martedì 1 giugno 2010

Non c’è Chiesa senza la Vergine Maria

Carissimi fedeli ed amici,

Questa Domenica della SS. ma Trinità chiude il mese di Maggio dedicato alla Vergine Maria. Invece Lunedì 31 maggio, ore 21,00 ci sarà la conclusione del mese mariano con la recita del S. Rosario e la “offerta dei Cuori” sul sagrato della nostra Chiesa. Non vi nascondo di provare un tantino di tristezza, al termine di questo mese, sia perché è ritenuto il più bel mese dell’anno, ma anche perché conservo nella mia memoria alcuni avvenimenti importanti della vita che mi legano a questo mese: la Nascita e il Battesimo, la Prima Comunione e la Cresima. E ancora, da quando sono qui con voi a S. Lorenzo, si è aggiunta un’altra data, quella del 1° maggio, giorno della mia nomina a parroco.
Adesso, per parlare ancora della Madonna, mi piace riportare un passaggio della catechesi di Papa Benedetto XVI, tenuta mercoledì scorso all’Udienza generale in occasione della Solennità della Pentecoste e dei primi passi della Chiesa nascente, festa che ricorre nel mese dedicato a Maria.
Diceva testualmente: “Non c’è dunque Chiesa senza Pentecoste. E vorrei aggiungere: non c’è Pentecoste senza la Vergine Maria. Così è stato all’inizio, nel Cenacolo, dove i discepoli - erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la Madre di Gesù, e ai fratelli di lui" – come ci riferisce il libro degli Atti degli Apostoli (1,14).
Il Papa, di recente pellegrino da Fatima, ha così proseguito: “E così è sempre, in ogni luogo e in ogni tempo. Ne sono stato testimone anche pochi giorni fa, a Fatima. Che cosa ha vissuto, infatti, quell’immensa moltitudine, nella spianata del Santuario, dove tutti eravamo un cuore solo e un’anima sola, se non una rinnovata Pentecoste? In mezzo a noi c’era Maria, la Madre di Gesù. E’ questa l’esperienza tipica dei grandi Santuari mariani - Lourdes, Guadalupe, Pompei, Loreto - o anche di quelli più piccoli: dovunque i cristiani si radunano in preghiera con Maria, il Signore dona il suo Spirito”.
Ha concluso la sua catechesi esortando tutti ad essere spiritualmente uniti alla Madre di Cristo e della Chiesa, invocando con fede una rinnovata effusione del divino Paraclito. Testualmente: “La invochiamo per tutta la Chiesa, in particolare, in quest’Anno Sacerdotale, per tutti i ministri del Vangelo, affinché il messaggio della salvezza sia annunciato ad ogni creatura”.

Con affetto vi saluto.

Padre Renato

martedì 25 maggio 2010

Vita cristiana e Pentecoste

Carissimi,
la Pentecoste non si riduce ad un evento legato alla storia del passato e narrato da Luca nel libro degli Atti degli Apostoli”. Essa segna l’inizio dell’azione di Dio, che, mediante lo Spirito Santo, è penetrato, continua ad essere presente nella storia dell’umanità e nella nostra umile esistenza personale. Con la Pentecoste Dio ha dato compimento al progetto di salvezza che ha avuto inizio con l’incarnazione del Verbo, ossia del Figlio di Dio fattosi uomo.
Nella professione di fede noi ripetiamo: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio”. Con la stessa energia divina gli ha dato potenza di risurrezione. Ebbene, questo Spirito di vita abita anche in noi, anima la nostra povertà di creature mortali e garantisce pure a noi vita e risurrezione. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui”. Purtroppo, manca spesso alla nostra fede la piena consapevolezza di questa dimensione del nostro vivere in comunione con Dio. Viviamo la fede con una religiosità priva della gioia di essere amati da Dio come figli; una religiosità priva della vera speranza e disancorata dal progetto di salvezza a cui Dio vuole dare compimento anche in ciascuno di noi.
La Pentecoste ci risvegli, dunque, come scosse l’intera Gerusalemme con il forte vento, che richiamò l’attenzione degli abitanti della città e di quelli che si trovavano a Gerusalemme venuti da ogni parte del mondo. Come non sentirsi santamente orgogliosi leggendo: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!”.
Ogni volta che riascolto queste parole di S. Paolo, mi torna alla mente quello che Dante scrisse nel XXVI canto dell'inferno della Divina Commedia, la frase che Ulisse rivolge ai compagni con i quali s'imbarca "Fatti non foste per viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza", definito il folle volo, un’esortazione tutta tesa a sminuire il senso del pericolo agli occhi dei suoi rematori.
Nell'immaginario dell'uomo moderno la figura di Ulisse e' il simbolo della ricerca del sapere, di colui che instancabilmente cerca nuove strade e sposta in continuazione i traguardi di quel suo inarrestabile e metaforico viaggio verso cio' che e' ancora sconosciuto.
Noi, invece, siamo destinatari di un messaggio di gran lunga superiore al “seguir virtute e conoscenze”, quello di fare la stessa esperienza della Vita di Dio in noi.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

martedì 18 maggio 2010

Il Papa a Fatima

Sul luogo delle apparizioni chiamato "Cova da Iria", fu costruito il Santuario composto da un "Recinto di preghiera" e da una vasta Spianata sulla quale si affacciano vari edifici. All'estremità nord sorge la Basilica e sulla sinistra si trova la "Capelinha", la Cappellina delle Apparizioni, costruita nel 1919.

Il Santo Padre ha letto una preghiera davanti alla statua della Vergine nella Cappellina delle Apparizioni, ed ha ricordato che il Venerabile Giovanni Paolo II compì una visita a Maria Vergine di Fatima in tre occasioni, e Le rese grazie "per quella 'mano invisibile' che lo ha liberato dalla morte nell'attentato del tredici maggio del 1981".
"Ringrazio, Madre diletta, le preghiere e i sacrifici che i Pastorelli di Fatima facevano per il Papa, condotti dai sentimenti che tu hai ispirato loro nelle apparizioni. Ringrazio anche tutti coloro che, ogni giorno, pregano per il Successore di Pietro e per le sue intenzioni affinché il Papa sia forte nella fede, audace nella speranza e zelante nell'amore".
Il Santo Padre ha offerto la Rosa d'Oro "che ho portato da Roma, come omaggio di gratitudine del Papa per le meraviglie che l'Onnipotente ha compiuto per mezzo di Te nei cuori di tanti che vengono pellegrini a questa tua casa materna".
°*°*°*°*
Altre informazioni sul viaggio Apostolico in Portogallo nel 10° Anniversario della beatificazione di Giacinta e Francesco, pastorelli di Fatima, potete trovarle sul sito della Santa Sede:
www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/travels/2010/index_portogallo_it.htm

La missione dei sacerdoti e il nuovo Confessionile

Carissimi fedeli ed amici,
l’anno sacerdotale che stiamo celebrando, in occasione del 150° anniversario dalla morte del Santo Curato d’Ars, patrono di tutti i sacerdoti in cura d’anime, si concluderà a Roma con un grande raduno alla presenza del S. Padre, venerdì 11 giugno, Festa del S. Cuore di Gesù.
All'Udienza generale di mercoledì 5 maggio u. s., Benedetto XVI ha parlato in piazza san Pietro, gremita da almeno 30 mila fedeli, sulla missione di santificare dei sacerdoti. Ha spiegato che: “la missione dei sacerdoti è quella di mettere gli uomini in contatto con Dio attraverso i sacramenti, di cui non sono padroni, ma custodi e amministratori”.
Dopo aver ricordato la sua recente visita alla Sacra Sindone di Torino, il Papa ha ricordato che il servizio sacerdotale di santificazione si “realizza nell’annuncio della Parola di Dio” e “in modo particolarmente intenso con i Sacramenti”.
Da qui la necessità che “ogni sacerdote ricordi che nella sua missione l'annuncio missionario e il culto non sono mai separati”; inoltre occorre “promuovere una catechesi adeguata per aiutare i fedeli a comprendere il valore dei Sacramenti, ma è altrettanto necessario, sull’esempio del Santo Curato d’Ars, essere disponibili, generosi e attenti nel donare ai fratelli i tesori di grazia che Dio ha posto nelle nostre mani”.
Infatti, ha aggiunto che non siamo noi uomini a fare qualcosa, ma Dio in anticipo ci viene incontro con il suo agire e “crea questo contatto, che ci trasforma man mano in vere immagini” di sé. Pertanto il prete deve avere coscienza “di essere strumento necessario all'agire salvifico di Dio, ma pur sempre strumento”. Il Santo Padre ha quindi incoraggiato i sacerdoti a dedicarsi maggiormente al Sacramento della Riconciliazione perché “il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto”, sentendosi amato da Dio e sperimentando la presenza della Misericordia Divina.
Miei cari, molto opportunamente abbiamo voluto riportare questo passaggio sulla catechesi penitenziale dell’Udienza del Papa, visto che a giorni, nella nostra Chiesa parrocchiale, sarà installato un nuovo Confessionale, a due cellette, comodo e adatto per il confessore ed il penitente, augurando a tutti i fedeli di accedere con più frequenza ed efficacia.
Infine, rivolgendosi ai fedeli, ha concluso: “Siate consapevoli del grande dono che i sacerdoti sono per la Chiesa e per il mondo; attraverso il loro ministero, il Signore continua a salvare gli uomini, a rendersi presente, a santificare. Sappiate ringraziare Dio, e soprattutto siate vicini ai vostri sacerdoti con la preghiera e con il sostegno, specialmente nelle difficoltà, affinché siano sempre più Pastori secondo il cuore di Dio”.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

lunedì 10 maggio 2010

Il Papa e la Sindone


Domenica 2 maggio Benedetto XVI si è recato in visita pastorale a Torino in occasione della Ostensione della Sacra Sindone. Quattro i momenti salienti della visita: la celebrazione eucaristica in piazza San Carlo, l’incontro con i giovani, nella stessa piazza, la venerazione della Sindone nel Duomo e l’incontro con gli ammalati nella chiesa della Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo di Torino.
La Sindone è «l’Icona del Sabato Santo», che «è il giorno del nascondimento di Dio». Lo ha evidenziato il Pontefice, nella sua meditazione in occasione della venerazione della Santa Sindone. La Sindone, allora, «ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale».

Tempo di Prime Comunioni

Carissimi fedeli, parenti ed amici,
Anche in questa seconda Domenica di Maggio, altri due gruppi complessivamente di oltre quaranta bambini e bambine, si accostano per la prima volta alla Mensa Eucaristica durante le SS. Messe delle ore 10 e delle 11,30, per incontrare il loro grande amico Gesù. Oggi, noi tutti come Assemblea Eucaristica li salutiamo con gioia e li accogliamo a questa Festa di Prima Comunione, insieme ai loro cari e all’intera comunità.
Questo avvenimento ecclesiale sacramentale che vive la nostra Parrocchia ci dà occasione di riflettere sull’Eucaristia, fonte ed culmine di tutta la vita cristiana, con la stessa gioia e gratitudine di questi bambini verso il Signore. L’insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attraverso i suoi diversi nomi.
Infatti la chiamiamo: Eucaristia, perché è rendimento di grazie a Dio per le sue opere, la Creazione, la Redenzione e la Santificazione nostra; Cena del Signore, dove Gesù ha consumato con i suoi discepoli il Pane della Vita; Frazione del pane, perché questo rito della cena ebraica è stato consumato nell’ultima cena; Assemblea Eucaristica, in quanto l’Eucaristia è celebrata con e nell’assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa; Memoriale della Passione e Risurrezione del Signore; perché attualizza l’unico sacrificio di Cristo Salvatore e della Chiesa; Santa Liturgia, perché in essa la Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione; Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il Sacramento dei sacramenti; Comunione, perché mediante questo sacramento ci uniamo a Cristo; infine S. Messa, perché la liturgia si conclude con l’invio dei fedeli (vedi rito romano) affinché essi compiano la volontà di Dio nella quotidianità della vita (1) .
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

Nota(1):
Nel rito romano latino l’invio era: Ite, missio est, oppure: dimissio est, la spiegazione più attendibile è diventata, in italiano: Messa

martedì 4 maggio 2010

Auguri a
Padre Renato
Martedì 4 maggio è il compleanno del parroco, padre Renato. Il consiglio pastorale, a nome di tutta la comunità esprime gli auguri più cordiali e prega affinché il Signore gli doni salute e sapienza per continuare a guidare la nostra comunità cristiana.
Buon Compleanno!!!

