lunedì 30 novembre 2009

"Bussando di porta in Porta"

Carissimi fedeli ed amici,

da alcuni giorni noi sacerdoti e suore, con l’aiuto di qualche ministro collaboratore laico, bussando di porta in porta, facciamo visita alle famiglie per portare la Benedizione Natalizia, impegnando le prime ore serali, ritenuto il tempo più adatto per trovare il maggior numero dei componenti familiari. La prassi di benedire a Natale le famiglie e le case nella Diocesi Ambrosiana, anziché a Pasqua com’è in uso in tutte le Diocesi del mondo, sembra risalire al tempo di S. Carlo durante la famosa peste a Milano (1576),
Si racconta, infatti, che il Cardinal Borromeo, onde evitare l’ulteriore propagarsi dell’epidemia, stabilì che i sacerdoti si recassero nelle case a visitare e benedire i malati, invece di farli venire in Chiesa. L’iniziativa pastorale riuscì molto bene e fu ripetuta l’anno successivo in occasione del Natale, divenendo in tal modo una tradizione convalidata da giungere fino ai nostri tempi.
Voglio fare insieme a voi due riflessioni, l’una di ordine pratico e l’altra decisamente spirituale e pastorale. La prima riguarda proprio la “fatica” pastorale per raggiungere tutti i nostri cari parrocchiani nelle proprie abitazioni, non sottovalutando la difficoltà nel superamento di tanti “ostacoli”: cancelli, campanelli, videocitofoni, porte blindate, ecc , del resto necessari, per varcare la soglia di una casa. Ma a dire il vero, superato questo momento, l’incontro è sempre molto atteso ed accogliente, ad eccezione di qualche caso di diniego. Questa visita è sicuramente per il recupero di un rapporto più umano e cristiano, mortificato dalla nostra civiltà.
L’altra riflessione è che proprio a Natale ricordiamo che Dio è venuto a visitarci. E’ da apprezzare molto la tradizione ambrosiana della benedizione natalizia in quanto dà senso più profondo alla Festa cristiana. Le famiglie possano vedere nella figura del sacerdote o ministro benedicente un segno di quel “Dio che ha tanto amato il mondo, da donare per esso il suo Figlio Unigenito” come nostro fratello e Salvatore.
Questa è sicuramente la maniera migliore ed efficace per prepararci al Santo Natale.
Con affetto vi saluto.
Padre Renato

Sintesi della nuova Enciclica ‘Caritas in Veritate’


