie ogni anno 450.000 pellegrini e il Santuario propone diverse attività. Nel 1986 è stato aperto un seminario, che forma i futuri preti alla scuola di Giovanni-Maria Vianney. Perché là dove passano i santi, Dio passa assieme a loro!

Settimana di Preghiera per l'unità dei cristiani


Dal 18 al 25 gennaio si celebra in tutto il mondo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che quest’anno ha per tema il versetto di Luca 24,48 “Voi sarete testimoni di tutto ciò”. E cosa è ciò di cui bisogna essere testimoni? Certamente della grazia del Signore Gesù che è il Salvatore e il centro di unità di tutti i fedeli cristiani, e da lui abbiamo ricevuto il compito di riportare a unità i suoi discepoli. Però il 2010 porta anche un’altra ricorrenza, da ricordare e rinnovare, ed è il centenario del movimento ecumenico. Infatti, si ricorda la Conferenza missionaria internazionale di Edimburgo, riconosciuta come l’inizio ufficiale del movimento ecumenico moderno.
A cento anni di distanza la tensione missionaria che riunì quei cristiani ci porta oggi a riflettere sul legame che c’è tra missione e comunione nella vita dei cristiani. E a unirci nella preghiera per essere autentici testimoni dell’unico Signore Gesù. Questa è una missione e un impegno per tutti.
La Diocesi di Milano esprime e consolida la sua storia ecumenica anche grazie al Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, organismo di incontro e di iniziative ecumeniche cui partecipano 18 Chiese cristiane presenti sul territorio ambrosiano e che da un decennio si impegnano a dare una testimonianza comune di unità. Con il Consiglio la Diocesi ambrosiana ha firmato anche la Charta Oecumenica che traccia i passi salienti del percorso ecumenico.
In cento anni il cammino ecumenico ha segnato tappe importanti, dato vita a organismi importanti di studio e di approfondimento comune e costruito una mentalità nuova di confronto, di scambio, di collaborazione; non sono mancati i tempi di tensione, le occasioni di contrasto e di incomprensione, però non è stata intaccata e neppure indebolita la certezza che insieme si può collaborare e meglio essere discepoli e testimoni dell’unico Gesù Cristo.
Ogni Chiesa e ogni tradizione, cattolica, evangelica, ortodossa, porta la sua storia, le sue specificità e i suoi valori: è insieme che si può essere più credibili come cristiani.

Per gli incontri in Milano e nelle zone Pastorali
potete consultare il sito della Diocesi:
http://www.chiesadimilano.it/

Dall’ultima lettera di Taizé dalla Cina

Anche quest'anno, come tutti i fine dicembre da 30 anni, la comunità di Taizé ha convocato e radunato 50.000 giovani di tutto il mondo in una città europea, questa volta in Polonia. Ospiti nelle famiglie e nelle parrocchie hanno potuto condividere la preghiera, la testimonianza, l'impegno, il servizio... Dall'ultima lettera scritta dalla Cina, dopo la visita del priore di Taizé ai cristiani orientali, in un vero incontro ecumenico, vi riportiamo un brano.

CONDIVIDERE CIÒ CHE ABBIAMO

Lasciare che la sete di Dio lavori dentro di noi non ci allontani dalle preoccupazioni del mondo che ci circonda.
Al contrario, questa sete ci spinge a fare l’impossibile affinché gli altri gioiscano dei beni della creazione e trovino una gioia di vivere. Fare una scelta fra i nostri desideri, accettare di non possedere tutto, ci porta a non accaparrarci di ricchezze solo per noi.
Sant’Ambrogio, già nel IV secolo, diceva: «Non è il tuo bene che distribuisci al povero, ma soltanto il suo che tu gli rendi.» Imparare a non avere tutto ci preserva dall’isolamento. Le comodità materiali sono spesso accompagnate da un ripiegamento su se stessi che conduce alla perdita di una comunicazione vera.
Basta davvero poco perché ciò non avvenga. Molte iniziative di condivisione sono alla nostra portata: sviluppare reti di assistenza reciproca; favorire un’economia solidale; accogliere gli immigrati; muoversi per capire dal di dentro culture e situazioni umane diverse; suscitare gemellaggi fra città, fra villaggi, fra parrocchie, per aiutare coloro che sono nel bisogno; utilizzare consapevolmente le nuove tecnologie per creare dei legami di sostegno… Sforziamoci per non lasciarci invadere da una visione pessimistica dell’avvenire, focalizzandoci sulle cattive notizie. La guerra non è un fatto ineluttabile.
Il rispetto degli altri è un bene inestimabile per preparare la pace. Le frontiere dei paesi più ricchi devono potersi aprire di più. Una più grande giustizia sulla terra è possibile. Non mancano le analisi e gli appelli che si prefiggono di promuovere la giustizia e la pace. Ciò che manca è la motivazione necessaria a perseverare al di là delle buone intenzioni. Il Vangelo ci chiama alla semplicità. Scegliere la semplicità apre il nostro cuore alla condivisione e alla gioia che viene da Dio.

