domenica 12 aprile 2009

La parabola di ogni rinascita...

Le tristi e dolorose notizie di queste ultimi giorni sul terremoto in Abruzzo hanno richiamato alla mia memoria le immagini e le sensazioni del terremoto umbro - marchigiano del 1997. In quel tempo mi trovavo ad Assisi. Certamente non si possono descrivere compiutamente le percezioni, il senso di impotenza e quasi rassegnazione di fronte alle impressionanti sequenze dei danni causati dal fenomeno naturale. Allora come oggi, la ricostruzione ed il ritorno alla normalità non furono così semplici e rapide come sperato. Un terremoto non fa crollare solo pietre e calcinacci, ma produce delle ferite nella carne viva di chi ne è vittima e non solo. Ma la tenacia dell’uomo che reagisce e non si rassegna all’ineluttabile cerca almeno di far “allentare la morsa” dell’oblio e della morte che lottano - attraverso la distruzione del sisma - contro la vita, la cultura, l’arte. Non è possibile rinunciare al coraggio di vivere e di ricominciare: il futuro comincia dopo l’ultima scossa.
Un terremoto può dunque diventare metafora di ogni male o problema che mina l’esistenza di ognuno di noi; e la speranza, il coraggio di rialzarsi e riprendere il cammino diventano immagine di ogni rinascita, di ogni cambiamento di vita che richiede sudore e sangue, sacrificio e pazienza, coraggio e speranza.
In questi giorni, dunque, molti nostri fratelli vivono lo stesso “mistero della Pasqua”, e consciamente o meno possono dire quanto San Paolo dice di sé: “completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (Lettera ai Colossesi 1, 24). Da questo dolore solleviamo gli occhi a Cristo in croce e scopriamo che anche Gesù di Nazareth ha tremato di fronte alla morte, ma poi si è fidato, si è affidato a suo Padre…
Guardiamo il crocifisso e ritroviamo il volto dei tanti nuovi crocefissi che ogni giorno incontriamo sulle nostre strade.
Guardiamo il crocifisso e si affollano davanti al cuore tanti vostri occhi velati di lacrime, con tanti perché che rimangono senza una risposta ...
Guardiamo il crocifisso e preghiamo perché ogni uomo che soffre sappia di “avere un segreto in comune con Dio”, sappia che Dio è con Lui nel suo dolore.
Da oltre venti secoli il cammino dell'uomo e della sua libertà, il senso dell'esistenza è posto in gioco di fronte a questo annuncio: Gesù, il crocifisso, è risorto, Vive! Tutto inizia e dipende da quel mattino di Pasqua. Noi, da soli, saremmo rimasti al gelido silenzio del sabato santo. Quanto più la notte è notte, tanto più bella è l’aurora che porta in seno!
Termino con una nota di cronaca “nostra”. Anche questa potrebbe prendere spunto dal terremoto. Sì, perché le notizie di un possibile trasferimento di qualcuno dei padri o anche delle suore stesse sono risuonate “ufficiosamente” come quella di un terremoto! Certamente ne abbiamo parlato e continuiamo a parlarne nelle sedi opportune e la discussione su ciò che sia giusto fare o accettare in questi momenti non è priva di sofferenza e apprensione… soprattutto da parte mia! Nelle prossime settimane cercheremo di venirne a capo: vi invito quindi a pregare in questi giorni perché il Signore guidi e illumini i cuori e le menti affinché si prendano decisioni sagge e per il bene di tutti.
Il Signore risorto ci benedica e ci doni la gioia della sua presenza!
Il vostro amico e parroco,
P. Francesco

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