lunedì 29 marzo 2010

"La notizia"

Carissimi fedeli ed amici,
ho ricevuto in questi giorni un’e-mail da parte di una lettrice, chiedendomi di scrivere qualcosa sul COM e rispondere alle “preoccupazioni” di tanti credenti “per quello che si sta svelando – si legge testualmente - come una ferita enorme: il tema di preti pedofili (nella Chiesa irlandese). Ci chiedevamo se potessi scrivere qualcosa di coraggioso, che ci aiutasse a capire….. So che è un tema spinoso, ma se non ne parliamo senza paura, la gente semplicemente trarrà le proprie conclusioni e si allontanerà. Scusami se mi sono permessa”.
Per quanto riguarda quest’argomento ritengo che, se da una parte è giusto parlarne, e in questo momento lo sta facendo con “coraggio” la Chiesa, direttamente nella persona dello stesso Pontefice, però è necessaria tanta riflessione, preghiera e moderazione da parte di tutti, appunto per capire. Infatti, il S. Padre ha scritto in questi giorni ai fedeli cattolici dell’Irlanda una lettera in merito agli “atti peccaminosi e criminali” di cui si sono macchiati alcuni sacerdoti e religiosi irlandesi nei confronti di ragazzi e giovani.
In essa il Papa esprime il suo profondo turbamento di fronte alla vicenda degli abusi, che ha suscitato “sgomento” e “senso di tradimento” tra i cattolici a causa anche della “risposta spesso inadeguata” della Chiesa irlandese, colpevole di “gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo", e ha chiesto ai vescovi di continuare "a cooperare con le autorità civili nell'ambito di loro competenza". Il problema, scrive il Santo Padre, “che non è specifico né dell’Irlanda né della Chiesa”, va affrontato “con coraggio e determinazione” e attraverso un “cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione”.
Tra i fattori all'origine di questi scandali, il Papa indica le “procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa”; e una “insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati”. A mio modesto parere e conoscenza, spesso trattasi di soggetti non idonei o inadatti per la scelta di vita celibaria. E ancora si legge: “Una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità d’ogni persona”.
A quei sacerdoti e religiosi dell’Irlanda, che si sentono “delusi, sconcertati e adirati per il modo in cui queste questioni sono state affrontate” dai superiori e “personalmente scoraggiati e anche abbandonati” scrive: “In questo tempo di sofferenza [...] v’invito a riaffermare la vostra fede in Cristo, il vostro amore verso la sua Chiesa [...] In questo modo, dimostrerete a tutti che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia”.
Rivolgendosi infine ai Vescovi, il Papa afferma: “Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini d’abusi [….] “Tutto questo ha seriamente minato la vostra attendibilità ed efficacia – aggiunge –. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano”.
Papa Benedetto XVI termina la Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, pensata “con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa”.
Vi saluto tutti con affetto.
Padre Renato

lunedì 22 marzo 2010

La Benedizione del Dio dei Padri

Il Dio di Abramo ti chiami
per un cammino di sogno e di promessa
e ti provveda nei crocevia.

Il Dio di Sara ti insegni
l’amore per una vita senza orizzonti
e una speranza per i giorni senza aurora.

Il Dio di Giacobbe ti riveli
il punto imprevedibile dell’incontro
e i segni della lotta e della ricerca.

Il Dio di Mosè ti parli faccia a faccia
nello specchio della storia e nei segni dei tempi
perché tu lo veda come se vedessi l’invisibile.

Il Dio di Giosuè ti spinga a confidare
in tutti i nuovi inizi
e ad assumere la decisione di guida.

Il Dio di Samuele ti trovi disponibile
ad ascoltare la sua voce
e a non disattendere il grido del popolo.

Il Dio di Elia ti accolga
nella soavità della brezza e del silenzio
per non confonderlo con uno spettacolo.

Il Dio di Raab accetti il fiore della tua accoglienza
risparmi i tuoi e la tua casa
e ti iscriva nella stirpe regale del suo Unto.

Il Dio di David ti conceda
il dono del pentimento
e il coraggio del perdono e della lode

(Suor Emanuela Melo de Souza OSB)

“ La Domenica, tempo santificato o vuoto?”