lunedì 11 gennaio 2010

"Per la morte di Tonino Festa"

Carissimi fedeli e amici,
mi rivolgo in particolare a voi giovani che, lunedì 4 gennaio u. s., per dare l’ultimo saluto al vostro amico Tonino Festa, avete partecipato alle sue esequie. In Chiesa eravate così numerosi da farla traboccare, così pure fuori sul sagrato e sulla strada, da impedire perfino il traffico alle auto. La vostra straordinaria partecipazione, pur se prevedibile, non si poteva immaginare in questo modo.
Tonino era stato battezzato in questa Chiesa il 22 ottobre dell’anno 1989 e la prima Comunione a maggio del 1999. Il prossimo 7 agosto avrebbe compiuto 21 anni, se nonché il tragico incidente stradale a Settimo Milanese di giovedì 31 dicembre u. s., ultimo dell’anno, lo ha strappato all’affetto dei suoi cari e di tutti noi, suoi amici, proiettandolo in una nuova dimensione del tempo. In lutto, lo abbiamo accolto per l’ultima volta nella nostra Chiesa parrocchiale per stringerci intorno ai propri cari per la preghiera e il riposo eterno della sua anima, ricordandolo anche tra lacrime ed emozioni di tutti.
Nella S. Messa concelebrata da me e da P. Biagio ho ricordato quello che ho provato la sera precedente, recandomi con Suor Enrica a fargli visita in obitorio a Milano, per una preghiera e una benedizione, ma anche per dare una parola di conforto e di fede ai presenti. Vedendo, però, lì accanto il papà impietrito dal dolore e la mamma esclamare nel pianto: “Lui riempiva la nostra vita”, ho sentito forte una stretta al cuore che mi ha impedito di esprimere le parole giuste.
Il legame familiare è una delle cose più profonde e più belle della vita per questo un genitore percepisce intensamente la presenza della persona amata nella sua fragile esistenza, che quando viene meno per la morte, se abbiamo il dono della fede, crediamo che la vita “Non è tolta, ma trasformata”.
Miei cari giovani, noi crediamo che esista un vincolo spirituale con i nostri cari defunti: sentirli così presenti nella fede e pregare per loro e con loro fa parte del sentirsi Chiesa. Ecco perché questo legame diventa più forte e più presente.
Per una madre e per un padre che perdono il proprio figlio; per un fratello o per una sposa, per il proprio caro, non vi è nulla di più tremendo. Gesù ha sofferto tutto il dolore del mondo. Dio non osserva solo da lontano, ma Egli soffre con noi. La sua Madre Addolorata ha tenuto tre le braccia il Figlio insanguinato tolto dalla Croce! Se vogliamo, qui c’è la risposta a tutte le nostre domande: Perché, Signore?
Il mistero del Natale che abbiamo contemplato in questi giorni, pur nella sua atmosfera di pace e di serenità, ci ha rivelato l’estrema precarietà e povertà di un Dio che si fa uomo nelle sembianze di un bimbo, segnato già dal “destino” della sua Passione e della sua Morte innocente. Egli non è venuto a spiegarci il dolore, ma è venuto a condividerlo. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù, rispondendo a Maria che piange la morte del fratello Lazzaro, quasi rimproverandolo: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”, le dice: “Tuo fratello risorgerà..….credi tu, questo?” . E lo chiede non solo a lei, in quella circostanza, ma lo chiede a ciascuno di noi. Questa è la domanda decisiva di tutta la vita. Questo significa aver fede.
Molte persone hanno difficoltà a credere alla Risurrezione, ma anche noi cristiani non riusciamo a comprendere l’idea di una vita felice dopo la morte perchè dipende dal fatto che viviamo in un mondo materialistico. Crediamo solo quello che vediamo, tocchiamo…Ma Dio ci ha fatto per la felicità che cerchiamo tra cose passeggere e dobbiamo confessare che nulla ci può soddisfare definitivamente, rendendoci davvero felici. Per questo Sant’Agostino disse: “Il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”. Dio stesso ha posto nel nostro cuore questo desidero infinito di felicità.
Voglio terminare con una preghiera per tutti noi: “Signore della vita, Tu che sei il vero amico degli uomini, che ti sei commosso di fronte alla morte dell’amico Lazzaro e lo hai restituito all’affetto delle sue sorelle, fa che il ricordo dell’amico Tonino che ha raggiunto la tua Casa, non sia per noi fonte di tristezza e di rassegnazione, ma impegno a servire la vita dei fratelli che più soffrono e hanno bisogno. Che il tuo Spirito di vita abiti nei nostri cuori e custodisca le persone che ci sono state più care e così sia”.
Con affetto vi saluto