La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa e va compresa alla luce della verità rappresentata dall’annuncio cristiano: è questo il pensiero-guida presente nell’introduzione della Caritas in Veritate. L’enciclica si pone sulla scia della Populorum Progressio di Paolo VI, definita «la Rerum Novarum dell’epoca contemporanea». La Chiesa, si dice ancora nell’introduzione, pur non avendo soluzioni tecniche per i problemi, intende sottolineare però che il vero progresso deve coniugare sviluppo tecnico e potenziale di amore, per vincere il male con il bene.
Il primo capitolo, intitolato Il messaggio della Populorum Progressio (paragrafi 10-20), sottolinea come già Paolo VI nell’enciclica del 1967 abbia evidenziato che lo sviluppo è vocazione perché nasce da un appello trascendente e che lo sviluppo umano integrale suppone la libertà responsabile della persona e dei popoli. Il sottosviluppo nasce dalla mancanza di fraternità e la società globalizzata ci rende più vicini ma non ci rende fratelli.Il secondo capitolo, intitolato Lo sviluppo umano nel nostro tempo (paragrafi 21-33), si apre notando che Paolo VI aveva una visione articolata dello sviluppo, termine con cui intendeva l’obiettivo di far uscire i popoli dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche, dall’analfabetismo. A tanti anni di distanza vediamo l’emergere di problemi nuovi quali la globalizzazione, un’attività finanziaria mal utilizzata e per lo più speculativa, i flussi migratori, lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra. Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità; gli aiuti internazionali sono spesso distolti dalle loro finalità; sono presenti corruzione e illegalità; c’è un utilizzo troppo rigido del diritto di proprietà intellettuale specie nel campo sanitario. Così rimangono vaste sacche di povertà e nazioni dove i diritti non sono rispettati.
Nel terzo capitolo, intitolato Fraternità, sviluppo economico e società civile (paragrafi 34-42), si ribadisce che per la dottrina sociale sono importanti la giustizia distributiva e la giustizia sociale come criteri regolativi dell’economia di mercato. Servono leggi giuste, forme di ridistribuzione guidate dalla politica, opere che rechino impresso lo spirito del dono. Tra l’altro si nota che oggi cresce una classe cosmopolita di manager che si fissa da sé i compensi e risponde solo agli azionisti mentre investire e produrre hanno sempre un significato morale. Il Papa invita a impegnarsi per favorire un orientamento culturale personalista e comunitario.
Diritti e doveri, libertà e responsabilità
Il quarto capitolo, intitolato Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente (paragrafi 43-52), rileva che non si possono svincolare i diritti individuali da una visione complessiva di diritti e doveri, altrimenti la rivendicazione dei diritti diventa l’occasione per mantenere il privilegio di pochi. Per esempio nel campo demografico, la Chiesa ribadisce che la crescita demografica non è la causa prima del sottosviluppo e l’apertura alla vita è una ricchezza sociale. Si parla quindi di finanza etica, di tutela dell’ambiente, di uso responsabile delle risorse energetiche, di rispetto del diritto alla vita e alla morte naturale. Si chiede di non sacrificare embrioni e di diffondere il concetto di «ecologia umana».
Il quinto capitolo, intitolato La collaborazione della famiglia umana (paragrafi 53-67), ribadisce che lo sviluppo dei popoli dipende dal riconoscimento di essere una sola famiglia. Si parla di libertà religiosa, dialogo tra credenti e non credenti, ruolo della cooperazione internazionale per lo sviluppo. Si riflette anche sul turismo internazionale come fattore di crescita, se non vissuto in modo edonistico; delle organizzazioni sindacali chiamate a farsi carico dei problemi di tutti i lavoratori; di garanzie nella finanza internazionale; di una riforma delle Nazioni Unite al fine di perseguire un autentico sviluppo di tutti i popoli.
Il sesto capitolo, intitolato Lo sviluppo dei popoli e la tecnica (paragrafi 68-77), nota come la tecnica possa prendere il sopravvento quando efficienza e utilità diventano unico criterio della verità. Invece la libertà umana si esprime quando risponde al fascino della tecnica con decisioni frutto di responsabilità morale. Lo sviluppo dei popoli non dipende da soluzioni tecniche, ma dalla presenza di uomini retti e che vivono fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune. Il Papa parla quindi della «questione antropologica», citando la manipolazione della vita, l’aborto, la pianificazione eugenetica delle nascite, l’eutanasia, tutte pratiche che alimentano una concezione materiale e meccanicistica della vita umana.
Nella conclusione (paragrafi 78-79) si ribadisce che la disponibilità verso Dio apre alla disponibilità verso i fratelli. L’umanesimo che esclude Dio è disumano. Il Papa sottolinea che il vero sviluppo ha bisogno di credenti con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, consapevoli che l’amore pieno di verità da cui procede l’autentico sviluppo non è da noi prodotto, ma ci viene donato.
(dal sito www.chiesadimilano.it)