Carissimi fedeli ed amici,

voglio parlarvi della Domenica, prendendo spunto da un’omelia pronunciata dal Papa Benedetto XVI parlando del Giorno del Signore. Ha detto che la Domenica, nelle nostre società occidentali, si è mutata in fine-settimana, in tempo libero.
Ecco le sue precise parole: “Se il tempo libero non ha un centro interiore, da cui proviene un orientamento per l’insieme, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e non ricrea. Il tempo libero necessita di un centro: l’incontro con Colui che è la nostra origine e la nostra meta”.
Sono parole molto forti e chiare con le quali noi sacerdoti e catechisti, operatori pastorali e genitori, dovremmo insistere in ogni occasione e presso di tutti: adulti, giovani e ragazzi per far comprendere che le nostre famiglie e la gente in genere è disorientata, in mezzo a mille distrazioni. Le nostre Chiese, la domenica e feste, sono sempre più vuote. E’ una constatazione avvertita ovunque e da tutti. Questo fenomeno, durante i mesi estivi, assume forme impressionanti.
Il Pontefice, nell’omelia ricordata prima, commentando la testimonianza degli antichi martiri di Abitene che esclamavano: “Senza Domenica non possiamo vivere”, ribadiva questo concetto: noi cristiani abbiamo bisogno del contatto con il Cristo Risorto, “Di questo incontro – diceva testualmente – che ci unisce, ci fa guardare oltre l’attivismo della vita quotidiana, verso il Dio Creatore, dal Quale proveniamo e verso il Quale andiamo”.
Miei cari, se riusciamo a capire la bellezza del Giorno del Signore con l’Eucaristia, noi cristiani non lo vivremmo come un “precetto”, ma come una necessità interiore.
In questa prospettiva la Messa domenicale acquisisce un significato diverso, perché il Banchetto Eucaristico diventa caparra e anticipazione di quel Banchetto al quale siamo invitati e dove Dio stesso si metterà a servire.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

giovedì 18 marzo 2010

Comunicato sul Progetto Nuovo Oratorio

Giovedì 11 marzo è stata convocata d'urgenza dal Parroco la Commissione del Nuovo Centro Parrocchiale per esaminare ed approvare gli elaborati definitivi e aggiornati dei Progetti dell'ampliamento e ristrutturazione del Nuovo Oratorio (pianta copertura e prospettica del piano terra e primo piano). Tutti i presenti sono rimasti soddisfatti del lavoro compiuto dai nostri professionisti ing. Durè e dall'arch. Tecci. Il Progetto sarà presentato al più presto possibile al Collegio dei Consultori e, preparato il quadro economico, andrà in delibera in Curia Arcivescovile. Deo Gratias!!!

“L’attualità del Concilio sulla Parrocchia”