Padre Renato

Pellegrinaggio Parrocchiale ad Ars

e Torino con visita ai luoghi
del Curato d’Ars e alla Sacra Sindone
dall’8 all’11 aprile 2010


Giovedì 8 aprile: TREZZANO SUL NAVIGLIO /ARS
Partenza del gruppo di buon mattino. Pranzo lungo strada. Nel pomeriggio arrivo ad Ars e visita ai luoghi del Santo Curato. Sistemazione in hotel. Cena e pernottamento.
Venerdì 9 aprile: ARS/LA SALETTE/GAP
Prima colazione e partenza per il Santuario de La Salette. Tempo a disposizione per le funzioni religiose e per la preghiera personale. Pranzo. Nel pomeriggio trasferimento a Gap per la sistemazione nelle camere riservate in hotel. Cena e pernottamento.
Sabato 10 aprile : GAP/TORINO
Dopo la colazione partenza per Torino e visita alla Sacra Sindone. Pranzo in ristorante. Visita guidata a piedi del centro storico della città e, al termine, trasferimento in hotel a circa 15 km da Torino (a pochi km dalla Sacra di S. Michele), sistemazione nelle camere e cena e pernottamento.
Domenica 11 aprile: TORINO/TREZZANO
Dopo la colazione trasferimento alla Sacra di S. Michele e visita guidata. Con prenotazione anticipata, possibilità di celebrare la S. Messa alle ore 12.00. Al termine ritorno in hotel per il pranzo e, di seguito, partenza per Trezzano.

Quota individuale di partecipazione € 390.00
Quota d’iscrizione obbligatoria € 30.00

Informazioni e prenotazioni in Parrocchia al più presto (tel.02/4451904)

Parole del Santo Curato d’Ars su…

La preghiera

- La preghiera è una dolce amicizia, una familiarità sorprendente (…) è un dolce colloquio di un bambino con suo Padre.
- Avete un cuore piccolo, ma la preghiera lo allarga e lo rende capace di amare Dio.
- Non sono le lunghe né le belle preghiere che il buon Dio guarda, ma quelle che vengono dal fondo del cuore, con un grande rispetto e un vero desiderio di piacere a Dio.
- Quanto un piccolo quarto d’ora che rubiamo alle nostre occupazioni, ad alcune cose inutili, per pregare, gli dà piacere!
- La preghiera privata somiglia alla paglia sparsa qui e là in un campo. Se si appicca il fuoco, la fiamma ha poco ardore, ma se si raggruppa quella paglia sparsa, la fiamma si fa abbondante e si alza in alto verso il cielo: così è della preghiera pubblica.
- Andiamo, anima mia, vai a conversare col buon Dio, a lavorare con Lui, a camminare con Lui, a combattere e soffrire con Lui. Lavorerai, ma Egli benedirà il tuo lavoro; camminerai, ma Egli benedirà i tuoi passi; soffrirai, ma Egli benedirà le tue lacrime. Quanto è grande, quanto è nobile, quanto è consolante fare tutto in compagnia e sotto gli occhi del buon Dio, e pensare che Egli vede tutto, conta tutto!…
Con le sue parole, Giovanni Maria Vianney
ha saputo toccare i cuori e guidarli verso Dio