lunedì 23 novembre 2009

Avvento: tempo di benedizioni

Carissimi fedeli ed amici
L’Avvento che è iniziato la scorsa settimana è il tempo di 6 settimane che conduce al Natale; suo centro è la meditazione sulla venuta del Signore Gesù. Tre sono gli aspetti di questa meditazione: la venuta di Gesù a Betlemme, la venuta di Gesù alla fine della storia e la venuta continua di Gesù nelle celebrazioni della Chiesa e nella vita di coloro che credono in Lui.
Significato dell'Avvento è quello di invitarci ad andare incontro, nella fede, al Signore Gesù che viene, anche mediante le tante iniziative che in questo tempo si tengono in Parrocchia: la Preghiera di Lodi e dei Vespri, la S. Messa feriale, gli incontri sulla Parola, ecc. Inoltre in Avvento, nella nostra tradizione ambrosiana si fanno le benedizioni alle famiglie, a differenza di quella romana che sono fatte a Pasqua. E’ un’occasione per fermarci a parlare di benedizioni. A tal proposito mi viene in mente una scena della famosa serie dei film su don Camillo che, nei confronti del suo avversario “politico” don Peppone, aveva mille ragioni per fargliele pagare. Il Signore un giorno in Chiesa gli parla: “Don Camillo, ricordati che le mani del sacerdote sono fatte per benedire!”. Ma lui scusandosi, dice: “Ma almeno posso usare i piedi?”
Battuta a parte, le benedizioni sono dei sacramentali, quasi cugini dei Sacramenti. Esse sembrano quasi sparite dall'orizzonte ordinario del cristiano, che non prega più prima di mangiare, non benedice i propri figli (forse non insegna loro neanche a pregare), ha scarsa dimestichezza con l'acqua santa, con gli "abitini" benedetti (es. lo scapolare): ignora, in poche parole, tutti quei "segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significativi e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Noi stessi sacerdoti raramente benediciamo al di fuori della Messa, dimenticandoci di avere a disposizione: “Una potenza in grado di risvegliare persino........un trattore comunista”. Questo lo ricordava don Camillo in un discorso a don Peppone e ai suoi compagni del succitato film. Concludendo, voglio augurarmi che tutti i nostri cari fedeli attendano con ansia la Benedizione Natalizia delle famiglie e delle abitazioni, mentre ringraziamo e benediciamo anche noi il Signore che ci ha donato suo Figlio come nostro fratello e Salvatore.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

lunedì 16 novembre 2009

Preghiera per la corona d'Avvento

1° domenica
Lett.: Oggi è la prima domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la prima candela. Preghiamo insieme e ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: La nostra speranza è il Signore Dio che nel suo Figlio Gesù viene in mezzo a noi per salvarci. Preghiamo insieme e ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: O Dio di speranza, accendi la tua luce nei nostri cuori. Aiutaci ad essere svegli e pronti per accoglierti con gioia.
Preghiamo insieme e ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.

2° domenica
Lett.: Oggi è la seconda domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la seconda candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: Gesù è venuto per dire a tutti Dio ci vuole bene. Se vogliamo la sua salvezza anche noi dobbiamo cambiare e vivere nell’amore. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.:. O Dio d’amore, manda la tua luce nei nostri cuori. Il tuo grande amore riempia la nostra vita. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
3° domenica
Lett.: Oggi è la terza domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la terza candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: Giovanni Battista che annuncia la buona notizia: preparate la strada perché il Signore viene. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.:. Fa’ che siamo capaci di far vedere il tuo amore al mondo intero, oggi e sempre. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.

4° domenica
Lett.: Oggi è la quarta domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la quarta candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: Gesù è venuto perché tutti gli uomini e tutti i popoli possano ritornare a lui e avere una vita piena di gioia e di pace.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.:. O Dio della gioia fa’ che il nostro cuore e la nostra mente siano liberi da ogni paura e pieni della tua gioia. Benedici noi e tutti gli uomini che sono alla ricerca della felicità.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.

5° domenica
Lett.: Oggi è la quinta domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la quinta candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: Gesù è venuto per dire a tutti che Dio ci vuole bene. Se vogliamo la sua salvezza anche noi dobbiamo cambiare e vivere nell’amore. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù..
Lett.:. O Dio d’amore, manda la tua luce nei nostri cuori. Il tuo grande amore riempia la nostra vita. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.


6° domenica
Lett.: Oggi è la sesta domenica di Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. Accendiamo la sesta candela. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.
Lett.: A Betlemme prima arrivarono i pastori, poi i Magi, perché Gesù chiama tutti gli uomini ad incontrarsi con lui. Egli vuole essere il Salvatore di tutti. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù..
Lett.:. O Dio della nostra salvezza accendi la tua luce nei nostri cuori. Aiuta noi, tutte le persone care e tutti gli uomini del mondo a camminare verso il Natale, nella fede e nell’amore, pronti a lasciarci salvare da te. Ripetiamo: Vieni, Signore Gesù.
Tutti: Vieni, Signore Gesù.