Carissimi fedeli ed amici,
leggendo i documenti del Concilio Vaticano II, mi colpisce sempre di più, in modo positivo, l’attualità del suo insegnamento sulla Parrocchia, sulla spiritualità dei laici e lo sviluppo della vita della Chiesa. Già il Papa Paolo VI, in una sua catechesi del 1968, parlando del Concilio Vaticano II appena concluso, si esprimeva così: “Esso vuole rendere più intensa l’attività apostolica del Popolo di Dio e attende anche dai laici, come membra vive del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, il contributo d’una viva e personale collaborazione, sia alla missione salvifica della Chiesa, sia all’instaurazione dell’ordine temporale secondo il disegno di Dio”.
Questa affermazione non è per se stessa una novità, perché scaturisce dalla natura stessa della vocazione cristiana; ma è stata messa in tale evidenzia dal Concilio, e intimata con tale autorità e ripetuta con tanta insistenza, da costituire per il cristiano cosciente una questione nuova, quella in pratica dell’attività che ogni cristiano deve apportare alla vitalità e sviluppo della Chiesa.
Fermando ora l’attenzione sulla collaborazione ministeriale all’interno della Chiesa, (catechista, animatore, laico impegnato, ecc..), dovremo osservare che questo compito è aperto a tutti, aderendo di propria volontà ad una o più delle tante forme d’attività che alimentano il fervore, la spiritualità e l’efficacia di una comunità parrocchiale, riunita autenticamente intorno al nome di Cristo.
Nella succitata catechesi del Pontefice che ha dato attuazione al Concilio, veniva dallo stesso ribadito questo concetto che: “è importante innanzi tutto scoprire il carattere comunitario, organizzato, non solo ideale e spirituale ma visibile, concreto, istituzionale della Chiesa e dare a questa Chiesa sociale, che riflette e perpetua il mistero dell’Incarnazione, e che, umana qual è non è senza i suoi limiti e i suoi difetti, la propria fedele e cordiale adesione. Questo è il primo apostolato”.
Tutto questo richiede per ciascuno di noi, oggi fedeli e parrocchiani di S. Lorenzo, un discernimento serio e chiedersi qual è il grado di questa nostra adesione: “totale o parziale, sincera o ambigua, amorosa o dispettosa, operante o inerte, stabile o intermittente, fidata o infida, ecc…. E chiedersi anche se si abbia un concetto esatto di quella primigenia espressione della comunità cristiana, che è la Parrocchia, la propria Parrocchia; e se per quest’organismo ecclesiale, prima fonte autorizzata e responsabile della Parola di Dio e della Grazia di Cristo, da buon fedele, si faccia qualche cosa, non foss’altro con l’affezione, la frequenza e l’aiuto”.
Il Pontefice precisava che: “Questo è il secondo grado d’apostolato, a cui nessuno è inabile e a cui nessuno dovrebbe sottrarsi. Se noi riuscissimo a dare all’istituzione parrocchiale la sua pienezza di preghiera e di carità, d’organizzazione e di solidarietà, di coscienza ecclesiale e d’esercizio benefico e pedagogico, noi avremmo già compiuto opera grande, moderna e ottima d’apostolato”.
Terminava che tutti possono collaborare; e, “cosa meravigliosa – diceva testualmente, - i più piccoli sono i primi a dare alla Parrocchia il suo profondo senso apostolico: i ragazzi che frequentano il catechismo, o altro, la frequenza dell’oratorio – questa magnifica istituzione polivalente: pedagogica, ricreativa, religiosa, sociale – o che s’inseriscono in giuste associazioni e rallegrano le feste della comunità, compiono opera anch’essi d’apostolato interno, d’alta qualità e di gran merito”.
Tutto ciò forma la grand’Assemblea spirituale della Parrocchia. In questo modo per tutti c’è l’invito a partecipare. Con affetto vi saluto.
Padre Renato

Terremoto in Cile: i primi aiuti della Caritas

Mentre cresce il numero delle vittime del terremoto che ha colpito il Cile sabato scorso, la Caritas è impegnata per organizzare i primi soccorsi alla popolazione. Volontari e operatori sono all’opera per fornire riso, pasta, latte in polvere, aceto ai senzatetto.
Per contribuire è possibile donare il proprio contributo tramite:
· Donazione diretta presso l’Ufficio Raccolta Fondi in Via San Bernardino, 4 a Milano (orari ufficio);
· Conto corrente postale n. 13576228 intestato alla Caritas Ambrosiana Onlus
· Conto corrente bancario presso l’Agenzia 1 di Milano del Credito Artigiano intestato a Caritas Ambrosiana Onlus
IBAN: IT16 P 03512 01602 000000000578
· Carta di credito: donazione telefonica chiamando il numero 02 76037324 in orari d’ufficio; oppure direttamente collegandosi al sito www.caritas.it
Causale delle offerte (detraibile fiscalmente) “Emergenza terremoto: Cile 2010”

Lampada per l’anno sacerdotale

Una lettera recapitata a tutti i parroci d’Italia in cui «in maniera delicata e discreta» si invita ad accedere una «Lampada per l’Anno Sacerdotale» durante la Messa di ogni prima domenica del mese e a dedicare una specifica intenzione di preghiera alle vocazioni. A presentare la proposta e a firmare il testo è don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni, che definisce il progetto – approvato dall’Assemblea generale dei vescovi italiani dello scorso novembre ad Assisi – un «piccolo seme» per lanciare una grande preghiera lungo la Penisola.
La Diocesi di Milano lo propone a tutte le parrocchie e il nostro Decanato appoggia con entusiasmo questa iniziativa.
Anche la nostra Parrocchia sostiene fortemente questa iniziativa e ogni prima domenica del mese, fino a giugno, durante le Santa Messe, si accenderà una lampada per l’anno sacerdotale .
Tutta la nostra comunità parrocchiale è chiamata a pregare per le vocazioni .