IL SACRAMENTO DEGLI INFERMI

Quando la Chiesa si prende cura degli infermi, presta servizio a Cristo stesso nelle membra sofferenti del suo Corpo mistico, e seguendo l'esempio del Signore Gesù, che «passò beneficando e risanando tutti» (At 10, 38), obbedisce al suo comando di aver cura dei malati (cfr. Mc 16, 18).
La Chiesa dimostra questa sollecitudine non solo visitando i malati, ma anche confortandoli con il sacramento del- l'Unzione, sostenendoli, sia durante la malattia che in pericolo di morte, con il sacramento dell'Eucaristia, e raccomandandoli con le sue preghiere a Dio, specialmente negli ultimi istanti della loro vita.
LA SACRA UNZIONE DEGLI INFERMI, come professa e insegna la Chiesa cattolica, è uno dei sette sacramenti del N.T, istituito da Cristo nostro Signore, adombrato come tale nel vangelo di Marco (Mc.6,13) e raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, apostolo e fratello del Signore. “Chi è malato,- egli dice -, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e pre-ghino su di lui dopo averlo unto con olio nel nome del Signore; e la preghiera fatta con fede salverà il malato, il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati (Gc.5,14-15)».
Il Concilio Vaticano II da parte sua, contiene queste ulteriori affermazioni: «L'Estrema Unzione, la quale può esser chiamata anche, e meglio, Unzione degli infermi, non è il sacramento soltanto di coloro che si trovano in estremo pericolo di vita. Perciò, il tempo opportuno per riceverlo ha certamente già inizio quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, comincia ad essere in pericolo di morte».
E che l'uso di questo sacramento rientri nelle sol- lecitudini di tutta la Chiesa, è dimostrato da queste parole: «Con la sacra Unzione degli infermi e con la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché rechi loro sollievo e li salvi (cfr. Gc 5, 14-16), anzi li esorta ad unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo.
DOMENICA 16 MAGGIO 2010
Durante la S. MESSA
delle ore 16,00
sarà amministrato comunitariamente
il Sacramento dell’UNZIONE
degli INFERMI
Gli operatori pastorali,
i Ministri della Comunione e i Parenti
sono pregati di avvisare
i loro familiari ammalati e anziani
per prepararli e segnalarli al Parroco
a ricevere efficacemente
questo Dono

Lampada per l’anno sacerdotale

La nostra Parrocchia sostiene fortemente l’iniziativa del Centro Nazionale Vocazioni: ogni prima domenica del mese, fino a giugno, durante le Santa Messe, si accenderà una lampada per l’anno sacerdotale e si dedicherà una specifica intenzione di preghiera alle vocazioni. Tutta la nostra comunità parrocchiale è chiamata a pregare per le vocazioni
Intenzione di preghiera
Verbo incarnato per amore dell’umanità, rinnova nel tuo popolo ogni giorno la mistica incarnazione, attraverso sacerdoti che vivono il sacramento dell’Ordine ricevuto, con entusiasmo e con la gioia di appartenerti, preghiamo

Le Prime comunioni: un dono per tutta la Parrocchia

Carissimi fedeli, parenti ed amici,
Il bel mese di maggio, dedicato alla Madonna, è anche tempo di Prime Comunioni. Oggi, infatti, domenica 2 maggio ’10, quaranta nostri bambini, divisi in due gruppi, il primo di Anna/ Paola alle ore 10 e il secondo di Anna/Giancarla alle ore 11,30, si accostano per la prima volta alla Mensa Eucaristica, per incontrare il loro amico Gesù.
Hanno invitato alla Festa tutti i loro cari, gli amici e la comunità che li guardano sereni, belli e puri nei loro candidi abiti, ma di più sono guardati da Gesù che vuole loro tanto bene! Il Signore Gesù ha preparato per loro questo “Giorno beato…..giorno di Paradiso che tutto è un sorriso!” come dice un antico canto; e questa Mensa, come in ogni Domenica, per fare comunione con loro.
Non c’è niente da fare, stare a vedere le opere che il Signore fa è sempre una meraviglia. Questi bambini che accolgono Gesù con trepidazione sono solo opera di Dio, i genitori che vivono con gioia ed occhi lucidi questo momento… sono un’opera di Dio e noi sacerdoti, suore e catechisti li contempliamo contenti di aver potuto partecipare. E’ vero che Lui si serve di noi, ma è anche vero che non siamo indispensabili e che sui nostri errori, sulle nostre delusioni che sempre ci sono, Lui poi alla fine realizza; e come realizza. Noi, adulti e comunità parrocchiale dobbiamo sentire una gran responsabilità per la loro crescita cristiana, in quanto loro guardano a noi. Per questo vogliamo accompagnarli con la preghiera e con tutto il nostro affetto, augurando loro che trovino sempre nella nostra Assemblea Eucaristica lo sprone e il nutrimento spirituale, necessario per la crescita cristiana, morale e spirituale.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

Progetto Nuovo Centro Pastorale

Martedì 27 aprile il Progetto Nuovo Oratorio è stato approvato in Curia dal Co.Co (Collegio dei Consultori) e, dopo aver approntato il Piano Finanziario si passa alla fase operativa.
Deo Gratias!

Messaggio per il giuramento del Nuovo Sindaco

Giovedì 29 Aprile, in Consiglio Comunale, in occasione del giuramento di fedeltà alla Costituzione del nuovo Sindaco, le due Comunità Parrocchiali hanno fatto giungere al Sindaco "l'augurio di una sincera e leale collaborazione per ogni azione a favore della gente, per una maggiore coesione sociale, per una città più umana, fraterna e gioioisa".

mercoledì 28 aprile 2010

47° Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni

Carissimi fedeli ed amici,
Domenica 25 aprile, 4^ di Pasqua, si celebra in tutta la Chiesa, la 47^ Giornata mondiale di Preghiera per le Vocazioni, giornata rogazionista per eccellenza. Istituita il 1964 da papa Paolo VI essa compie e realizza i desideri di sant'Annibale M. Di Francia il quale anelava che la rogazione (la preghiera per le vocazioni) divenisse universale. Nel corso di questi anni i vari papi hanno offerto puntualmente alla Chiesa intera un messaggio di riflessione, a partire dal Rogate, preghiera comandata da Gesù perché non manchino mai gli operai del Regno. La Famiglia del Rogate, religiosi e fedeli laici, è impegnata nella preparazione e nella celebrazione della giornata, con iniziative diverse secondo i luoghi. Venerdì scorso, infatti, si è tenuta nella nostra Chiesa parrocchiale, una veglia di preghiera a livello decanale.
Per quest'anno Benedetto XVI ha proposto un messaggio particolarmente significativo. Il titolo della GMPV è: Ho una bella notizia….. Io l’ho incontrato! Quante volte si desidera che qualcuno c’incontri e ci dica qualcosa di rasserenante per la nostra vita e il nostro cuore! Quante volte, ponendoci di fronte ad un telegiornale, s’insinua in noi un senso di sconcerto e una sottile angoscia che avvolge la nostra sensibilità! “Ho una bella notizia!» è così raro sentirlo dire. Il vero "testimone" non guarda all'esito della sua missione e del suo servizio ma cerca di proporre in maniera semplice e appassionata la propria testimonianza di vita.
* Una testimonianza che è relazione e non semplicemente annuncio di parole.
* Una testimonianza che è incontro con un'esperienza bella o una persona bella fa divenire questa bellezza qualcosa da raccontare, perché scaturisce dal cuore.
* Una testimonianza viva e serena dell'Assoluto permette di diventare narratori di un incontro che può cambiare radicalmente la nostra esistenza. Così la vocazione diviene una vera risorsa di vita e la vita torna ad essere vocazione.
Se la testimonianza del fascino di Cristo è propria di tutti i battezzati, noi presbiteri e consacrati in particolare siamo chiamati a recapitare una buona notizia e suscitare vocazioni. «Il mondo vuole sentire l'eco della gioia che le opere di Dio provocano in noi - ha detto il card. Bagnasco in un Convegno sulle Vocazioni - e vedere compiere un'opera convincente che sa di miracolo, più che risuscitare i morti: l'unità che nasce dalla comunione affettiva ed effettiva, in un contesto segnato da dissidi e divisioni”. Il Presidente della CEI ha concluso: “I giovani vogliono vedere uomini felici di appartenere a Cristo e alla Chiesa in mezzo alle difficoltà e alle prove, senza fughe: è la cartina di tornasole della maturità umana e cristiana”. Vi saluto con affetto. Padre Renato

Ostensione S. Sindone 2010: un evento indimenticabile

Lunedì 19 aprile si è svolto il nostro Pellegrinaggio parrocchiale a Torino alla S. Sindone, in una giornata splendida. Abbiamo partecipato dapprima alla S. Messa concelebrata nella Basilica di S. Maria Ausiliatrice, presieduta dal parroco P. Renato e pranzato anche al "Ristoro Don Bosco” con visita ai luoghi del Santo. Nel pomeriggio, dopo una discreta attesa in fila che si snodava nel verde dei Giardini Reali, abbiamo fatto Visita alla Sindone e pregato davanti al S. Telo. Esso è visibile per la prima volta dopo l’importante intervento di conservazione del 2002, attraverso cui sono stati asportati i lembi di tessuto bruciato a Chambéry nel 1532, le toppe apposte allora dalle suore Clarisse e sostituito il telo d’Olanda che fungeva da supporto. Novità di quest’ostensione 2010 riguardano anche il percorso d’avvicinamento al Duomo che, arricchito d’informazioni rispetto alle precedenti ostensioni, è iniziato dai Giardini Reali bassi, proseguendo attraverso uno dei punti più affascinanti del Polo Reale, la Manica nuova, per sbucare poi sul piazzale del campanile. Nella sala della prefettura sono state proiettate le nuove immagini del Telo ad altissima risoluzione. Senza parlare dell’emozione vissuta al momento del pur breve passaggio sotto la S. Sindone, rimarrà senz’altro indimenticabile nella mente di tutti noi partecipanti.

lunedì 19 aprile 2010

5° ANNIVERSARIO dell’ELEZIONE di BENEDETTO XVI al Pontificato

Lunedì 19 APRILE 2010

La Presidenza della CEI invita tutte le comunità ecclesiali in questo giorno a stringersi intorno a lui, centro di unità e segno visibile di comunione...
Nello stesso tempo, in quest'ora di prova, la Chiesa in Italia non viene meno al dovere della purificazione...
Confidando nella Sua parola, implora dal Signore energie nuove, perché ne rafforzi la passione educativa, sorretta dalla dedizione e dal generoso impegno di tanti sacerdoti che, insieme ai religiosi, alle religiose e ai laici, ogni giorno si spendono soprattutto nelle situazioni più difficili.

Auguri al nuovo sindaco di Trezzano s/N


Al primo cittadino
di Trezzano sul Naviglio,
Avv. Giorgio Tomasino,
la comunità parrocchiale San Lorenzo
formula gli auguri più sinceri,
accompagnati dalla preghiera,
per sostenerlo nell'amministrazione
del bene comune.