Ass. Sportiva New San Lorenzo a San Vittore


Anche per il 2009-2010 l'A.S. NEW San Lorenzo ha riaperto i battenti con le squadre di pallavolo mista, calcio femminile e calcio maschile. Tra le tante iniziative, la più importante è stata sicuramente la partita della squadra dei ragazzi all'interno del Carcere S.Vittore di Milano che ha regalato momenti di sano sport e importanti momenti di collettività e condivisione molto costruttivi per i ragazzi.
E' stato bello capire che di fronte ad un pallone si è tutti umanamente accomunati, anche se chi ha sbagliato sta pagando il debito nei confronti della legge ed è giusto che sia così. I ragazzi della San Lorenzo hanno partecipato numerosi ed entusiasti, tutti arricchiti da un'esperienza sicuramente formativa (lo sport in oratorio è anche e soprattutto questo).
Marco Millocca

Avvento : un tempo di attesa e di preparazione al Natale


L’avvento, come tempo di preparazione alla festa di Natale, nasce e si sviluppa sul modello della Quaresima.
Come infatti la più importante delle feste dell’anno liturgico, la Pasqua di risurrezione, prevede un periodo di preparazione (la Quaresima appunto), così, attorno al secolo VI, la liturgia sentì il bisogno di un periodo di preparazione anche alla seconda grande festa dell’anno liturgico, cioè il Natale.
E come la Quaresima è scandita su sei domeniche, anche l’avvento fu strutturato su sei domeniche. Fu attorno al secolo VII-VIII che la Chiesa romana accorciò l’avvento a quattro settimane, e quest’uso si diffuse poi in tutta la Chiesa latina occidentale. Tranne che a Milano, però, dove si conservò il computo più antico, quello appunto delle sei domeniche.
Lo si chiamò “avvento ambrosiano”, ma solo perché nel resto della Chiesa occidentale si faceva diversamente, sul modello del “nuovo” avvento romano di quattro domeniche.
In realtà – a ben guardare dal punto di vista storico – non si tratta di una particolarità ambrosiana: a Milano, infatti, si continuò a fare quello che anticamente si faceva in tutte le Chiese.
Al di là delle differenze di computo tra cosiddetto “avvento romano” e “avvento ambrosiano”, può essere interessante e utile, anche dal punto di vista spirituale, vedere come è strutturato questo periodo di preparazione alle feste natalizie :
sono facilmente distinguibili tre parti nelle quali l’avvento ambrosiano si articola.

La prima parte, scandita dalle prime tre domeniche, potrebbe essere definita quella a contenuto “escatologico” .
Infatti, se il significato liturgico dell'avvento nel suo aspetto più ovvio e naturale è la preparazione immediata alle festività natalizie, nelle quali la Chiesa commemora il ricordo della prima venuta di Cristo salvatore degli uomini nell'umiltà della nostra condizione umana, tuttavia le letture bibliche proposte dalle prime settimane d'avvento offrono alla nostra riflessione anche il tema della seconda venuta di Cristo, quando tornerà nella gloria alla fine dei tempi e la storia degli uomini si concluderà.
Del tutto particolare poi è la seconda domenica, quando la liturgia ambrosiana propone come lettura evangelica l’episodio dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme .
Spontaneamente saremmo portati a considerare questa scelta un poco strana, perché, se consideriamo l'episodio dell'ingresso in Gerusalemme esclusivamente secondo le coordinate storico-cronologiche in cui si è effettivamente realizzato, esso dovrebbe essere riferito al ciclo delle feste pasquali (la domenica delle palme, appunto) più che al tempo di preparazione alle feste natalizie.
Tuttavia già gli antichi Padri della Chiesa videro in questo episodio quasi una immagine profetica del ritorno di Cristo alla fine della storia, del suo incontro definitivo con il popolo della città santa.
Pertinente è dunque l'accostamento di questa pagina con il clima tipico dell'avvento, così come ci viene offerto dalla tradizione liturgica ambrosiana: infatti l'attuale progressione dei vangeli domenicali, che colloca l'ingresso di Gesù in Gerusalemme fra due domeniche (la prima e la terza) di spiccato contenuto escatologico, permette di sottolineare e di rendere al contempo più evidente la particolare angolatura con cui la liturgia legge ed interpreta questo episodio della vita di Cristo.
La terza e la quarta domenica formano invece la seconda parte dell’avvento ambrosiano e sono focalizzate sulla figura di Giovanni Battista , il profeta che conclude l’Antico Testamento e inaugura il Nuovo con la venuta di Cristo.
La sua figura infatti domina i vangeli proposti in queste due domeniche.
Dal punto di vista spirituale, il messaggio è di carattere morale: l’esigenza della conversione, del mutamento di vita, come concreta forma di preparazione per accogliere il Signore che sta per venire.
Parallelamente alla figura di Giovanni Battista, domina anche la figura del profeta Isaia, di cui la liturgia propone, in questa sezione centrale dell’avvento , numerose pagine: in esse siamo invitati a ripercorre le profezie messianiche che trovano in Cristo Signore la loro piena e completa realizzazione.
L’ultima parte dell’avvento ambrosiano comincia con il 17 dicembre: praticamente è quella che popolarmente potrebbe essere definita “novena di natale” .Incastonata in questa novena è la sesta domenica, quella che precede immediatamente il natale e che porta il titolo di “Festa dell’Incarnazione o della divina maternità di Maria”.
In questo giorno la liturgia ci invita infatti a contemplare il grande mistero del Verbo eterno del Padre che si incarna nel grembo della Vergine, mostratasi disponibile ad accogliere la volontà di Dio che la voleva Madre del Messia.
Concludendo, possiamo dire che se “avvento” significa letteralmente “attesa di Cristo Signore”, allora l’intera vita cristiana può essere definita un lungo avvento, un’attesa orante del ritorno del Signore.E allora – a ben guardare – le proposte spirituali dell’avvento devono diventare il nostro impegno non solo per sei o quattro settimane (in dipendenza dalla diversità del rito), ma per una vita intera.