"Il Tempo di Quaresima"

Carissimi fedeli ed amici,
Il Tempo di Quaresima è un tempo propizio che Dio ci dona per una conversione spirituale. La Chiesa, nella sua realtà profonda di “sacramento dell’intima unione con Dio” (LG 1), è chiamata a farsi interprete, mediatrice, educatrice dell’incontro dell’uomo con Dio, non un Dio generico, ma Dio “fatto carne”, Dio misericordioso rivelato e donato a noi in Gesù Cristo, che si è sacrificato per noi, con il cuore aperto sulla croce. Si tratta, anzitutto, di educare e accompagnare all’incontro, all’esperienza di Dio, a stabilire una relazione con Dio, ad “adorare il Padre in spirito e verità” (cf. Gv 4, 23). La fede non è riducibile a idee su Dio, ma è accogliere Dio, amarLo e quindi fare la Sua volontà
“Ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso…” (Gl 2, 12-13). Questo accorato invito di Dio risuona all’inizio della Quaresima ed è rivolto a ciascuno di noi. “Ritornate…” si tratta di ritornare, perché da chi la nostra vita ha origine permanente se non da Dio? D’altra parte Dio è Padre che sempre attende il nostro ritorno. E ancora siamo esortati: “Oggi, se ascoltate la Parola di Dio, non indurite il vostro cuore…”(Sal 94).
L’indurimento del cuore, nella Sacra Scrittura, è un male grave e temibile, perché rende insensibili a percepire la presenza di Dio e a stabilire una relazione con Lui. Il cuore sensibile a Dio è un cuore puro, umile, che confida in Dio. Ritornare a Dio vuol dire riconoscere che Dio è il Fondamento, Principio e Fine ultimo della nostra vita, il nostro Bene Supremo; nello stesso tempo vuol dire riscoprire e affermare la nostra vera identità e la più alta dignità perché noi siamo “immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1, 26). Riconoscere Dio come Dio vuol dire adorarLo, riconoscerLo come Assoluto, il Creatore, il Padre di tutti.
La Sacra Scrittura mette in rilievo che, senza il riferimento reale a Dio, l’uomo perde il giudizio di verità riguardo a se stesso e nella valutazione delle cose; in secondo luogo cade nella dissolutezza morale. Si tratta, anzitutto, di educare e accompagnare all’incontro, all’esperienza di Dio, a stabilire una relazione con Dio, ad “adorare il Padre in spirito e verità” (cf. Gv 4, 23). La fede non è riducibile a idee su Dio, ma è accogliere Dio, amarLo e quindi fare la Sua volontà. Questo è il compito primario della comunità cristiana, e dovrebbe essere assunto con sapienza e coraggio dai presbiteri, diaconi, dai consigli pastorali, dai catechisti e dagli operatori pastorali. Perciò impegniamoci con generosità a educare allo stile di vita autenticamente cristiano, e quindi alla preghiera, alla sobrietà, alla carità, attingendo con abbondanza alle sorgenti sacramentali della Riconciliazione e dell’Eucaristia.
Come operatori e collaboratori pastorali, dovremmo pensare anche a delle proposte mirate a quei fratelli che hanno lasciato la pratica religiosa, ma sentono, sia pur confusamente, il desiderio e la ricerca di un’esperienza spirituale. Scuotiamoci dalla pigrizia e dal torpore. Abbiamo il coraggio di proposte impegnative, ben motivate, anche per i giovani.
Per questo motivo vivremo un momento forte di tre sere per gli Esercizi Spirituali in Parrocchia (in Chiesa), mercoledì 10, giovedì 11 e venerdì 12 marzo alle ore 21. Gli incontri saranno guidati da P. Silvano Pinato, Superiore Provinciale dei Rogazionisti, in visita alla nostra comunità.
Accogliendo l’invito a “rimetterci” con vigore in cammino verso la Pasqua di Resurrezione, vi saluto con affetto.
Padre Renato

“Il male e la sofferenza nel mondo…”