SINTESI del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI

per la XLIII Giornata Mondiale della Pace - “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il Creato”

Pubblichiamo una sintesi del Messaggio del Papa. Per chi volesse leggere il Messaggio per intero
può rivolgersi in Parrocchia o
può andare sul sito:
http://www.vatican.va/latest/latest_it.htm

«Il rispetto del creato riveste grande rilevanza, anche perché la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio e la sua salvaguardia diventa oggi essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità».
«L’armonia tra il Creatore, l’umanità e il creato, che la Sacra Scrittura descrive, è stata infranta dal peccato di Adamo ed Eva, dell’uomo e della donna, che hanno bramato occupare il posto di Dio, rifiutando di riconoscersi come sue creature.
La conseguenza è che si è distorto anche il compito di dominare la terra, di coltivarla e custodirla e tra loro e il resto della creazione è nato un conflitto (cfr Gen 3,17-19)».
«Il degrado ambientale è spesso il risultato della mancanza di progetti politici lungimiranti o del perseguimento di miopi interessi economici».
«Compete alla comunità internazionale e ai Governi nazionali dare i giusti segnali per contrastare in modo efficace quelle modalità d’utilizzo dell’ambiente che risultino ad esso dannose».
«Sembra infatti urgente la conquista di una leale solidarietà intergenerazionale. I costi derivanti dall'uso delle risorse ambientali comuni non possono essere a carico delle generazioni future».
«Oltre a una leale solidarietà inter-generazionale, va ribadita l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà intra-generazionale, specialmente nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e quelli altamente industrializzati».
«La crisi ecologica mostra l’urgenza di una solidarietà che si proietti nello spazio e nel tempo. È infatti importante riconoscere, fra le cause dell’attuale crisi ecologica, la responsabilità storica dei Paesi industrializzati».
«I Paesi meno sviluppati e, in particolare, quelli emergenti, non sono tuttavia esonerati dalla propria responsabilità rispetto al creato, perché il dovere di adottare gradualmente misure e politiche ambientali efficaci appartiene a tutti».
«È necessario che le società tecnologicamente avanzate siano disposte a favorire comportamenti improntati alla sobrietà, diminuendo il proprio fabbisogno di energia e migliorando le condizioni del suo utilizzo. Al tempo stesso, occorre promuovere la ricerca e l’applicazione di energie di minore impatto ambientale».
«Auspico, pertanto, l’adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita».
«Si rende ormai indispensabile un effettivo cambiamento di mentalità che induca tutti ad adottare nuovi stili di vita».
«Tutti siamo responsabili della protezione e della cura del creato. Tale responsabilità non conosce frontiere. Secondo il principio di sussidiarietà, è importante che ciascuno si impegni al livello che gli corrisponde, operando affinché venga superata la prevalenza degli interessi particolari».
«Non si può domandare ai giovani di rispettare l’ambiente, se non vengono aiutati in famiglia e nella società a rispettare sé stessi: il libro della natura è unico, sia sul versante dell’ambiente come su quello dell’etica personale, familiare e sociale».
«Non va infine dimenticato il fatto, altamente indicativo, che tanti trovano tranquillità e pace, si sentono rinnovati e rinvigoriti quando sono a stretto contatto con la bellezza e l’armonia della natura. Vi è pertanto una sorta di reciprocità: nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi». «Una corretta concezione del rapporto dell’uomo con l’ambiente non porta ad assolutizzare la natura né a ritenerla più importante della stessa persona. (...) In tal modo, si viene di fatto a eliminare l’identità e il ruolo superiore dell’uomo, favorendo una visione egualitaristica della dignità di tutti gli esseri viventi. Si dà adito, così, a un nuovo panteismo con accenti neopagani».
«Invito tutti i credenti a elevare la loro fervida preghiera a Dio, onnipotente Creatore e Padre misericordioso, affinché nel cuore di ogni uomo e di ogni donna risuoni, sia accolto e vissuto il pressante appello: Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato».