Il servizio della Presidenza

Carissimi fedeli ed amici,
colgo l’occasione da un piccolo disagio che provo, quando celebro la S. Messa nella nostra bellissima Chiesa, presiedendo l”Eucaristia, per parlavi di liturgia: è il fatto di avere l’assemblea dei fedeli alla mia sinistra, anziché davanti.
Ciò mi dà ancora l’opportunità per approfondire i segni della Presenza di Cristo nella Liturgia che sono: l’Assemblea, la Parola, il ministro Celebrante e la “reale” Presenza nelle Specie Eucaristiche. A questi quattro modi di Presenza corrispondono rispettivamente quattro distinti spazi e luoghi:
L’Aula (Chiesa) dove si raduna il popolo di Dio;
L’Ambone da dove si proclama la Parola;
La Sede del Ministro/celebrante;
L’Altare dove, sotto i segni del pane e del vino, si fa memoria della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, nell’attesa della sua venuta.
Pertanto, sia nel caso di nuova costruzione di Chiese o di adeguamento liturgico dell’area presbiterale, tutto questo non può essere sottovalutato.
Ciò premesso, ho dichiarato anche il mio pur piccolo disagio, riguardante l’attuale posizione della sede nella nostra Chiesa, la quale dovrebbe esprime meglio il servizio di colui che guida l’assemblea e presiede la Celebrazione nella Persona di Cristo, capo e pastore della Chiesa, suo corpo.
La sede del celebrante, infatti, è orientata verso l”altare e non verso il popolo radunato, quasi a dire che il prete non è più sentito come il ministro a servizio dell’Assemblea e della Comunità, ma semplicemente a servizio dell’altare e del rito considerato in se stesso.
Questa concezione non è corretta nell’ordinamento conciliare. “Lo spazio culturale – si legge in una Norma liturgica importante – deve rispecchiare correttamente l’immagine della Chiesa, la sua natura, la sua teologia, le modalità del suo rapporto con Dio e del rapporto dei battezzati tra loro”. E’ la grande riforma del Vaticano II che riporta alla luce l’importanza simbolica della Sede Presidenziale, a cominciare da quella del vescovo.
Concludendo, non vorrei che da quello che stiamo dicendo, mi giudicaste come un liturgista esigente ed esagerato, ma a me importa solo che non sia oscurata la vera identità del servizio ed il “Segno” della Presidenza del sacerdote celebrante.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

giovedì 12 novembre 2009

AVVENTO DI CARITA'

A partire da DOMENICA 15 novembre e per tutte le DOMENICHE di AVVENTO, si raccoglieranno, in Chiesa, prodotti alimentari non deperibili, che serviranno per i pacchi della fratellanza.
Saranno consegnati, a nome di tutta la COMUNITA', prima delle festività natalizie, alle famiglie più bisognose della parrocchia.
Prodotti consigliati:
1^ domenica : zucchero
2^ domenica : caffè
3^ domenica : olio
4^ domenica : scatolame
5^ domenica : frutta secca e cioccolato
6^ domenica : panettoni, dolci, caramelle.
La Caritas integrerà il tutto con prodotti freschi, acquistati all'ultimo momento.