Carissimi fedeli ed amici,
tempo fa riflettevo sul problema della presenza del male e della sofferenza in questo mondo, mi giungeva un’e-mail da un giovane genitore, il cui contenuto calzava molto con quanto stavo pensando in quel momento. L’amico mi confidava di aver letto lo scritto che m’inviava in allegato e, mi faceva notare che: “Ci stava riflettendo parecchio”, proponendomi, inoltre, di fare copie da mettere a disposizione in Chiesa o in Patronato (mi trovavo ancora a Padova) e concludeva: “Se ha toccato me, toccherà anche agli altri!”
La riflessione cominciava con queste parole: “Se una persona cara ti manca, non piangere……alza gli occhi e ricorda che è sotto il tuo stesso cielo”.
Così l’ho voluta riportare, in parte, in questa mia chiacchierata: “In un’intervista della TV americana – si leggeva - Jane Clayson ha chiesto ad una ragazza, orfana a causa della tragedia delle Torri Gemelle: Dio come ha potuto permettere che avvenisse una sciagura del genere? La risposta che ha ricevuto è… interessante”. La ragazza ha risposto: “Io credo che Dio sia profondamente rattristato da questo, proprio come lo siamo noi; ma per anni noi gli abbiamo detto di andarsene dalle nostre scuole, di andarsene dal nostro governo, di andarsene dalle nostre vite. Essendo Lui quel galantuomo che è, io credo che con calma Egli si sia fatto da parte.
Come possiamo sperare di notare che Dio ci dona ogni giorno la Sua benedizione e la Sua protezione se Gli diciamo: - lasciaci soli?. Considerando i recenti avvenimenti… attacchi terroristici, nelle scuole. ecc. penso che tutto sia cominciato, quando 15 anni fa M. M. O’Hare ha ottenuto che non fosse più consentita alcuna preghiera nelle nostre scuole americane, e gli abbiamo detto OK.
Poi qualcuno ha detto: è meglio non leggere la Bibbia nelle scuole… (la stessa Bibbia che dice. Tu non ucciderai, Tu non ruberai, ama il tuo prossimo come te stesso) e noi gli abbiamo detto OK. Poi, il dottor Benjamin Spok ha affermato che noi non dovremmo sculacciare i nostri figli se si comportano male perché la loro personalità è deviata e potremmo arrecare danno alla loro autostima, e noi abbiamo detto: un esperto sa di cosa sta parlando, e così abbiamo detto OK.
Poi, qualcuno ha affermato che sarebbe opportuno che gli insegnanti e i presidi non punissero i nostri figli, quando si comportano male, e gli abbiamo detto OK. Poi alcuni politici hanno detto: Non è importante ciò che facciamo in privato purché facciamo il nostro lavoro – e d’accordo con loro, noi abbiamo detto OK. Poi qualcuno ha detto: il Presepe non deve offendere le minoranze, - così nel famoso museo M. Tussaurd di Londra al posto di Maria e Giuseppe hanno messo la Spice girl Victoria e Backam, e noi abbiamo detto OK. E poi qualcuno ha detto: stampiamo riviste con fotografie di donne nude e chiamiamo tutto ciò: salutare apprezzamento per la bellezza del corpo femminile. E noi gli abbiamo detto OK.
Ora ci chiediamo come mai i nostri figli non hanno coscienza e non sanno distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Probabilmente, se ci pensiamo bene, noi raccogliamo quello che abbiamo seminato. Buffo come sia semplice, per la gente, gettare Dio nell’immondizia e meravigliarsi perché il mondo sta andando a ….l’inferno! Buffo come tutti vogliono andare in Paradiso, ma al tempo stesso non vogliono credere.., pensare, né fare nulla che dice la Bibbia. Buffo come crediamo a quello che dicono i giornali, ma contestiamo ciò che dice la Bibbia. Buffo come tutti vogliono andare in Paradiso, ma al tempo stesso non vogliono credere… pensare, né fare nulla di ciò che dice la Bibbia”. Buffo come si stia in casa dal lavoro per una festività religiosa, ma non si riconosca nemmeno quale sia la ricorrenza”.
La riflessione continua, ma per motivo di spazio devo chiudere. E pensando alle cose di casa nostra, ogni commento è superfluo, mentre vi saluto con affetto.

Padre Renato

GESTO QUARESIMALE: aiutiamo la Maflow

Tutta la comunità parrocchiale è coinvolta in un gesto di solidarietà che ci interpella e dal quale nessuno può sentirsi esonerato: la precaria situazione dei dipendenti della ditta MAFLOW.
Diverse famiglie del nostro territorio sono tra questi. Per questo troveremo un cesto in oratorio e uno in Chiesa dove poter donare € 1,00 ogni settimana.
Ci sembra un gesto concreto, sorretto dalla preghiera, per vivere bene questa Quaresima.

P. Tito a due anni dal suo transito

Ricordiamo che venerdì 19 febbraio 2010 ricorreva il 2° anniversario della morte di P. Tito Furlan, secondo parroco della nostra Parrocchia (1966 – 1984).
La Comunità parrocchiale lo ha ricordato con la Celebrazione della Santa Messa alle ore 18,00.