Benedetto XVI

(pubblicato sul nr. 1/2010 di Famiglia Cristiana)

Nuovi parroci, settimana residenziale

È destinata ai responsabili di Comunità pastorali, ai parroci e agli amministratori parrocchiali, nominati nel corso dell’anno 2009, la Settimana residenziale proposta dalla Formazione permanente del clero, che si svolgerà presso la Villa Sacro Cuore di Triuggio, dall’ 11 al 15 gennaio.
Ci sarà l’opportunità di incontrare l’Arcivescovo che terrà una riflessione il 15/1. È in programma anche un’assemblea con i Vicari episcopali di Zona il 14/1 per dialogare sul tema delle Comunità pastorali.
La Settimana residenziale per i nuovi parroci offrirà l’occasione per meglio comprendere quale volto spirituale è chiamato ad assumere il ministero del presbitero in questo singolare momento della vita della Chiesa.
Essa, inoltre, aiuterà a cogliere meglio il senso e il fine delle dinamiche partecipative e missionarie che le parrocchie e le Comunità pastorali sono oggi fortemente invitate a coltivare.
P. Renato parteciperà alla settimana residenziale per i nuovi parroci, e tutta la comunità parrocchiale vuole accompagnarlo con la propria preghiera.

martedì 5 gennaio 2010

"Casa di Comunione"

Carissimi fedeli ed amici,

Volendo parlare dell’identità della Parrocchia, riporto alcune definizioni della stessa, frutto di una riflessione “popolare”, d’alcuni anni addietro, di 2/3 mila fedeli parrocchiani, indipendentemente dal fatto d’essere in parte praticanti, della Diocesi di Padova, fatta nei Gruppi di riflessione.
Le tre immagini uscite da questo lavoro di confronto sono state in qualche modo “colte” e messe in evidenza dagli esperti che hanno analizzato tutto il lavoro fatto dalla base ed è stata quella d’averla percepirla come Casa di comunione, Scuola di formazione e Ponte sul territorio. Al Buon Pastore, nella mia ex parrocchia padovana, hanno partecipato a questo lavoro di Riflessione ben tre gruppi, per un totale di una quarantina di persone, alcune delle quali si sono inserite nel Direttivo del nuovo Centro Parrocchiale rinnovato.
Personalmente, delle tre definizioni, quella che maggiormente piace è la prima. Ecco che cosa bisogna intendere per “Casa di comunione”. Riporto alcuni stralci e/o frasi che possono aiutarci nella nostra parrocchia di S. Lorenzo a Trezzano: prima della Catechesi, della Liturgia, della Carità viene la comunione, o meglio, una comunità capace di accoglienza sincera, di apertura, di condivisione… Come può essere reso visibile tutto questo, cioè come si può tradurre questa sensibilità in strutture di comunione?
· Attraverso una spiritualità di comunione: (sguardo sul mistero della Trinità che abita in noi, sentire il fratello “come uno che mi appartiene”, capacità di vedere prima di tutto il positivo che c’è nell’altro, etc.)
· Attraverso la cura degli spazi e dei luoghi
- Spazio personale (capacità di stare insieme, tempo a disposizione, disponibilità, etc.)
- Spazio comunitario (liturgia, incontri, occasioni di stare insieme, etc.)
- Spazio materiale (luoghi per stare insieme, oratorio, strutture sportive e ricreative).
Su quest’ultimo punto, ora, ci sentiamo tutti impegnati per la cura e la progettazione degli spazi (Nuovo Oratorio) che non sono e non possono rimanere solo un “affare” del parroco e di pochi addetti: spazi nei quali i parrocchiani si sentano veramente “a casa”, piuttosto che “ospiti” o, ancor peggio, “utenti”.
Rinnovando gli auguri di un Nuovo Anno in comunione e in pace, saluto con affetto.
Padre Renato
A tutti l’augurio
di un nuovo anno del Signore
colmo di pace, di luce,
di amore!!!