GRAZIE A TUTTI.
Saranno questi buoni passi verso un NATALE di SOLIDARIETA' , di CONDIVISIONE e di PACE e AUGURI

8 novembre: Giornata Diocesana Caritas

Oggi, festa di CRISTO RE, è la Giornata Diocesana Caritas, finalizzata a sensibilizzare e far riflettere sulle diverse forme di povertà del territorio… ma non solo!
L'invito che ci rivolge oggi la Caritas diocesana è duplice: anzitutto vengono evidenziate due parole chiave, SOBRIETA' e SOLIDARIETA', da intendere non come atteggiamento occasionale ma come STILE di VITA, cioè come un vero e proprio messaggio comunicativo che possiamo trasmettere con il nostro comportamento e con le nostre scelte di tutti i giorni: un messaggio orientato all'ESSERE e non all'AVERE ed all'APPARIRE, che vuole testimoniare la nostra solidarietà e capacità di COMUNIONE e di CONDIVISIONE, sul modello di CRISTO.
Perchè la SOBRIETA' ? Proviamo a rispondere: per evitare inutili sprechi... per rispetto verso chi è del tutto privo di risorse... per ricercare un giusto equilibrio tra chi possiede troppo e chi non ha niente... per passare da una logica di assistenzialismo ad una logica di giustizia sociale... etc. etc..
In pratica, di fronte alle difficoltà economiche, ed alla crisi in atto, ci viene suggerito di trovare il coraggio di “rivedere” le nostre scelte, di “educare” il nostro desiderio e di canalizzare le nostre energie verso ciò che è importante per la nostra vita, ciò che dà testimonianza della nostra fede in Cristo e nel suo VANGELO. Riusciremo a fare questo passo, a mettere in pratica questi suggerimenti?
Almeno proviamoci!
Passiamo ora al secondo invito: la Caritas diocesana ci chiede, stavolta, fra le diverse forme di povertà esistenti, di focalizzare la nostra attenzione verso quelle “opere segno” che testimoniano la sua presenza sul territorio della diocesi (es. La Casa della Carità, il Consorzio Farsi Prossimo ecc. ) fra queste opere, l'ultima nata è il FONDO FAMIGLIA LAVORO che il nostro Cardinale ha istituito nel Natale 2008.
Nei primi quattro mesi di attività (aprile/luglio) di questo servizio, sono state aiutate, solo nel nostro Decanato, 90 famiglie (su 109 che ne hanno fatto richiesta), famiglie in difficoltà per la perdita del posto di lavoro, dovuta alla crisi.
Ebbene questo fondo ha bisogno di essere alimentato per poter continuare ad operare fino al termine previsto del 2010!
E' per questo che oggi, in tutte le Parrocchie della Diocesi si chiede una piccola offerta in base alle possibilità di ognuno, a sostegno di questo importante servizio, gestito dal SILOE, ma che riguarda anche la nostra Parrocchia.
Per chi volesse ulteriori informazioni in proposito, può contattare la Caritas o le Acli che sono disponibili il MARTEDI' - GIOVEDI' - VENERDI' pomeriggio (ore 16-18) ed il VENERDI' mattina ore (9-11) presso il Centro di Ascolto di Via Mazzini 7B – TEL. 02-48400898.
Intanto grazie a tutti!
La Caritas parrocchiale