"Cerchiamo i buoni esempi"

Carissimi fedeli ed amici,
Credetemi, dopo aver già parlato, non volevo più ritornare sull’argomento essendo diventato, come si dice, un tormentone delle notizie del giorno. Ma i mezzi della comunicazione stanno portando avanti una «eclatante campagna diffamatoria» sui casi d’abusi pedofili, «che, secondo alcuni commentatori, non vuole colpire i preti pedofili ma Benedetto XVI, nonostante la sua decisa azione contro “la sporcizia nella Chiesa”». È quanto si legge sul sito web della Radio Vaticana, dopo le accuse rivolte anche di recente dalla stampa estera ai “silenzi” di papa Ratzinger durante la Settimana Santa.
La «campagna» orchestrata contro la Chiesa cattolica risulta «ancora più strana e paradossale» se si pensa che ad esempio negli Stati Uniti i sacerdoti cattolici coinvolti in casi d’abusi pedofili sono meno dello 0,03%. È quanto scrive la Radio Vaticana sul suo sito citando “un rapporto governativo statunitense” del 2008 sugli abusi: «Per oltre il 64% - riporta la Radio Vaticana sulla base del rapporto - sono commessi da genitori, parenti o conviventi, dunque all’interno delle relazioni familiari; nelle scuole del Paese quasi il 10% dei ragazzi subisce molestie».
In proposito, l'emittente della Santa Sede cita l'intellettuale statunitense George Weigel, per il quale "il Papa è sotto attacco perché afferma l'esistenza della verità, mentre forze potenti in Occidente la negano. La Chiesa - ricorda la nota trasmessa nel radiogiornale internazionale - difende la giustizia, e la prima giustizia è il diritto alla vita, difende la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna". Così c'è chi vede "nelle mancanze di alcuni figli della Chiesa l'opportunità di distruggere gli insegnamenti della Chiesa", escludendola dal dibattito pubblico su temi cruciali; per non parlare poi di "avvocati senza scrupoli che tentano di mettere le risorse del Vaticano alla portata dei tribunali". In quest’attacco, rileva Radio Vaticana: "Weigel - l’intellettuale statunitense - vede anche il coinvolgimento di settori cattolici che perseguono una rivoluzione mai realizzata: fine del celibato, ordinazione delle donne e diminuzione dell'autorità dei vescovi".
È molto interessante l’osservazione del vescovo di Chieti, il noto teologo mons. Bruno Forte che, parlando delle persecuzioni di questi tempi dei cristiani in India, afferma che se la grande stampa riportasse solo un centesimo di questi fatti, al confronto del “chiacchiericcio” dei preti pedofili, per dirla con il Card. A. Sodano, si farebbe un buon servizio alla verità. E’ facile giudicare e additare un esempio cattivo, quanto intorno ci sono centinaia, migliaia d’esempi buoni.
Terminando, mi sento di dire meno male che la nostra gente conosce i propri preti; soprattutto li stima e prega per loro e per la loro missione.
Con affetto vi saluto.
Padre Renato

mercoledì 14 aprile 2010

Il nuovo libro del Cardinale


Nessuno sia solo. Lettere alla famiglia è il titolo del libro scritto dal cardinale Dionigi Tettamanzi (Rizzoli, 110 pagine), che a pochi giorni dalla sua uscita in libreria è già alla prima ristampa. L’Arcivescovo parla alla famiglia di oggi, cellula fondamentale della società, e ai giovani, andando dritto al cuore dei loro problemi con uno sguardo lucido e insieme pieno di speranza. Quello della Chiesa capace di essere casa per tutti.
Con l’immediatezza e la confidenza che sono da sempre il suo tratto distintivo, il Cardinale bussa alle porte delle famiglie, per aprire con ognuna un dialogo sincero sulle difficoltà concrete e più urgenti del vissuto quotidiano. Lo fa attraverso tre lettere - della serie che il vescovo indirizza periodicamente ai fedeli, che rivolgono un messaggio di speranza e di apertura alle famiglie segnate dalla sofferenza e dal lutto, alle coppie che sperimentano il dolore della separazione e infine ai giovani, che con la forza dei loro sogni sono chiamati a costruire un domani più sostenibile.

Progetto San Lorenzo Paraguay

Carissimi fedeli ed amici,
insieme ai nostri animatori del Gruppo Missionario v’invitiamo a contribuire al “Progetto Scuola e Centro di Formazione S. Lorenzo” in Paraguay. Si tratta di un’Opera Sociale, approvata dal Governo Generale dei Padri Rogazionisti, che prevede un costo totale d’euro 59.208,50. Per questo oggi, Domenica 11 aprile ’10 abbiamo organizzato una Giornata Missionaria Rogazionista per una Raccolta d’offerte.
L’iniziativa si situa nel contesto della giovane “Parrocchia Madonna di Fatima de Barceguillo” nella Città e Diocesi di S. Lorenzo (Paraguay); la Parrocchia conta 20 mila fedeli. Si tratta di un complesso di 3 edifici che potranno consentire lo svolgimento d’attività educative, professionali e ricreative per bambini, adolescenti e giovani. Per la forte disuguaglianza sociale esistente nel Paraguay, ed in modo particolare nella popolosa città di San Lorenzo, i giovani d’età inferiore ai 15 anni sono ad elevatissimo rischio di emarginazione sociale.
E’ necessario accompagnarli nel processo d’educazione e formazione umana, professionale e religiosa; facilitare l’istruzione normale ai ragazzi e proporre alcuni corsi professionali agli adolescenti e ai giovani, i meno garantiti del quartiere. Il cantiere dei lavori è già avviato e gli edifici da elevare sono così concepiti: il primo sarà aperto ai giovani dai 14 ai 19 anni per l’apprendistato di materie tecniche; nel secondo e terzo edificio saranno accolti i giovani della formazione professionale di meccanica, elettronica, carpenteria, artigianato. Sul terreno circostante si prevedono degli spazi per gli sport, un parco per i più piccoli ed un ambiente polivalente.
Non resteremo indifferenti verso i nostri Missionari Rogazionisti che s’impegnano in quest’opera sociale ed educativa, Contribuiremo anche noi, di S. Lorenzo di Trezzano, a garantire con le nostre offerte un ambiente formativo a dei bimbi e giovani esposti al rischio emarginazione e delinquenza, per offrire un percorso di formazione professionale e consentire loro un accesso dignitoso al lavoro.
Nel ringraziarvi anticipatamente per la vostra adesione, vi saluto con affetto.
Padre Renato

martedì 6 aprile 2010

Pasqua con chi vuoi, ma con Qualcuno

Ogni anno, in occasione delle mie Visite alle Famiglie per le Benedizioni asquali (1), come ogni parroco, incontro tante situazioni e persone con le quali mi piace “chiacchierare tanto”, quando le circostanze me lo permettono.
A seguito di uno di questi incontri, ho trovato un giorno nella cassetta della posta un “scritto” dal titolo “Sotto le Feste Pasquali”, ricevuto dal simpatico Signor Gerardo abitante in Via Buonarroti, che avevo incontrato in casa in compagnia del figliolo, visitando appunto la Parrocchia. Con il permesso dell’autore, riporto con piacere e per intero il contributo “con preghiera, - si legge - se ritieni opportuno, di pubblicarlo sul Foglio parrocchiale di collegamento”:
Figlio: “Papà, guarda, c’è un avviso sul portone”.
Papà: “Sarà qualcosa che riguarda l’acqua, il gas o simili”.
Figlio: “No, è il prete che dice che verrà a benedire la casa, e dice anche di aspettarlo e dice anche quando; ma non ti sembra un po’ arrogante? E poi come si permette di (fare) attaccare un volantino con lo scotch sul portone?”
Padre: “Vedremo come sarà trattato quel volantino”.
Qualche giorno dopo il campanello gracchia. “Chi è?”. Immediata una voce mi risponde da dietro la porta. “Sono il parroco”. Caspita! Mi sorprendo a pensare, “questo vuole proprio entrare”, e con questo pensiero gli apro la porta.
Il parroco entra, ci salutiamo, ci diciamo che ci siamo incontrati la volta del Battesimo della piccola Irene che abita al piano di sopra. Sono trascorsi 12/13 mesi! Da parte mia cerco di dare qualche segno d’attenzione alle attività della Parrocchia riportando qualche passaggio letto sul “Foglio Parrocchiale”, ma per forza di cose risulta essere impreciso. Il parroco garbatamente mi corregge: ”… la vetrata della bussola è stata fatta, ti riferisci all’ascensore..”. Parlando del più e del meno ci diciamo che la vita della città rende difficile l’incontro con le persone e le famiglie.
Don Renato mi racconta che è stato in visita presso una comunità cristiana in IRAQ (in occasione dell’ordinazione sacerdotale di P. Zuhir). Mi racconta anche con gli occhi le emozioni vissute in quella comunità. Le persone s’incontrano, si accolgono, si considerano l’un l’altro. Le relazioni sono salde, vive, non escludono alcuno. Il calore umano si sente sulla pelle e scalda come null’altro.
Terminando, Don Renato diventa nostalgico e dubbioso: “Noi qui tutto questo l’abbiamo quasi perso acquistando un maggior benessere materiale; ne vale la pena?”. “No! - Rispondo con decisione, pur cogliendo il tono retorico della domanda, anzi, aggiungo, - “Chi si rende conto del valore di ciò, fa bene ad attivarsi perché l’uomo è proprio lì, nell’incontro! Molti uomini sensibili e di responsabilità capiscono che la chiave è lì, ma non trovano il modo di frenare la degenerazione della trama relazionale così grave in ambito urbano”.
Il quel momento colgo il senso dell’azione del Parroco: “è venuto a trovarmi, è venuto a ricordarmi il da farsi. E’ venuto a ricordarmi che Dio in Cristo ha incontrato l’uomo e lo ha riportato alla vita, è venuto a darmi un esempio pratico d’Eucaristia, è venuto a spiegarmi la Pasqua di Risurrezione.
Dunque l’uomo è nell’incontro, nell’accoglienza, nella considerazione dell’altro. E allora….Pasqua con chi vuoi, ma con qualcuno! Dopo qualche giorno mio figlio mi riporta che il volantino è ancora in bella vista e gli spiego che quella è la risposta alle sue domande.
Qualsiasi altro commento aggiuntivo è superfluo.
P. Renato Spallone
Padova, Pasqua ’06
Nota Bene: Questa lettera è stata pubblicata su
LA DIFESA del POPOLO della Diocesi di Padova in occasione della Visita alle Famiglie

La sua vittoria è la nostra!