Progetto Nuovo Oratorio

Nei giorni scorsi in Curia c’è stato l’incontro tra i nostri Tecnici e quelli della Curia Arcivescovile. Il sottoscritto non era presente e ha ricevuto questa comunicazione dal nostro ing. Luca Durè: ”Oggi hanno dato il benestare, salvo qualche aggiustamento tecnico che ho concordato di vedere in fase successiva all’approvazione del Co.Co. (Collegio dei Consultori). Dobbiamo aggiornare il quadro economico e predisporre le viste prospettiche di massima e poi dovrebbero portarlo in delibera”.
P. Renato

“Ricordando la Messa alla Maflow…”

Carissimi fedeli ed amici,

Domenica 14 febbraio, anche Giornata della solidarietà per la Chiesa italiana, noi parroci delle due Parrocchie di Trezzano e numerosi fedeli, assieme al Vicario Episcopale S.E. Mons. Mario Delpini, come già sapete, abbiamo celebrato la Santa Messa alle ore 11.00 nello stabilimento della Ditta MAFLOW per i dipendenti e le loro famiglie, i quali da qualche mese sono in cassa integrazione e rischiano il posto di lavoro. Oltre alle Autorità civili e militari della nostra cittadina, era presente l’intera Giunta comunale con il sindaco Signora Liana Scundi.
Il gesto dell’Eucaristia che abbiamo voluto porre nel particolare momento di crisi economica per queste famiglie di Trezzano ha voluto essere un segno di fraternità, comunione e di condivisione della comunità cristiana. Il Vescovo all’omelia ha detto con forza di non cedere alla disperazione, esortando tutti a vivere la speranza cristiana e, proprio in questa Giornata della Solidarietà, a far sentire la vicinanza e l’impegno di stare a fianco di chi vive la presente difficoltà per la crisi occupazionale.
Agli operai e dipendenti della Maflow certamente è passato il messaggio di questa Celebrazione nella quale si è fatto presente Cristo eucaristico, avendo potuto cogliere nei loro atteggiamenti, negli interventi e nelle preghiere espresse la loro serenità e la voglia solamente di lottare per non perdere il loro posto di lavoro che è per le loro famiglie: “Dignità, sicurezza, vita e futuro” la quale non ha niente a che fare con le rivendicazioni stereotipe d’altri tempi e di altri personaggi.
Al termine della S. Messa noi parroci abbiamo consegnato al giovane responsabile dei dipendenti, Massimo Lettieri, una busta contenente poche centinaia di euro per le loro necessità.
Ma desideriamo coinvolgere l’intera comunità parrocchiale, insieme ai ragazzi della catechesi, per il segno quaresimale di condivisione per bilanciare in minima parte la precaria situazione di diverse famiglie del nostro territorio. Questo ci sembra un modo concreto di vivere lo spirito di preghiera, di penitenza e di carità in questo tempo liturgico.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

“...in occasione dell’ostensione del corpo di Sant’ Antonio”

Carissimi fedeli ed amici,

come molti già sanno, da lunedì 15 a sabato 20 febbraio 2010 i fedeli potranno venerare le Spoglie mortali di Sant’Antonio, esposte nella Cappella delle Reliquie della Basilica del Santo in Padova. S’intende così dare seguito al desiderio espresso da molti di rivedere il Corpo del Santo, prima del suo ritorno alla splendida Cappella dell'Arca, recentemente restaurata. L'ostensione coincide anche con la festa liturgica della Traslazione di S. Antonio 15 febbraio (detta anche Festa della Lingua).
In occasione di quest’evento, perciò, voglio parlarvi del Santo di Padova che spicca nella Chiesa tra i grandi araldi del Signore per il suo fervore apostolico e per i suoi prodigi a favore dei poveri. Del resto anche il Santo Padre nell’Udienza Generale di Mercoledì scorso 10 febbraio 2010 ha dedicato la sua catechesi alla figura di un Santo molto venerato nella Chiesa cattolica, nel contesto della storia della Chiesa del XIII secolo, chiedendo più generosità con i poveri.
Ha spiegato Benedetto XVI che: “La vera ricchezza è quella del cuore, la generosità con i poveri. E' un insegnamento di Sant'Antonio da Padova, molto importante nei giorni nostri, nel contesto della crisi economica attuale”. Ha aggiunto: “Per questo motivo, Antonio più volte invita i fedeli a pensare alla vera ricchezza, quella del cuore, che rendendo buoni e misericordiosi, fa accumulare tesori per il Cielo".
Ma un altro motivo più particolare e personale mi spinge a parlarvi del Santo “senza nome” di Padova, da dove sono giunto prima di mettere piedi a S. Lorenzo in Trezzano sul Naviglio. Innanzi tutto non vi nascondo il mio precedente legame con Sant’Antonio, avendolo ereditato dalla mia famiglia e dai miei genitori che portavano entrambi il suo stesso nome che poi lo hanno anche dato all’ultimo dei miei fratelli.
Inoltre, la mia appartenenza alla famiglia rogazionista, segnata dalla presenza di S.Antonio, quale Patrono speciale per le Opere educative - assistenziali di Padre Annibale da lui voluto, me l’hanno reso sempre più vicino e familiare. A tutto questo va aggiunta un'altra circostanza, che oltre vent’anni del mio ministero pastorale (1968 –2010) li ho svolti in due Parrocchie, a Roma e a Napoli, intitolate a Sant’Antonio da Padova.
Lunedì 15 febbraio p. v. mi recherò a Padova per un controllo ospedaliero e non perderò l’occasione per visitare la sua Tomba e pregare, ricordandomi di tutti voi.
Con affetto vi saluto
Padre Renato