Quel 'povero' crocifisso



Carissimi fedeli ed amici,

la stragrande maggioranza dei nostri lettori avrà sicuramente ascoltato dai TG o letto sui giornali di questi giorni una sconcertante notizia la sentenza della Corte Europea di Strasburgo, secondo la quale il Crocifisso nelle aule scolastiche non può stare.
A questo punto è necessario aggiungere subito, al dire della Santa Sede, che trattasi di una visione amara, miope ed ideologica; secondo la quale il Crocifisso “a scuola potrebbe disturbare gli studenti atei o minoranze religiose”. La CEI ricorda, invece, che il Crocifisso “non è solo simbolo religioso, ma culturale”.
Secondo i giudici europei il nostro Paese avrebbe violato degli articoli della Convenzione Internazionale: art. 2 (diritto istruzione) e art. 9 (libertà di coscienza, di pensiero e di religione). L’Italia ha tre mesi per opporsi. Ed è lodevole il ricorso del nostro Governo contro tale sentenza. Sappiamo che la decisione è provvisoria e che anche dopo, nulla cambierà in Italia.
Questo episodio che, come tanti altri, puntualmente si ripresenta nell’universo italiano o europeo dalle dubbie cosiddette “radici cristiane”, ma dai frutti acerbi e venefici, a noi cristiani europei deve fare riflettere molto.
Ce lo diciamo tra noi fedeli e discepoli del Crocifisso, profondamente rattristati e umiliati, che è un male emarginarlo dal mondo educativo: fondamentale nella storia e nella cultura del nostro Continente. Se tutto questo è servito minimamente ad indignarci, non è sufficiente.
Chiediamo piuttosto al Signore di avere i suoi stessi sentimenti di pietà e di perdono, per noi e per tutti quelli che “non sanno quello che fanno”.

Vi saluto con affetto.
Padre Renato

martedì 3 novembre 2009

'La Santità'

Carissimi fedeli ed amici,

il mese di Novembre inizia con la Festa di Tutti i Santi, seguito subito dalla Commemorazione dei fedeli defunti. Entrambi ci portano con la mente e il cuore nell’aldilà e, mentre da una parte veniamo sollecitati a considerare che la nostra vocazione è un invito alla santità, dall’altra parte il pensiero della morte ci rattrista.
Alla morte, infatti, non ci si vuole mai pensare, né preparare. La si considera un incidente spiacevole, mentre è invece la cosa più naturale di questo mondo. Mai, come nella nostra società, la morte l’abbiamo davanti agli occhi, anche all’ora dei pasti nei telegiornali. Nessuno sa più rispettare l’uomo che muore.
Quando saremo in Paradiso – ed è l’augurio più bello e più valido che possiamo rivolgere – faremo delle scoperte stupende. Anzitutto quella formidabile di vedere Dio com’è, fonte e compimento della nostra vita, ….gioia … e felicità.
In questo giorno festeggiamo tutti quei credenti che hanno speso la loro vita nella fedeltà al Vangelo e in loro la Chiesa celebra il trionfo della misericordia celeste; per ricordarci che il cielo è anche il nostro punto d’arrivo; e la soddisfazione del Signore che dice: “Bravo, entra nella gioia …….” La santità è una vocazione per tutti ed è possibile! Si capisce che la vita cristiana è fondamentalmente ottimista. Anzi, è per la Beatitudine.
I santi sono legati a noi, viventi e pellegrini. Con alcuni di loro, come Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, Gianna Beretta Molla, Don Carlo Gnocchi, ecc. noi siamo stati contemporanei, facendo un tratto di strada insieme. Ciò, (la santità) ci dovrebbe aiutare a considerare questa misteriosa comunione dei santi nella sua concretezza.
La Festa viene a ricordarci che la santità è un dovere preciso. Non è un optional. E Gesù nel Vangelo con le Beatitudini ci indica le strade precise per perseguirle; tra loro, due strade maestre, quella della povertà e della carità.
Se una cosa manca, a noi astuti e disillusi uomini del 3° millennio, è la speranza che la vita possa aver un senso. E non un senso qualsiasi, ma il senso vero, una direzione. In ebraico il termine peccato significa “fallire il bersaglio”. Noi siamo fatti per la realizzazione piena, ma con il peccato - quando manca la direzione – siamo allontanati dal nostro obiettivo.
Gesù annuncia nel Vangelo con le Beatitudini ai suoi discepoli, ad ogni uomo e a noi oggi, che è possibile colpire nel segno, colpire il bersaglio della Vita nel suo centro. Ma come tutte le cose importanti richiedono rinuncia, impegno, allenamento, sapendo poi d’essere vincitori e beati.
Ma tutto ciò costituisce una premessa alla santità, perché non possiamo fabbricarci la santità con le nostre mani, perché questa appartiene solo a Dio. Essere santo significa lasciarsi amare da Dio e il luogo su cui rispondere al suo amore, alla sua santità, è il nostro quotidiano.
Augurandoci d’essere santi, vi saluto con affetto.
Padre Renato