Carissimi fedeli ed amici,
il dono della pace e della riconciliazione offertici dal Risorto sono gli ingredienti forti per un cristiano autentico. La gente che non crede e non pratica la vita della Chiesa cerca degli uomini e delle donne “protagonisti” che vivono riconciliati con se stessi e pacificati con tutti; non si tratta tanto di persone di grande pietà, ma di persone che vivono quelle realtà interiori che il Cristo personifica nel suo amore universale.
Oggi, viviamo la gioia di questa Pasqua di Risurrezione, perché, me lo auguro, abbiamo potuto fare un’esperienza mirabile con il Signore e tra noi; Egli non ci ha solo chiesto dei doveri religiosi, ma la nostra vita. Facciamo nostra questa preghiera liturgica pasquale: “O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di Risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signor Risorto”.
Quando il passaggio è stato fatto, la meta si può raggiungere; fatto il traforo del Monte Bianco, si può raggiungere il versante opposto. Non basta che quel traforo esista, bisogna decidersi a percorrerlo. Gesù con la sua morte e risurrezione ci ha aperto il passaggio alla pienezza della vita - questo vuol dire Vita Eterna, ma con Lui dobbiamo andare, dobbiamo camminare.
Gesù è la pienezza dell’umanità nuova, aspira a trascinare dietro a sé tutti gli uomini in un movimento di risurrezione. Sarà così la nostra grande Festa.
Auguri di Buona Pasqua a tutti.
Con affetto vi saluto.
Padre Renato

lunedì 29 marzo 2010

"La notizia"

Carissimi fedeli ed amici,
ho ricevuto in questi giorni un’e-mail da parte di una lettrice, chiedendomi di scrivere qualcosa sul COM e rispondere alle “preoccupazioni” di tanti credenti “per quello che si sta svelando – si legge testualmente - come una ferita enorme: il tema di preti pedofili (nella Chiesa irlandese). Ci chiedevamo se potessi scrivere qualcosa di coraggioso, che ci aiutasse a capire….. So che è un tema spinoso, ma se non ne parliamo senza paura, la gente semplicemente trarrà le proprie conclusioni e si allontanerà. Scusami se mi sono permessa”.
Per quanto riguarda quest’argomento ritengo che, se da una parte è giusto parlarne, e in questo momento lo sta facendo con “coraggio” la Chiesa, direttamente nella persona dello stesso Pontefice, però è necessaria tanta riflessione, preghiera e moderazione da parte di tutti, appunto per capire. Infatti, il S. Padre ha scritto in questi giorni ai fedeli cattolici dell’Irlanda una lettera in merito agli “atti peccaminosi e criminali” di cui si sono macchiati alcuni sacerdoti e religiosi irlandesi nei confronti di ragazzi e giovani.
In essa il Papa esprime il suo profondo turbamento di fronte alla vicenda degli abusi, che ha suscitato “sgomento” e “senso di tradimento” tra i cattolici a causa anche della “risposta spesso inadeguata” della Chiesa irlandese, colpevole di “gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo", e ha chiesto ai vescovi di continuare "a cooperare con le autorità civili nell'ambito di loro competenza". Il problema, scrive il Santo Padre, “che non è specifico né dell’Irlanda né della Chiesa”, va affrontato “con coraggio e determinazione” e attraverso un “cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione”.
Tra i fattori all'origine di questi scandali, il Papa indica le “procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa”; e una “insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati”. A mio modesto parere e conoscenza, spesso trattasi di soggetti non idonei o inadatti per la scelta di vita celibaria. E ancora si legge: “Una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità d’ogni persona”.
A quei sacerdoti e religiosi dell’Irlanda, che si sentono “delusi, sconcertati e adirati per il modo in cui queste questioni sono state affrontate” dai superiori e “personalmente scoraggiati e anche abbandonati” scrive: “In questo tempo di sofferenza [...] v’invito a riaffermare la vostra fede in Cristo, il vostro amore verso la sua Chiesa [...] In questo modo, dimostrerete a tutti che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia”.
Rivolgendosi infine ai Vescovi, il Papa afferma: “Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini d’abusi [….] “Tutto questo ha seriamente minato la vostra attendibilità ed efficacia – aggiunge –. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano”.
Papa Benedetto XVI termina la Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, pensata “con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa”.
Vi saluto tutti con affetto.
Padre Renato

lunedì 22 marzo 2010

La Benedizione del Dio dei Padri

Il Dio di Abramo ti chiami
per un cammino di sogno e di promessa
e ti provveda nei crocevia.

Il Dio di Sara ti insegni
l’amore per una vita senza orizzonti
e una speranza per i giorni senza aurora.

Il Dio di Giacobbe ti riveli
il punto imprevedibile dell’incontro
e i segni della lotta e della ricerca.

Il Dio di Mosè ti parli faccia a faccia
nello specchio della storia e nei segni dei tempi
perché tu lo veda come se vedessi l’invisibile.

Il Dio di Giosuè ti spinga a confidare
in tutti i nuovi inizi
e ad assumere la decisione di guida.

Il Dio di Samuele ti trovi disponibile
ad ascoltare la sua voce
e a non disattendere il grido del popolo.

Il Dio di Elia ti accolga
nella soavità della brezza e del silenzio
per non confonderlo con uno spettacolo.

Il Dio di Raab accetti il fiore della tua accoglienza
risparmi i tuoi e la tua casa
e ti iscriva nella stirpe regale del suo Unto.

Il Dio di David ti conceda
il dono del pentimento
e il coraggio del perdono e della lode

(Suor Emanuela Melo de Souza OSB)

“ La Domenica, tempo santificato o vuoto?”

Carissimi fedeli ed amici,

voglio parlarvi della Domenica, prendendo spunto da un’omelia pronunciata dal Papa Benedetto XVI parlando del Giorno del Signore. Ha detto che la Domenica, nelle nostre società occidentali, si è mutata in fine-settimana, in tempo libero.
Ecco le sue precise parole: “Se il tempo libero non ha un centro interiore, da cui proviene un orientamento per l’insieme, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e non ricrea. Il tempo libero necessita di un centro: l’incontro con Colui che è la nostra origine e la nostra meta”.
Sono parole molto forti e chiare con le quali noi sacerdoti e catechisti, operatori pastorali e genitori, dovremmo insistere in ogni occasione e presso di tutti: adulti, giovani e ragazzi per far comprendere che le nostre famiglie e la gente in genere è disorientata, in mezzo a mille distrazioni. Le nostre Chiese, la domenica e feste, sono sempre più vuote. E’ una constatazione avvertita ovunque e da tutti. Questo fenomeno, durante i mesi estivi, assume forme impressionanti.
Il Pontefice, nell’omelia ricordata prima, commentando la testimonianza degli antichi martiri di Abitene che esclamavano: “Senza Domenica non possiamo vivere”, ribadiva questo concetto: noi cristiani abbiamo bisogno del contatto con il Cristo Risorto, “Di questo incontro – diceva testualmente – che ci unisce, ci fa guardare oltre l’attivismo della vita quotidiana, verso il Dio Creatore, dal Quale proveniamo e verso il Quale andiamo”.
Miei cari, se riusciamo a capire la bellezza del Giorno del Signore con l’Eucaristia, noi cristiani non lo vivremmo come un “precetto”, ma come una necessità interiore.
In questa prospettiva la Messa domenicale acquisisce un significato diverso, perché il Banchetto Eucaristico diventa caparra e anticipazione di quel Banchetto al quale siamo invitati e dove Dio stesso si metterà a servire.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

giovedì 18 marzo 2010

Comunicato sul Progetto Nuovo Oratorio

Giovedì 11 marzo è stata convocata d'urgenza dal Parroco la Commissione del Nuovo Centro Parrocchiale per esaminare ed approvare gli elaborati definitivi e aggiornati dei Progetti dell'ampliamento e ristrutturazione del Nuovo Oratorio (pianta copertura e prospettica del piano terra e primo piano). Tutti i presenti sono rimasti soddisfatti del lavoro compiuto dai nostri professionisti ing. Durè e dall'arch. Tecci. Il Progetto sarà presentato al più presto possibile al Collegio dei Consultori e, preparato il quadro economico, andrà in delibera in Curia Arcivescovile. Deo Gratias!!!

“L’attualità del Concilio sulla Parrocchia”

Carissimi fedeli ed amici,
leggendo i documenti del Concilio Vaticano II, mi colpisce sempre di più, in modo positivo, l’attualità del suo insegnamento sulla Parrocchia, sulla spiritualità dei laici e lo sviluppo della vita della Chiesa. Già il Papa Paolo VI, in una sua catechesi del 1968, parlando del Concilio Vaticano II appena concluso, si esprimeva così: “Esso vuole rendere più intensa l’attività apostolica del Popolo di Dio e attende anche dai laici, come membra vive del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, il contributo d’una viva e personale collaborazione, sia alla missione salvifica della Chiesa, sia all’instaurazione dell’ordine temporale secondo il disegno di Dio”.
Questa affermazione non è per se stessa una novità, perché scaturisce dalla natura stessa della vocazione cristiana; ma è stata messa in tale evidenzia dal Concilio, e intimata con tale autorità e ripetuta con tanta insistenza, da costituire per il cristiano cosciente una questione nuova, quella in pratica dell’attività che ogni cristiano deve apportare alla vitalità e sviluppo della Chiesa.
Fermando ora l’attenzione sulla collaborazione ministeriale all’interno della Chiesa, (catechista, animatore, laico impegnato, ecc..), dovremo osservare che questo compito è aperto a tutti, aderendo di propria volontà ad una o più delle tante forme d’attività che alimentano il fervore, la spiritualità e l’efficacia di una comunità parrocchiale, riunita autenticamente intorno al nome di Cristo.
Nella succitata catechesi del Pontefice che ha dato attuazione al Concilio, veniva dallo stesso ribadito questo concetto che: “è importante innanzi tutto scoprire il carattere comunitario, organizzato, non solo ideale e spirituale ma visibile, concreto, istituzionale della Chiesa e dare a questa Chiesa sociale, che riflette e perpetua il mistero dell’Incarnazione, e che, umana qual è non è senza i suoi limiti e i suoi difetti, la propria fedele e cordiale adesione. Questo è il primo apostolato”.
Tutto questo richiede per ciascuno di noi, oggi fedeli e parrocchiani di S. Lorenzo, un discernimento serio e chiedersi qual è il grado di questa nostra adesione: “totale o parziale, sincera o ambigua, amorosa o dispettosa, operante o inerte, stabile o intermittente, fidata o infida, ecc…. E chiedersi anche se si abbia un concetto esatto di quella primigenia espressione della comunità cristiana, che è la Parrocchia, la propria Parrocchia; e se per quest’organismo ecclesiale, prima fonte autorizzata e responsabile della Parola di Dio e della Grazia di Cristo, da buon fedele, si faccia qualche cosa, non foss’altro con l’affezione, la frequenza e l’aiuto”.
Il Pontefice precisava che: “Questo è il secondo grado d’apostolato, a cui nessuno è inabile e a cui nessuno dovrebbe sottrarsi. Se noi riuscissimo a dare all’istituzione parrocchiale la sua pienezza di preghiera e di carità, d’organizzazione e di solidarietà, di coscienza ecclesiale e d’esercizio benefico e pedagogico, noi avremmo già compiuto opera grande, moderna e ottima d’apostolato”.
Terminava che tutti possono collaborare; e, “cosa meravigliosa – diceva testualmente, - i più piccoli sono i primi a dare alla Parrocchia il suo profondo senso apostolico: i ragazzi che frequentano il catechismo, o altro, la frequenza dell’oratorio – questa magnifica istituzione polivalente: pedagogica, ricreativa, religiosa, sociale – o che s’inseriscono in giuste associazioni e rallegrano le feste della comunità, compiono opera anch’essi d’apostolato interno, d’alta qualità e di gran merito”.
Tutto ciò forma la grand’Assemblea spirituale della Parrocchia. In questo modo per tutti c’è l’invito a partecipare. Con affetto vi saluto.
Padre Renato

Terremoto in Cile: i primi aiuti della Caritas

Mentre cresce il numero delle vittime del terremoto che ha colpito il Cile sabato scorso, la Caritas è impegnata per organizzare i primi soccorsi alla popolazione. Volontari e operatori sono all’opera per fornire riso, pasta, latte in polvere, aceto ai senzatetto.
Per contribuire è possibile donare il proprio contributo tramite:
· Donazione diretta presso l’Ufficio Raccolta Fondi in Via San Bernardino, 4 a Milano (orari ufficio);
· Conto corrente postale n. 13576228 intestato alla Caritas Ambrosiana Onlus
· Conto corrente bancario presso l’Agenzia 1 di Milano del Credito Artigiano intestato a Caritas Ambrosiana Onlus
IBAN: IT16 P 03512 01602 000000000578
· Carta di credito: donazione telefonica chiamando il numero 02 76037324 in orari d’ufficio; oppure direttamente collegandosi al sito www.caritas.it
Causale delle offerte (detraibile fiscalmente) “Emergenza terremoto: Cile 2010”

Lampada per l’anno sacerdotale

Una lettera recapitata a tutti i parroci d’Italia in cui «in maniera delicata e discreta» si invita ad accedere una «Lampada per l’Anno Sacerdotale» durante la Messa di ogni prima domenica del mese e a dedicare una specifica intenzione di preghiera alle vocazioni. A presentare la proposta e a firmare il testo è don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni, che definisce il progetto – approvato dall’Assemblea generale dei vescovi italiani dello scorso novembre ad Assisi – un «piccolo seme» per lanciare una grande preghiera lungo la Penisola.
La Diocesi di Milano lo propone a tutte le parrocchie e il nostro Decanato appoggia con entusiasmo questa iniziativa.
Anche la nostra Parrocchia sostiene fortemente questa iniziativa e ogni prima domenica del mese, fino a giugno, durante le Santa Messe, si accenderà una lampada per l’anno sacerdotale .
Tutta la nostra comunità parrocchiale è chiamata a pregare per le vocazioni .