"La giornata per la vita"

Carissimi fedeli ed amici,

Domenica 7 febbraio 2010 si celebra la 32esima Giornata per la Vita. Promuovere la vita umana comporta anche assicurare un necessario benessere: questo in sintesi può essere il senso del Messaggio dei Vescovi Italiani per la Giornata. Il benessere, di cui parlano i Vescovi è diverso. Intanto, non è un assoluto, cioè non è la cosa più importante: “Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana. Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l’uomo nella sua interezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell’indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa”.
Il benessere economico è nell’ordine dei mezzi, non dei fini. Cioè va ricercato in quanto permette di condurre una vita serena, non per la bramosia di possedere e di avere. Il suo valore “è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita”.
Che cosa permette di garantire il benessere economico? Consente di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento, le cure mediche, l’istruzione, la realizzazione nel proprio ambito lavorativo.
Ai giovani offre la sicurezza di poter costruire una nuova famiglia. Il benessere economico, così, inteso va di pari passo con una vita sobria. “Anche la crisi economica – sostengono i Vescovi - che stiamo attraversando può costituire un’occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio”. Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene più grande.
Con affetto saluto
Padre Renato

"La forza della vita una sfida per la povertà"

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente
per la 32a Giornata Nazionale per la vita

Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana.
Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l'uomo nella sua interezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell'indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento, cure mediche, istruzione. Una certa sicurezza economica costituisce un'opportunità per realizzare pienamente molte potenzialità di ordine culturale, lavorativo e artistico.
Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria che ha investito molte aree del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti. La povertà, infatti, può abbrutire e l'assenza di un lavoro sicuro può far perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, in ogni caso, di motivi di inquietudine per tante famiglie. Molti genitori sono umiliati dall'impossibilità di provvedere, con il proprio lavoro, al benessere dei loro figli e molti giovani sono tentati di guardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia.
Proprio perché conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore della vita umana e quale minaccia sia insita in una crescente povertà di mezzi e risorse. Proprio perché ci sentiamo a servizio della vita donata da Cristo, abbiamo il dovere di denunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi.
Il benessere economico, però, non è un fine ma un mezzo, il cui valore è determinato dall'uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita. Quando, anzi, pretende di sostituirsi alla vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte. Anche per questo Gesù ha proclamato beati i poveri e ci ha messo in guardia dal pericolo delle ricchezze (cfr Lc 6,20-25). Alla sua sequela e testimoniando la libertà del Vangelo, tutti siamo chiamati a uno stile di vita sobrio, che non confonde la ricchezza economica con la ricchezza di vita.
Ogni vita, infatti, è degna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà. L'uso distorto dei beni e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamo custodi e non padroni. Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi, ma ricche di umanità e in grado di gustare la vita, perchè capaci di disponibilità e di dono.
Anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituire un'occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perchè la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio, denunciando ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizio etico, il delitto dell'aborto. Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene più grande. Del resto, come insegna il Papa Benedetto XVI nella recente Enciclica Caritas in veritate, "rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico" (n. 45), in quanto "l'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica" (n. 44).
Proprio il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare o interrompere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza. Ci fa ricordare che, nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale.