lunedì 23 novembre 2009

Avvento: tempo di benedizioni

Carissimi fedeli ed amici
L’Avvento che è iniziato la scorsa settimana è il tempo di 6 settimane che conduce al Natale; suo centro è la meditazione sulla venuta del Signore Gesù. Tre sono gli aspetti di questa meditazione: la venuta di Gesù a Betlemme, la venuta di Gesù alla fine della storia e la venuta continua di Gesù nelle celebrazioni della Chiesa e nella vita di coloro che credono in Lui.
Significato dell'Avvento è quello di invitarci ad andare incontro, nella fede, al Signore Gesù che viene, anche mediante le tante iniziative che in questo tempo si tengono in Parrocchia: la Preghiera di Lodi e dei Vespri, la S. Messa feriale, gli incontri sulla Parola, ecc. Inoltre in Avvento, nella nostra tradizione ambrosiana si fanno le benedizioni alle famiglie, a differenza di quella romana che sono fatte a Pasqua. E’ un’occasione per fermarci a parlare di benedizioni. A tal proposito mi viene in mente una scena della famosa serie dei film su don Camillo che, nei confronti del suo avversario “politico” don Peppone, aveva mille ragioni per fargliele pagare. Il Signore un giorno in Chiesa gli parla: “Don Camillo, ricordati che le mani del sacerdote sono fatte per benedire!”. Ma lui scusandosi, dice: “Ma almeno posso usare i piedi?”
Battuta a parte, le benedizioni sono dei sacramentali, quasi cugini dei Sacramenti. Esse sembrano quasi sparite dall'orizzonte ordinario del cristiano, che non prega più prima di mangiare, non benedice i propri figli (forse non insegna loro neanche a pregare), ha scarsa dimestichezza con l'acqua santa, con gli "abitini" benedetti (es. lo scapolare): ignora, in poche parole, tutti quei "segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significativi e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Noi stessi sacerdoti raramente benediciamo al di fuori della Messa, dimenticandoci di avere a disposizione: “Una potenza in grado di risvegliare persino........un trattore comunista”. Questo lo ricordava don Camillo in un discorso a don Peppone e ai suoi compagni del succitato film. Concludendo, voglio augurarmi che tutti i nostri cari fedeli attendano con ansia la Benedizione Natalizia delle famiglie e delle abitazioni, mentre ringraziamo e benediciamo anche noi il Signore che ci ha donato suo Figlio come nostro fratello e Salvatore.
Vi saluto con affetto.
Padre Renato

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