"Il Tempo di Quaresima"

Carissimi fedeli ed amici,
Il Tempo di Quaresima è un tempo propizio che Dio ci dona per una conversione spirituale. La Chiesa, nella sua realtà profonda di “sacramento dell’intima unione con Dio” (LG 1), è chiamata a farsi interprete, mediatrice, educatrice dell’incontro dell’uomo con Dio, non un Dio generico, ma Dio “fatto carne”, Dio misericordioso rivelato e donato a noi in Gesù Cristo, che si è sacrificato per noi, con il cuore aperto sulla croce. Si tratta, anzitutto, di educare e accompagnare all’incontro, all’esperienza di Dio, a stabilire una relazione con Dio, ad “adorare il Padre in spirito e verità” (cf. Gv 4, 23). La fede non è riducibile a idee su Dio, ma è accogliere Dio, amarLo e quindi fare la Sua volontà
“Ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso…” (Gl 2, 12-13). Questo accorato invito di Dio risuona all’inizio della Quaresima ed è rivolto a ciascuno di noi. “Ritornate…” si tratta di ritornare, perché da chi la nostra vita ha origine permanente se non da Dio? D’altra parte Dio è Padre che sempre attende il nostro ritorno. E ancora siamo esortati: “Oggi, se ascoltate la Parola di Dio, non indurite il vostro cuore…”(Sal 94).
L’indurimento del cuore, nella Sacra Scrittura, è un male grave e temibile, perché rende insensibili a percepire la presenza di Dio e a stabilire una relazione con Lui. Il cuore sensibile a Dio è un cuore puro, umile, che confida in Dio. Ritornare a Dio vuol dire riconoscere che Dio è il Fondamento, Principio e Fine ultimo della nostra vita, il nostro Bene Supremo; nello stesso tempo vuol dire riscoprire e affermare la nostra vera identità e la più alta dignità perché noi siamo “immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1, 26). Riconoscere Dio come Dio vuol dire adorarLo, riconoscerLo come Assoluto, il Creatore, il Padre di tutti.
La Sacra Scrittura mette in rilievo che, senza il riferimento reale a Dio, l’uomo perde il giudizio di verità riguardo a se stesso e nella valutazione delle cose; in secondo luogo cade nella dissolutezza morale. Si tratta, anzitutto, di educare e accompagnare all’incontro, all’esperienza di Dio, a stabilire una relazione con Dio, ad “adorare il Padre in spirito e verità” (cf. Gv 4, 23). La fede non è riducibile a idee su Dio, ma è accogliere Dio, amarLo e quindi fare la Sua volontà. Questo è il compito primario della comunità cristiana, e dovrebbe essere assunto con sapienza e coraggio dai presbiteri, diaconi, dai consigli pastorali, dai catechisti e dagli operatori pastorali. Perciò impegniamoci con generosità a educare allo stile di vita autenticamente cristiano, e quindi alla preghiera, alla sobrietà, alla carità, attingendo con abbondanza alle sorgenti sacramentali della Riconciliazione e dell’Eucaristia.
Come operatori e collaboratori pastorali, dovremmo pensare anche a delle proposte mirate a quei fratelli che hanno lasciato la pratica religiosa, ma sentono, sia pur confusamente, il desiderio e la ricerca di un’esperienza spirituale. Scuotiamoci dalla pigrizia e dal torpore. Abbiamo il coraggio di proposte impegnative, ben motivate, anche per i giovani.
Per questo motivo vivremo un momento forte di tre sere per gli Esercizi Spirituali in Parrocchia (in Chiesa), mercoledì 10, giovedì 11 e venerdì 12 marzo alle ore 21. Gli incontri saranno guidati da P. Silvano Pinato, Superiore Provinciale dei Rogazionisti, in visita alla nostra comunità.
Accogliendo l’invito a “rimetterci” con vigore in cammino verso la Pasqua di Resurrezione, vi saluto con affetto.
Padre Renato

“Il male e la sofferenza nel mondo…”

Carissimi fedeli ed amici,
tempo fa riflettevo sul problema della presenza del male e della sofferenza in questo mondo, mi giungeva un’e-mail da un giovane genitore, il cui contenuto calzava molto con quanto stavo pensando in quel momento. L’amico mi confidava di aver letto lo scritto che m’inviava in allegato e, mi faceva notare che: “Ci stava riflettendo parecchio”, proponendomi, inoltre, di fare copie da mettere a disposizione in Chiesa o in Patronato (mi trovavo ancora a Padova) e concludeva: “Se ha toccato me, toccherà anche agli altri!”
La riflessione cominciava con queste parole: “Se una persona cara ti manca, non piangere……alza gli occhi e ricorda che è sotto il tuo stesso cielo”.
Così l’ho voluta riportare, in parte, in questa mia chiacchierata: “In un’intervista della TV americana – si leggeva - Jane Clayson ha chiesto ad una ragazza, orfana a causa della tragedia delle Torri Gemelle: Dio come ha potuto permettere che avvenisse una sciagura del genere? La risposta che ha ricevuto è… interessante”. La ragazza ha risposto: “Io credo che Dio sia profondamente rattristato da questo, proprio come lo siamo noi; ma per anni noi gli abbiamo detto di andarsene dalle nostre scuole, di andarsene dal nostro governo, di andarsene dalle nostre vite. Essendo Lui quel galantuomo che è, io credo che con calma Egli si sia fatto da parte.
Come possiamo sperare di notare che Dio ci dona ogni giorno la Sua benedizione e la Sua protezione se Gli diciamo: - lasciaci soli?. Considerando i recenti avvenimenti… attacchi terroristici, nelle scuole. ecc. penso che tutto sia cominciato, quando 15 anni fa M. M. O’Hare ha ottenuto che non fosse più consentita alcuna preghiera nelle nostre scuole americane, e gli abbiamo detto OK.
Poi qualcuno ha detto: è meglio non leggere la Bibbia nelle scuole… (la stessa Bibbia che dice. Tu non ucciderai, Tu non ruberai, ama il tuo prossimo come te stesso) e noi gli abbiamo detto OK. Poi, il dottor Benjamin Spok ha affermato che noi non dovremmo sculacciare i nostri figli se si comportano male perché la loro personalità è deviata e potremmo arrecare danno alla loro autostima, e noi abbiamo detto: un esperto sa di cosa sta parlando, e così abbiamo detto OK.
Poi, qualcuno ha affermato che sarebbe opportuno che gli insegnanti e i presidi non punissero i nostri figli, quando si comportano male, e gli abbiamo detto OK. Poi alcuni politici hanno detto: Non è importante ciò che facciamo in privato purché facciamo il nostro lavoro – e d’accordo con loro, noi abbiamo detto OK. Poi qualcuno ha detto: il Presepe non deve offendere le minoranze, - così nel famoso museo M. Tussaurd di Londra al posto di Maria e Giuseppe hanno messo la Spice girl Victoria e Backam, e noi abbiamo detto OK. E poi qualcuno ha detto: stampiamo riviste con fotografie di donne nude e chiamiamo tutto ciò: salutare apprezzamento per la bellezza del corpo femminile. E noi gli abbiamo detto OK.
Ora ci chiediamo come mai i nostri figli non hanno coscienza e non sanno distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Probabilmente, se ci pensiamo bene, noi raccogliamo quello che abbiamo seminato. Buffo come sia semplice, per la gente, gettare Dio nell’immondizia e meravigliarsi perché il mondo sta andando a ….l’inferno! Buffo come tutti vogliono andare in Paradiso, ma al tempo stesso non vogliono credere.., pensare, né fare nulla che dice la Bibbia. Buffo come crediamo a quello che dicono i giornali, ma contestiamo ciò che dice la Bibbia. Buffo come tutti vogliono andare in Paradiso, ma al tempo stesso non vogliono credere… pensare, né fare nulla di ciò che dice la Bibbia”. Buffo come si stia in casa dal lavoro per una festività religiosa, ma non si riconosca nemmeno quale sia la ricorrenza”.
La riflessione continua, ma per motivo di spazio devo chiudere. E pensando alle cose di casa nostra, ogni commento è superfluo, mentre vi saluto con affetto.

Padre Renato

GESTO QUARESIMALE: aiutiamo la Maflow

Tutta la comunità parrocchiale è coinvolta in un gesto di solidarietà che ci interpella e dal quale nessuno può sentirsi esonerato: la precaria situazione dei dipendenti della ditta MAFLOW.
Diverse famiglie del nostro territorio sono tra questi. Per questo troveremo un cesto in oratorio e uno in Chiesa dove poter donare € 1,00 ogni settimana.
Ci sembra un gesto concreto, sorretto dalla preghiera, per vivere bene questa Quaresima.

P. Tito a due anni dal suo transito

Ricordiamo che venerdì 19 febbraio 2010 ricorreva il 2° anniversario della morte di P. Tito Furlan, secondo parroco della nostra Parrocchia (1966 – 1984).
La Comunità parrocchiale lo ha ricordato con la Celebrazione della Santa Messa alle ore 18,00.

Progetto Nuovo Oratorio

Nei giorni scorsi in Curia c’è stato l’incontro tra i nostri Tecnici e quelli della Curia Arcivescovile. Il sottoscritto non era presente e ha ricevuto questa comunicazione dal nostro ing. Luca Durè: ”Oggi hanno dato il benestare, salvo qualche aggiustamento tecnico che ho concordato di vedere in fase successiva all’approvazione del Co.Co. (Collegio dei Consultori). Dobbiamo aggiornare il quadro economico e predisporre le viste prospettiche di massima e poi dovrebbero portarlo in delibera”.
P. Renato

“Ricordando la Messa alla Maflow…”

Carissimi fedeli ed amici,

Domenica 14 febbraio, anche Giornata della solidarietà per la Chiesa italiana, noi parroci delle due Parrocchie di Trezzano e numerosi fedeli, assieme al Vicario Episcopale S.E. Mons. Mario Delpini, come già sapete, abbiamo celebrato la Santa Messa alle ore 11.00 nello stabilimento della Ditta MAFLOW per i dipendenti e le loro famiglie, i quali da qualche mese sono in cassa integrazione e rischiano il posto di lavoro. Oltre alle Autorità civili e militari della nostra cittadina, era presente l’intera Giunta comunale con il sindaco Signora Liana Scundi.
Il gesto dell’Eucaristia che abbiamo voluto porre nel particolare momento di crisi economica per queste famiglie di Trezzano ha voluto essere un segno di fraternità, comunione e di condivisione della comunità cristiana. Il Vescovo all’omelia ha detto con forza di non cedere alla disperazione, esortando tutti a vivere la speranza cristiana e, proprio in questa Giornata della Solidarietà, a far sentire la vicinanza e l’impegno di stare a fianco di chi vive la presente difficoltà per la crisi occupazionale.
Agli operai e dipendenti della Maflow certamente è passato il messaggio di questa Celebrazione nella quale si è fatto presente Cristo eucaristico, avendo potuto cogliere nei loro atteggiamenti, negli interventi e nelle preghiere espresse la loro serenità e la voglia solamente di lottare per non perdere il loro posto di lavoro che è per le loro famiglie: “Dignità, sicurezza, vita e futuro” la quale non ha niente a che fare con le rivendicazioni stereotipe d’altri tempi e di altri personaggi.
Al termine della S. Messa noi parroci abbiamo consegnato al giovane responsabile dei dipendenti, Massimo Lettieri, una busta contenente poche centinaia di euro per le loro necessità.
Ma desideriamo coinvolgere l’intera comunità parrocchiale, insieme ai ragazzi della catechesi, per il segno quaresimale di condivisione per bilanciare in minima parte la precaria situazione di diverse famiglie del nostro territorio. Questo ci sembra un modo concreto di vivere lo spirito di preghiera, di penitenza e di carità in questo tempo liturgico.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

