martedì 3 novembre 2009

'La Santità'

Carissimi fedeli ed amici,

il mese di Novembre inizia con la Festa di Tutti i Santi, seguito subito dalla Commemorazione dei fedeli defunti. Entrambi ci portano con la mente e il cuore nell’aldilà e, mentre da una parte veniamo sollecitati a considerare che la nostra vocazione è un invito alla santità, dall’altra parte il pensiero della morte ci rattrista.
Alla morte, infatti, non ci si vuole mai pensare, né preparare. La si considera un incidente spiacevole, mentre è invece la cosa più naturale di questo mondo. Mai, come nella nostra società, la morte l’abbiamo davanti agli occhi, anche all’ora dei pasti nei telegiornali. Nessuno sa più rispettare l’uomo che muore.
Quando saremo in Paradiso – ed è l’augurio più bello e più valido che possiamo rivolgere – faremo delle scoperte stupende. Anzitutto quella formidabile di vedere Dio com’è, fonte e compimento della nostra vita, ….gioia … e felicità.
In questo giorno festeggiamo tutti quei credenti che hanno speso la loro vita nella fedeltà al Vangelo e in loro la Chiesa celebra il trionfo della misericordia celeste; per ricordarci che il cielo è anche il nostro punto d’arrivo; e la soddisfazione del Signore che dice: “Bravo, entra nella gioia …….” La santità è una vocazione per tutti ed è possibile! Si capisce che la vita cristiana è fondamentalmente ottimista. Anzi, è per la Beatitudine.
I santi sono legati a noi, viventi e pellegrini. Con alcuni di loro, come Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, Gianna Beretta Molla, Don Carlo Gnocchi, ecc. noi siamo stati contemporanei, facendo un tratto di strada insieme. Ciò, (la santità) ci dovrebbe aiutare a considerare questa misteriosa comunione dei santi nella sua concretezza.
La Festa viene a ricordarci che la santità è un dovere preciso. Non è un optional. E Gesù nel Vangelo con le Beatitudini ci indica le strade precise per perseguirle; tra loro, due strade maestre, quella della povertà e della carità.
Se una cosa manca, a noi astuti e disillusi uomini del 3° millennio, è la speranza che la vita possa aver un senso. E non un senso qualsiasi, ma il senso vero, una direzione. In ebraico il termine peccato significa “fallire il bersaglio”. Noi siamo fatti per la realizzazione piena, ma con il peccato - quando manca la direzione – siamo allontanati dal nostro obiettivo.
Gesù annuncia nel Vangelo con le Beatitudini ai suoi discepoli, ad ogni uomo e a noi oggi, che è possibile colpire nel segno, colpire il bersaglio della Vita nel suo centro. Ma come tutte le cose importanti richiedono rinuncia, impegno, allenamento, sapendo poi d’essere vincitori e beati.
Ma tutto ciò costituisce una premessa alla santità, perché non possiamo fabbricarci la santità con le nostre mani, perché questa appartiene solo a Dio. Essere santo significa lasciarsi amare da Dio e il luogo su cui rispondere al suo amore, alla sua santità, è il nostro quotidiano.
Augurandoci d’essere santi, vi saluto con affetto.
Padre Renato

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