martedì 5 gennaio 2010

"Casa di Comunione"

Carissimi fedeli ed amici,

Volendo parlare dell’identità della Parrocchia, riporto alcune definizioni della stessa, frutto di una riflessione “popolare”, d’alcuni anni addietro, di 2/3 mila fedeli parrocchiani, indipendentemente dal fatto d’essere in parte praticanti, della Diocesi di Padova, fatta nei Gruppi di riflessione.
Le tre immagini uscite da questo lavoro di confronto sono state in qualche modo “colte” e messe in evidenza dagli esperti che hanno analizzato tutto il lavoro fatto dalla base ed è stata quella d’averla percepirla come Casa di comunione, Scuola di formazione e Ponte sul territorio. Al Buon Pastore, nella mia ex parrocchia padovana, hanno partecipato a questo lavoro di Riflessione ben tre gruppi, per un totale di una quarantina di persone, alcune delle quali si sono inserite nel Direttivo del nuovo Centro Parrocchiale rinnovato.
Personalmente, delle tre definizioni, quella che maggiormente piace è la prima. Ecco che cosa bisogna intendere per “Casa di comunione”. Riporto alcuni stralci e/o frasi che possono aiutarci nella nostra parrocchia di S. Lorenzo a Trezzano: prima della Catechesi, della Liturgia, della Carità viene la comunione, o meglio, una comunità capace di accoglienza sincera, di apertura, di condivisione… Come può essere reso visibile tutto questo, cioè come si può tradurre questa sensibilità in strutture di comunione?
· Attraverso una spiritualità di comunione: (sguardo sul mistero della Trinità che abita in noi, sentire il fratello “come uno che mi appartiene”, capacità di vedere prima di tutto il positivo che c’è nell’altro, etc.)
· Attraverso la cura degli spazi e dei luoghi
- Spazio personale (capacità di stare insieme, tempo a disposizione, disponibilità, etc.)
- Spazio comunitario (liturgia, incontri, occasioni di stare insieme, etc.)
- Spazio materiale (luoghi per stare insieme, oratorio, strutture sportive e ricreative).
Su quest’ultimo punto, ora, ci sentiamo tutti impegnati per la cura e la progettazione degli spazi (Nuovo Oratorio) che non sono e non possono rimanere solo un “affare” del parroco e di pochi addetti: spazi nei quali i parrocchiani si sentano veramente “a casa”, piuttosto che “ospiti” o, ancor peggio, “utenti”.
Rinnovando gli auguri di un Nuovo Anno in comunione e in pace, saluto con affetto.
Padre Renato

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