“...in occasione dell’ostensione del corpo di Sant’ Antonio”

Carissimi fedeli ed amici,

come molti già sanno, da lunedì 15 a sabato 20 febbraio 2010 i fedeli potranno venerare le Spoglie mortali di Sant’Antonio, esposte nella Cappella delle Reliquie della Basilica del Santo in Padova. S’intende così dare seguito al desiderio espresso da molti di rivedere il Corpo del Santo, prima del suo ritorno alla splendida Cappella dell'Arca, recentemente restaurata. L'ostensione coincide anche con la festa liturgica della Traslazione di S. Antonio 15 febbraio (detta anche Festa della Lingua).
In occasione di quest’evento, perciò, voglio parlarvi del Santo di Padova che spicca nella Chiesa tra i grandi araldi del Signore per il suo fervore apostolico e per i suoi prodigi a favore dei poveri. Del resto anche il Santo Padre nell’Udienza Generale di Mercoledì scorso 10 febbraio 2010 ha dedicato la sua catechesi alla figura di un Santo molto venerato nella Chiesa cattolica, nel contesto della storia della Chiesa del XIII secolo, chiedendo più generosità con i poveri.
Ha spiegato Benedetto XVI che: “La vera ricchezza è quella del cuore, la generosità con i poveri. E' un insegnamento di Sant'Antonio da Padova, molto importante nei giorni nostri, nel contesto della crisi economica attuale”. Ha aggiunto: “Per questo motivo, Antonio più volte invita i fedeli a pensare alla vera ricchezza, quella del cuore, che rendendo buoni e misericordiosi, fa accumulare tesori per il Cielo".
Ma un altro motivo più particolare e personale mi spinge a parlarvi del Santo “senza nome” di Padova, da dove sono giunto prima di mettere piedi a S. Lorenzo in Trezzano sul Naviglio. Innanzi tutto non vi nascondo il mio precedente legame con Sant’Antonio, avendolo ereditato dalla mia famiglia e dai miei genitori che portavano entrambi il suo stesso nome che poi lo hanno anche dato all’ultimo dei miei fratelli.
Inoltre, la mia appartenenza alla famiglia rogazionista, segnata dalla presenza di S.Antonio, quale Patrono speciale per le Opere educative - assistenziali di Padre Annibale da lui voluto, me l’hanno reso sempre più vicino e familiare. A tutto questo va aggiunta un'altra circostanza, che oltre vent’anni del mio ministero pastorale (1968 –2010) li ho svolti in due Parrocchie, a Roma e a Napoli, intitolate a Sant’Antonio da Padova.
Lunedì 15 febbraio p. v. mi recherò a Padova per un controllo ospedaliero e non perderò l’occasione per visitare la sua Tomba e pregare, ricordandomi di tutti voi.
Con affetto vi saluto
Padre Renato

"La giornata per la vita"

Carissimi fedeli ed amici,

Domenica 7 febbraio 2010 si celebra la 32esima Giornata per la Vita. Promuovere la vita umana comporta anche assicurare un necessario benessere: questo in sintesi può essere il senso del Messaggio dei Vescovi Italiani per la Giornata. Il benessere, di cui parlano i Vescovi è diverso. Intanto, non è un assoluto, cioè non è la cosa più importante: “Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana. Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l’uomo nella sua interezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell’indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa”.
Il benessere economico è nell’ordine dei mezzi, non dei fini. Cioè va ricercato in quanto permette di condurre una vita serena, non per la bramosia di possedere e di avere. Il suo valore “è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita”.
Che cosa permette di garantire il benessere economico? Consente di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento, le cure mediche, l’istruzione, la realizzazione nel proprio ambito lavorativo.
Ai giovani offre la sicurezza di poter costruire una nuova famiglia. Il benessere economico, così, inteso va di pari passo con una vita sobria. “Anche la crisi economica – sostengono i Vescovi - che stiamo attraversando può costituire un’occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio”. Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene più grande.
Con affetto saluto
Padre Renato

"La forza della vita una sfida per la povertà"

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente
per la 32a Giornata Nazionale per la vita

Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana.
Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l'uomo nella sua interezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell'indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento, cure mediche, istruzione. Una certa sicurezza economica costituisce un'opportunità per realizzare pienamente molte potenzialità di ordine culturale, lavorativo e artistico.
Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria che ha investito molte aree del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti. La povertà, infatti, può abbrutire e l'assenza di un lavoro sicuro può far perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, in ogni caso, di motivi di inquietudine per tante famiglie. Molti genitori sono umiliati dall'impossibilità di provvedere, con il proprio lavoro, al benessere dei loro figli e molti giovani sono tentati di guardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia.
Proprio perché conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore della vita umana e quale minaccia sia insita in una crescente povertà di mezzi e risorse. Proprio perché ci sentiamo a servizio della vita donata da Cristo, abbiamo il dovere di denunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi.
Il benessere economico, però, non è un fine ma un mezzo, il cui valore è determinato dall'uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita. Quando, anzi, pretende di sostituirsi alla vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte. Anche per questo Gesù ha proclamato beati i poveri e ci ha messo in guardia dal pericolo delle ricchezze (cfr Lc 6,20-25). Alla sua sequela e testimoniando la libertà del Vangelo, tutti siamo chiamati a uno stile di vita sobrio, che non confonde la ricchezza economica con la ricchezza di vita.
Ogni vita, infatti, è degna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà. L'uso distorto dei beni e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamo custodi e non padroni. Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi, ma ricche di umanità e in grado di gustare la vita, perchè capaci di disponibilità e di dono.
Anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituire un'occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perchè la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio, denunciando ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizio etico, il delitto dell'aborto. Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene più grande. Del resto, come insegna il Papa Benedetto XVI nella recente Enciclica Caritas in veritate, "rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico" (n. 45), in quanto "l'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica" (n. 44).
Proprio il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare o interrompere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza. Ci fa ricordare che, nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale.

lunedì 1 febbraio 2010

Festa della Famiglia

Cara Famiglia,

ho pensato di scriverti una lettera per la tua Festa di Domenica 31 gennaio, perché sento tanta nostalgia di te e la tua mancanza. Quando si è soli e si è deboli, dinanzi alle avversità dell’esistenza, il tuo sostegno fornisce una fonte di forza inesauribile. Sei come il chiodo fissato sulla parete di un muro, dove tutto si può attaccare. Scusami per il paragone, ma è l’immagine sentita da un vecchio prete per dire che sei utile a tutto.
Attraverso il legame del sangue, mi è giunto da te tutto il fabbisogno per vivere: la cultura, l’educazione e i giusti parametri per orientarmi nell’esistenza. Ho imparato che la vita di famiglia, con le sue vicende, è il luogo originario e quotidiano delle relazioni dove, da genitori, da figli e fratelli, si vivono gli affetti e si comunica la fede così che, il credere in Gesù Cristo, acquista tutto lo spessore della vita reale ed ordinaria.
Mi ritornano alla mente le Domeniche vissute in famiglia, da bambino e poi da adolescente, con le famiglie della strada vicina, s’incontrava la comunità parrocchiale e nell’incontro si trovava la gioia e la forza di testimoniare la propria fede negli ambienti della città. Era bello, infatti ritrovarsi con altre famiglie per “sostenersi vicendevolmente” per realizzare la vocazione coniugale e riscoprirne il significato e il valore della comunione. Così facendo, si alimenta l’esperienza cristiana dell’intera comunità.
Cara Famiglia, voglio ricordarti un messaggio dell’attuale Pontefice che ti ha rivolto tempo fa in un’occasione particolare. Dopo aver ricordato che tu sei "un fondamento indispensabile per la società e per i popoli" e occupi “un luogo fondamentale nell'educazione della persona", il Papa ha proseguito: "Nessuno si è dato la vita da solo. Abbiamo ricevuto da altri la vita, che si sviluppa e matura con le verità e i valori che apprendiamo nel rapporto e nella comunione con gli altri. In tal senso, la famiglia fondata sul matrimonio indissolubile fra un uomo e una donna esprime questa dimensione relazionale, filiale e comunitaria, ed è l'ambito dove l'uomo può nascere con dignità, e crescere e svilupparsi in maniera integrale... La vera libertà dell'essere umano proviene dall'essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio”.
A tutte le nostre Famiglie auguro di farsi dono di sé per gli altri.
Con affetto vi saluto.
Padre Renato

lunedì 25 gennaio 2010



FESTA DELLA FAMIGLIA
31 GENNAIO
GIORNATA PER LA VITA
7 FEBBRAIO

Carissimi parrocchiani
vi invitiamo alle iniziative che la nostra comunità ha pensato per valorizzare le giornate proposte dalla Chiesa, per testimoniare la centralità della famiglia e la cura per la Vita.
Sono piccoli gesti da vivere insieme che ci aiuteranno a riscoprire i tesori presenti nelle nostre famiglie e nella vita di ogni uomo.
Vi auguriamo di poter trovare un po’ di tempo per partecipare almeno ad alcuni di questi appuntamenti, perché quando LA FAMIGLIA PARROCCHIALE si riunisce …è bello esserci tutti !

Il parroco e la commissione famiglia


APPUNTAMENTI


DOMENICA 31 GENNAIO


"Famiglia, apriti alla festa"

Ore 10.00 solenne celebrazione della S.Messa.
Durante tutte le S. Messe verrà distribuita la Preghiera per la Famiglia, da leggere insieme in chiesa e poi in famiglia nelle nostre case: la nostra chiesa come grande famiglia, le nostre famiglie come piccole chiese domestiche.

Ore 12.45 pranzo in oratorio
Prenotazioni a numero chiuso entro e non oltre giovedì 28 gennaio presso la segreteria della parrocchia (02.4451904) oppure dell’oratorio (02.48409364), lasciando nome e recapito telefonico.
Quota adulti € 10,00 - Bambini oltre i 5 anni € 5,00 - Bambini da 0 a 5 anni Gratis

Ore 15.30 in oratorio “tombolata familiare e giochi per i più piccoli “

DOMENICA 7 FEBBRAIO


"Giornata per la vita"


Sul sagrato vendita di PRIMULE per i bambini di Haiti.

E’ un gesto piccolo, ma significativo che dice il nostro impegno
e la nostra solidarietà in difesa dei piccoli e dei deboli.
Difendiamo la sacralità della Vita.

"Il Cammino Ecumenico"

Carissimi fedeli ed amici,
nell'Udienza generale di mercoledì 20 gennaio 2010, dedicata alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18 – 25 gennaio), il S. Padre ha affermato che: “Il 2009 è stato un anno caratterizzato da positivi passi in avanti nel cammino ecumenico, tuttavia è ancora necessario pregare perché i cristiani superino le loro divergenze e diano testimonianza della comune fede in Cristo”. La Settimana di Preghiera la concluderà lo stesso Papa il 25 gennaio prossimo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, con la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo.
Nel suo discorso il Pontefice ha ricordato che la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani - che quest'anno ha come tema: “Di questo voi siete testimoni” (Lc 24,48) - si collega alla Conferenza missionaria di Edimburgo del giugno 1910, quando oltre mille esponenti del protestantesimo e dell’anglicanesimo si riunirono in quella città scozzese per riflettere sulla necessità di giungere all’unità al fine di “proporre con credibilità l’annuncio evangelico”.
A questo proposito, Benedetto XVI ha osservato che “il movimento ecumenico moderno si è sviluppato in modo così significativo da diventare, nell’ultimo secolo, un elemento importante nella vita della Chiesa, ricordando il problema dell’unità tra tutti i cristiani e sostenendo anche la crescita della comunione tra loro”. Inoltre, ha aggiunto “esso non solo favorisce i rapporti fraterni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali […] ma stimola anche la ricerca teologica”.
Il Papa ha poi riconosciuto, però, l'esistenza di “divergenze” e “gravi problemi” nella reciproca conoscenza, superabili attraverso una conoscenza personale di Dio in Cristo.
“E’ evidente che conoscere Cristo, come processo intellettuale e soprattutto esistenziale, è un processo che ci fa testimoni – ha detto –. In altre parole, possiamo essere testimoni solo se Cristo lo conosciamo di prima mano e non solo da altri, dalla nostra vita, dal nostro incontro personale con Cristo”. Ha continuato: “Incontrandolo realmente nella nostra vita di fede diventiamo testimoni e possiamo così contribuire alla novità del mondo, alla vita eterna”
A proposito del dialogo con gli ortodossi, il Papa ha evidenziato gli sforzi comuni nello studio del ruolo del Vescovo di Roma nella Chiesa indivisa del primo millennio: “Tali importanti iniziative attestano come sia in atto un dialogo profondo e ricco di speranze con tutte le Chiese d’Oriente non in piena comunione con Roma, nella loro specificità”.
Riferendosi, invece, al dialogo non sempre facile con il mondo protestante, il Papa ha ricordato che è necessario “tenere presente anche quanti progressi reali si sono raggiunti nella collaborazione e nella fraternità in tutti questi anni, in questi ultimi cinquant’anni”. “Allo stesso tempo – ha proseguito –, dobbiamo sapere che il lavoro ecumenico non è un processo lineare. Infatti, problemi vecchi, nati in un’altra epoca, perdono il loro peso, mentre nella situazione odierna nascono nuovi problemi e nuove difficoltà”. Ha quindi concluso dicendo che si deve essere sempre disponibili per un processo di purificazione, nel quale il Signore ci renda capaci di essere uniti.
Al termine della catechesi il Papa, nel salutare i giovani li ha esortati a fare di questi giorni di riflessione “un invito ad essere ovunque operatori di pace e di riconciliazione”. Rivolgendosi agli ammalati, li ha incoraggiati a fare di questa settimana “un momento propizio ad offrire le vostre sofferenze per una comunione dei cristiani sempre più piena”, mentre per i nuovi sposi, ha concluso, sia “l’occasione per vivere ancor più la vostra vocazione speciale con un cuore solo ed un’anima sola”.
Con affetto vi saluto.
Padre Renato

lunedì 18 gennaio 2010

Emergenza Terremoto Haiti

È possibile donare il proprio contributo per soccorrere le popolazioni del Paese centro-americano duramente provate dal terremoto, tramite la Caritas Ambrosiana mediante:
- donazione diretta
In Caritas Ambrosiana presso l'Ufficio Raccolta Fondi di via San Bernardino 4 a Milano: dal lunedì al giovedì dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e dalle ore 14,30 alle ore 17,30, il venerdì dalle ore 9,30 alle ore 12,30.- conto corrente postale
n° 13576228 intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS- conto corrente bancario
Agenzia 1 di Milano del Credito Artigiano intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS
IBAN: IT16 P 03512 01602 000000000578
- carte di credito:
donazione telefonica chiamando il numero 02.76.037.324 in orari di ufficio.
Causale delle offerte (detraibili fiscalmente): “Emergenza terremoto Haiti 2010”

Lavori in corso: le comunità pastorali

Carissimi fedeli ed amici,
Vi scrivo da Triuggio, mentre si sta svolgendo qui la settimana residenziale per responsabili di comunità pastorali, nuovi parroci nominati nel 2009, alla quale sono stato invitato a partecipare, insieme con una trentina d’altri sacerdoti. Credo che sia sufficiente presentarvi il quadro del programma delle giornate per conoscere, in sintesi, i contenuti e l’importanza per le nostre comunità e per noi sacerdoti.
I principali temi trattati da esperti e pastoralisti sono stati: Le Comunità pastorali e spiritualità di comunione - Uno sguardo all’identità presbiterale e dal punto di vista delle attuali sfide pastorali – La corresponsabilità pastorale e nuove Ministerialità – Il celibato nella vita del prete – I Sacramenti nella prassi del Diritto - Presenza e Presidenza del presbitero e le sue responsabilità amministrative e fiscali nella Parrocchia e nelle Comunità pastorali. Gli altri argomenti che tratteremo nei prossimi giorni riguardano Le nuove sfide culturali e sociali: ricadute sulla parrocchia e sulla comunità pastorale. Negli ultimi giorni avremo un incontro assembleare (Dialogo) con i nostri Vicari Episcopali delle sette zone della Diocesi e l’ultimo giorno una Riflessione conclusiva del nostro Arcivescovo S. Em.za Card. Tettamanzi Dionigi.
Ma voglio parlarvi in particolare di un Progetto che sta segnando il cammino della Chiesa ambrosiana negli ultimi anni: le Comunità Pastorali, ove alcune Parrocchie, pur conservando la loro titolarità, sono messe in comunione, per il rilancio della missione e della comunione, sotto la guida di un presbitero Responsabile. «È in gioco anche l’identità dei presbiteri», rileva don Luca Bressan, docente al Seminario e alla Facoltà teologica.
I seguenti dati risalgono alla scorsa estate. Le Comunità pastorali (Cp) presenti in diocesi sono 65 e per 40 di queste è stato già nominato un Direttivo. A livello di Zona pastorale, sono più avanti la II (Varese) e la III (Lecco), entrambe con 17 Cp. Ne ha 12 la V (Monza), seguono con 7 Cp la IV (Rho), con 6 la VII (Sesto), 3 la I (Milano) e la VI (Melegnano). Sono state coinvolte, finora, in questo cambiamento 214 parrocchie per un totale di oltre 780 mila abitanti. Nelle attuali Comunità pastorali sono impegnati 539 presbiteri (tra diocesani, religiosi ed extradiocesani), con 44 religiose e 28 diaconi permanenti. Hanno ricevuto un incarico anche 10 laici. Dal 2006 al 2008 sono nate circa 20 Cp in ognuno dei tre anni. Nel 2009, al 15 giugno, ne sono partite 4 e ne sono previste 25 in costituzione dal 1° settembre.
“È necessario – riferisce ancora d. Luca Bressan - un buon livello di formazione spirituale,- perché se vogliamo che tutta l’operazione abbia senso dobbiamo evitare di fermarci al solo aspetto organizzativo. Non stiamo solo cambiando mura o confini, ma dobbiamo ricordarci che ciò che conta è come noi usiamo questi strumenti per dirci cristiani e per vivere la nostra fede. È questo il livello profondo: se non lo raggiungiamo, tutti i cambiamenti non servono».
Sul progetto, quello delle Comunità pastorali che stanno segnando il volto della Chiesa ambrosiana in questi ultimi anni e mi riprometto di ritornarci, esprimendo anche qualche riflessione e contributo personale.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

Vita del Santo Curato d’Ars


Nato l’8 maggio 1786 a Dardilly, vicino a Lyon, in una famiglia di agricoltori, Giovanni-Maria Vianney ebbe un’infanzia segnata dal fervore e dall’amore dei suoi genitori. La Rivoluzione francese influenzerà ben presto, tuttavia, la sua fanciullezza e adolescenza: farà la prima confessione ai piedi del grande orologio, nella sala comune della sua casa natale e non nella chiesa del villaggio, e ad impartire l’assoluzione sarà un prete « clandestino ».
Due anni più tardi arriverà il momento della prima comunione, questa volta in un granaio, durante una Messa clandestina, celebrata da un prete « refrattario » (che non aveva giurato fedeltà alla Rivoluzione). A 17 anni Giovanni-Maria decide di rispondere alla chiamata di Dio: « Vorrei guadagnare delle anime al Buon Dio », confiderà alla madre, Maria Béluze. Ma per due anni suo padre si oppone a questo progetto: c’è bisogno di braccia per mandare avanti il lavoro dei campi. Così è a 20 anni che Giovanni-Maria comincia a prepararsi al sacerdozio, presso l'abbé Balley, parroco d'Écully. Le difficoltà che incontra contribuiscono a farlo crescere: passa dallo scoraggiamento alla speranza, si reca in pellegrinaggio a la Louvesc, sulla tomba di san Francesco Régis. È anche obbligato a disertare quando gli giunge la chiamata alle armi, per combattere nella guerra di Spagna. E tuttavia l’abbé Balley non manca costantemente di sostenerlo in tutti quegli anni di prove. Ordinato prete nel 1815, viene inviato come vicario ad Écully.
Nel 1818 viene mandato ad Ars. Là risveglia la fede dei parrocchiani con la sua predicazione, ma soprattutto attraverso la preghiera e il suo stile di vita. Si sente povero di fronte alla missione da compiere, ma si lascia afferrare dalla misericordia di Dio. Restaura ed abbellisce la chiesa, fonda un orfanotrofio (“La Provvidenza”) e si prende cura dei più poveri.
Molto presto la sua fama di confessore attira da lui numerosi pellegrini che cercano il perdono di Dio e la pace del cuore.
Assalito da molte prove e combattimenti spirituali, conserva il suo cuore ben radicato nell’amore di Dio e dei fratelli. La sua unica preoccupazione è la salvezza delle anime. Le sue lezioni di catechismo e le sue omelie parlano soprattutto della bontà e della misericordia di Dio. Sacerdote che si consuma d’amore davanti al Santissimo Sacramento, si dona interamente a Dio, ai suoi parrocchiani e ai pellegrini.
Muore il 4 agosto 1859, dopo essersi votato fino in fondo all’Amore. La sua povertà era sincera e reale. Sapeva che un giorno sarebbe morto come “prigioniero del confessionale”.
Per tre volte aveva tentato di fuggire dalla sua parrocchia, ritenendosi indegno della missione di parroco e pensando di essere più un impedimento alla Bontà di Dio che uno strumento del suo Amore. L’ultima volta fu meno di sei anni prima della morte. Fu ripreso nel mezzo della notte dai suoi parrocchiani che avevano fatto suonare le campane a martello. Ritornò allora alla sua chiesa e riprese a confessare, fin dall’una del mattino. Dirà il giorno dopo: “sono stato un bambino”. Alle sue esequie c’erano più di mille persone e tra esse il vescovo e tutti i preti della diocesi, venuti ad onorare colui che consideravano già il loro modello.
Beatificato l’8 gennaio 1905, nello stesso anno viene dichiarato “patrono dei preti francesi”.
Canonizzato nel 1925 da Pio XI (lo stesso anno di Santa Teresina del Bambino Gesù), nel 1929 sarà proclamato “patrono di tutti i parroci del mondo”.
Il papa Giovanni Paolo II è andato ad Ars nel 1986.
Oggi Ars accoglie ogni anno 450.000 pellegrini e il Santuario propone diverse attività. Nel 1986 è stato aperto un seminario, che forma i futuri preti alla scuola di Giovanni-Maria Vianney. Perché là dove passano i santi, Dio passa assieme a loro!

Settimana di Preghiera per l'unità dei cristiani


Dal 18 al 25 gennaio si celebra in tutto il mondo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che quest’anno ha per tema il versetto di Luca 24,48 “Voi sarete testimoni di tutto ciò”. E cosa è ciò di cui bisogna essere testimoni? Certamente della grazia del Signore Gesù che è il Salvatore e il centro di unità di tutti i fedeli cristiani, e da lui abbiamo ricevuto il compito di riportare a unità i suoi discepoli. Però il 2010 porta anche un’altra ricorrenza, da ricordare e rinnovare, ed è il centenario del movimento ecumenico. Infatti, si ricorda la Conferenza missionaria internazionale di Edimburgo, riconosciuta come l’inizio ufficiale del movimento ecumenico moderno.
A cento anni di distanza la tensione missionaria che riunì quei cristiani ci porta oggi a riflettere sul legame che c’è tra missione e comunione nella vita dei cristiani. E a unirci nella preghiera per essere autentici testimoni dell’unico Signore Gesù. Questa è una missione e un impegno per tutti.
La Diocesi di Milano esprime e consolida la sua storia ecumenica anche grazie al Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, organismo di incontro e di iniziative ecumeniche cui partecipano 18 Chiese cristiane presenti sul territorio ambrosiano e che da un decennio si impegnano a dare una testimonianza comune di unità. Con il Consiglio la Diocesi ambrosiana ha firmato anche la Charta Oecumenica che traccia i passi salienti del percorso ecumenico.
In cento anni il cammino ecumenico ha segnato tappe importanti, dato vita a organismi importanti di studio e di approfondimento comune e costruito una mentalità nuova di confronto, di scambio, di collaborazione; non sono mancati i tempi di tensione, le occasioni di contrasto e di incomprensione, però non è stata intaccata e neppure indebolita la certezza che insieme si può collaborare e meglio essere discepoli e testimoni dell’unico Gesù Cristo.
Ogni Chiesa e ogni tradizione, cattolica, evangelica, ortodossa, porta la sua storia, le sue specificità e i suoi valori: è insieme che si può essere più credibili come cristiani.

Per gli incontri in Milano e nelle zone Pastorali
potete consultare il sito della Diocesi:
http://www.chiesadimilano.it/

Dall’ultima lettera di Taizé dalla Cina

Anche quest'anno, come tutti i fine dicembre da 30 anni, la comunità di Taizé ha convocato e radunato 50.000 giovani di tutto il mondo in una città europea, questa volta in Polonia. Ospiti nelle famiglie e nelle parrocchie hanno potuto condividere la preghiera, la testimonianza, l'impegno, il servizio... Dall'ultima lettera scritta dalla Cina, dopo la visita del priore di Taizé ai cristiani orientali, in un vero incontro ecumenico, vi riportiamo un brano.

CONDIVIDERE CIÒ CHE ABBIAMO

Lasciare che la sete di Dio lavori dentro di noi non ci allontani dalle preoccupazioni del mondo che ci circonda.
Al contrario, questa sete ci spinge a fare l’impossibile affinché gli altri gioiscano dei beni della creazione e trovino una gioia di vivere. Fare una scelta fra i nostri desideri, accettare di non possedere tutto, ci porta a non accaparrarci di ricchezze solo per noi.
Sant’Ambrogio, già nel IV secolo, diceva: «Non è il tuo bene che distribuisci al povero, ma soltanto il suo che tu gli rendi.» Imparare a non avere tutto ci preserva dall’isolamento. Le comodità materiali sono spesso accompagnate da un ripiegamento su se stessi che conduce alla perdita di una comunicazione vera.
Basta davvero poco perché ciò non avvenga. Molte iniziative di condivisione sono alla nostra portata: sviluppare reti di assistenza reciproca; favorire un’economia solidale; accogliere gli immigrati; muoversi per capire dal di dentro culture e situazioni umane diverse; suscitare gemellaggi fra città, fra villaggi, fra parrocchie, per aiutare coloro che sono nel bisogno; utilizzare consapevolmente le nuove tecnologie per creare dei legami di sostegno… Sforziamoci per non lasciarci invadere da una visione pessimistica dell’avvenire, focalizzandoci sulle cattive notizie. La guerra non è un fatto ineluttabile.
Il rispetto degli altri è un bene inestimabile per preparare la pace. Le frontiere dei paesi più ricchi devono potersi aprire di più. Una più grande giustizia sulla terra è possibile. Non mancano le analisi e gli appelli che si prefiggono di promuovere la giustizia e la pace. Ciò che manca è la motivazione necessaria a perseverare al di là delle buone intenzioni. Il Vangelo ci chiama alla semplicità. Scegliere la semplicità apre il nostro cuore alla condivisione e alla gioia che viene da Dio.

lunedì 11 gennaio 2010

"Per la morte di Tonino Festa"

Carissimi fedeli e amici,
mi rivolgo in particolare a voi giovani che, lunedì 4 gennaio u. s., per dare l’ultimo saluto al vostro amico Tonino Festa, avete partecipato alle sue esequie. In Chiesa eravate così numerosi da farla traboccare, così pure fuori sul sagrato e sulla strada, da impedire perfino il traffico alle auto. La vostra straordinaria partecipazione, pur se prevedibile, non si poteva immaginare in questo modo.
Tonino era stato battezzato in questa Chiesa il 22 ottobre dell’anno 1989 e la prima Comunione a maggio del 1999. Il prossimo 7 agosto avrebbe compiuto 21 anni, se nonché il tragico incidente stradale a Settimo Milanese di giovedì 31 dicembre u. s., ultimo dell’anno, lo ha strappato all’affetto dei suoi cari e di tutti noi, suoi amici, proiettandolo in una nuova dimensione del tempo. In lutto, lo abbiamo accolto per l’ultima volta nella nostra Chiesa parrocchiale per stringerci intorno ai propri cari per la preghiera e il riposo eterno della sua anima, ricordandolo anche tra lacrime ed emozioni di tutti.
Nella S. Messa concelebrata da me e da P. Biagio ho ricordato quello che ho provato la sera precedente, recandomi con Suor Enrica a fargli visita in obitorio a Milano, per una preghiera e una benedizione, ma anche per dare una parola di conforto e di fede ai presenti. Vedendo, però, lì accanto il papà impietrito dal dolore e la mamma esclamare nel pianto: “Lui riempiva la nostra vita”, ho sentito forte una stretta al cuore che mi ha impedito di esprimere le parole giuste.
Il legame familiare è una delle cose più profonde e più belle della vita per questo un genitore percepisce intensamente la presenza della persona amata nella sua fragile esistenza, che quando viene meno per la morte, se abbiamo il dono della fede, crediamo che la vita “Non è tolta, ma trasformata”.
Miei cari giovani, noi crediamo che esista un vincolo spirituale con i nostri cari defunti: sentirli così presenti nella fede e pregare per loro e con loro fa parte del sentirsi Chiesa. Ecco perché questo legame diventa più forte e più presente.
Per una madre e per un padre che perdono il proprio figlio; per un fratello o per una sposa, per il proprio caro, non vi è nulla di più tremendo. Gesù ha sofferto tutto il dolore del mondo. Dio non osserva solo da lontano, ma Egli soffre con noi. La sua Madre Addolorata ha tenuto tre le braccia il Figlio insanguinato tolto dalla Croce! Se vogliamo, qui c’è la risposta a tutte le nostre domande: Perché, Signore?
Il mistero del Natale che abbiamo contemplato in questi giorni, pur nella sua atmosfera di pace e di serenità, ci ha rivelato l’estrema precarietà e povertà di un Dio che si fa uomo nelle sembianze di un bimbo, segnato già dal “destino” della sua Passione e della sua Morte innocente. Egli non è venuto a spiegarci il dolore, ma è venuto a condividerlo. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù, rispondendo a Maria che piange la morte del fratello Lazzaro, quasi rimproverandolo: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”, le dice: “Tuo fratello risorgerà..….credi tu, questo?” . E lo chiede non solo a lei, in quella circostanza, ma lo chiede a ciascuno di noi. Questa è la domanda decisiva di tutta la vita. Questo significa aver fede.
Molte persone hanno difficoltà a credere alla Risurrezione, ma anche noi cristiani non riusciamo a comprendere l’idea di una vita felice dopo la morte perchè dipende dal fatto che viviamo in un mondo materialistico. Crediamo solo quello che vediamo, tocchiamo…Ma Dio ci ha fatto per la felicità che cerchiamo tra cose passeggere e dobbiamo confessare che nulla ci può soddisfare definitivamente, rendendoci davvero felici. Per questo Sant’Agostino disse: “Il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”. Dio stesso ha posto nel nostro cuore questo desidero infinito di felicità.
Voglio terminare con una preghiera per tutti noi: “Signore della vita, Tu che sei il vero amico degli uomini, che ti sei commosso di fronte alla morte dell’amico Lazzaro e lo hai restituito all’affetto delle sue sorelle, fa che il ricordo dell’amico Tonino che ha raggiunto la tua Casa, non sia per noi fonte di tristezza e di rassegnazione, ma impegno a servire la vita dei fratelli che più soffrono e hanno bisogno. Che il tuo Spirito di vita abiti nei nostri cuori e custodisca le persone che ci sono state più care e così sia”.
Con affetto vi saluto

Padre Renato

Pellegrinaggio Parrocchiale ad Ars

e Torino con visita ai luoghi
del Curato d’Ars e alla Sacra Sindone
dall’8 all’11 aprile 2010


Giovedì 8 aprile: TREZZANO SUL NAVIGLIO /ARS
Partenza del gruppo di buon mattino. Pranzo lungo strada. Nel pomeriggio arrivo ad Ars e visita ai luoghi del Santo Curato. Sistemazione in hotel. Cena e pernottamento.
Venerdì 9 aprile: ARS/LA SALETTE/GAP
Prima colazione e partenza per il Santuario de La Salette. Tempo a disposizione per le funzioni religiose e per la preghiera personale. Pranzo. Nel pomeriggio trasferimento a Gap per la sistemazione nelle camere riservate in hotel. Cena e pernottamento.
Sabato 10 aprile : GAP/TORINO
Dopo la colazione partenza per Torino e visita alla Sacra Sindone. Pranzo in ristorante. Visita guidata a piedi del centro storico della città e, al termine, trasferimento in hotel a circa 15 km da Torino (a pochi km dalla Sacra di S. Michele), sistemazione nelle camere e cena e pernottamento.
Domenica 11 aprile: TORINO/TREZZANO
Dopo la colazione trasferimento alla Sacra di S. Michele e visita guidata. Con prenotazione anticipata, possibilità di celebrare la S. Messa alle ore 12.00. Al termine ritorno in hotel per il pranzo e, di seguito, partenza per Trezzano.

Quota individuale di partecipazione € 390.00
Quota d’iscrizione obbligatoria € 30.00

Informazioni e prenotazioni in Parrocchia al più presto (tel.02/4451904)

Parole del Santo Curato d’Ars su…

La preghiera

- La preghiera è una dolce amicizia, una familiarità sorprendente (…) è un dolce colloquio di un bambino con suo Padre.
- Avete un cuore piccolo, ma la preghiera lo allarga e lo rende capace di amare Dio.
- Non sono le lunghe né le belle preghiere che il buon Dio guarda, ma quelle che vengono dal fondo del cuore, con un grande rispetto e un vero desiderio di piacere a Dio.
- Quanto un piccolo quarto d’ora che rubiamo alle nostre occupazioni, ad alcune cose inutili, per pregare, gli dà piacere!
- La preghiera privata somiglia alla paglia sparsa qui e là in un campo. Se si appicca il fuoco, la fiamma ha poco ardore, ma se si raggruppa quella paglia sparsa, la fiamma si fa abbondante e si alza in alto verso il cielo: così è della preghiera pubblica.
- Andiamo, anima mia, vai a conversare col buon Dio, a lavorare con Lui, a camminare con Lui, a combattere e soffrire con Lui. Lavorerai, ma Egli benedirà il tuo lavoro; camminerai, ma Egli benedirà i tuoi passi; soffrirai, ma Egli benedirà le tue lacrime. Quanto è grande, quanto è nobile, quanto è consolante fare tutto in compagnia e sotto gli occhi del buon Dio, e pensare che Egli vede tutto, conta tutto!…
Con le sue parole, Giovanni Maria Vianney
ha saputo toccare i cuori e guidarli verso Dio